Il Commissario dello Stato impugna la legge siciliana sulle maxi assunzioni

Redazione 29/12/11
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Tanto tuonò che piovve.

Quel che era stato presentato come il ddl epocale che avrebbe dovuto dare il via al grande valzer dei concorsi alla Regione Sicilia a oltre dieci anni di distanza dall’ultimo, rischia di trasformarsi in un patratac di pirandelliana memoria.

Artefice del crollo del castello di carta messo su dal Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo è il prefetto Carmelo Aronica, Commissario dello Stato per la Regione Siciliana, chiamato a giudicare la legittimità costituzionale dei provvedimenti varati dalla generosa Assemblea regionale.

Bloccate, in un colpo solo, 1.600 assunzioni. Tante ne aveva deliberate l’Ars nella seduta prenatalizia, con una legge-strenna che prevedeva la stabilizzazione in via amministrativa di circa 800 precari e una corsia preferenziale per altri 400 all’interno di un maxi-concorso da 800 posti. Un pacco dono che aveva premiato catalogatori dei beni culturali come tecnici della Protezione civile, esperti di dissesto idrogeologico come di emergenza rifiuti.

L’ultimo regalo, però, si è risolto in un’illusione durata appena quattro giorni, stroncata dal commissario dello Stato con un ricorso alla Consulta scritto in nome di un quesito: chi metterà i 100 milioni di euro necessari in tre anni a sostenere questo faraonico progetto?

Non esistono elementi certi riguardo alla disponibilità dei fondi“, scrive Aronica nell’impugnativa. Perché, in una Regione che già vanta oltre ventimila dipendenti, il progetto varato dall’amministrazione sconta un insuperabile limite: non si sa esattamente quanti posti si libereranno nei prossimi anni in seguito all’annunciato esodo di personale e non si conosce neppure l’entità dei risparmi che ne conseguiranno. I legislatori non hanno tenuto conto della “stretta” previdenziale varata dal governo Monti. Insomma: spese certe, entrate incerte.

 Il disegno di legge “Misure in materia di personale della Regione e di contenimento della spesa, il 22 dicembre, era stata approvata all’unanimità dall’Assemblea Regionale Siciliana, malgrado le frizioni nella maggioranza. Un sì convinto al provvedimento che aveva provocato manifestazioni di giubilo del presidente della Regione: “Nessuno come noi ha preso a cuore i problemi del precariato“. Il via libera dell’Ars era giunto anche in presenza delle perplessità già manifestate per iscritto dal commissario dello Stato: insomma, sapevano tutto gli “onorevoli” siciliani, ma hanno preferito fabbricare un sogno a uso e consumo dei precari – molti dei quali in attesa di un’assunzione da lustri – per addossare poi la responsabilità della bocciatura all’autorità statale.

In particolare, per il rappresentante dello Stato sarebbero costituzionalmente illegittimi i commi 1, 2 e 9 dell’art. 1, gli articoli 2, 3, 4, 5, il comma 2 dell’art. 7 e l’art. 8. A giudizio del dott. Aronica, i commi 1,2 e 9 dell’art.1 violerebbero il comma 4 dell’art. 81 e il comma 2, lett. l) dell’art. 117 della Costituzione; gli articoli 2,3,4,5, e il comma 2 dell’art. 7, violerebbero il comma 4 dell´art. 81, mentre l’art. 8 sarebbe in contrasto con gli artt. 3, 51 e 97 della Costituzione

Il prefetto rileva che alcune disposizioni sono “prive di idonea copertura finanziaria per i nuovi maggiori oneri dalle stesse derivanti a carico del bilancio“. “Il legislatore siciliano – afferma il commissario dello Stato – si è sottratto alle fondamentali esigenze di chiarezza e solidità del bilancio, non garantendo una copertura sufficientemente sicura ed in equilibrato rapporto con gli oneri che si intendono sostenere negli esercizi futuri“. E ricorda che la Corte costituzionale “ha specificato che una ragionevole indicazione dei mezzi di copertura deve sussistere in caso di spese pluriennali, come quelle introdotte dalla norma censurata per gli anni successivi, affinché il legislatore tenga conto dell´esigenza di un equilibrio tendenziale fra entrate e spese“.

Di fatto non sarebbe stato rispettato dall’Ars “l’obbligo di darsi carico delle conseguenze finanziarie delle sue leggi, provvedendo al reperimento dei mezzi necessari per farvi fronte, obbligo – sottolinea il prefetto Aronica – a cui é venuto meno il legislatore siciliano che ha autorizzato una spesa duratura destinata ad aumentare negli anni”.

L´impugnativa riguarda anche il comma 9 dell´articolo 1, in attuazione del quale, a decorrere dal primo gennaio 2012, le indennità, i compensi, i gettoni o le altre utilità spettanti al personale dirigenziale di ruolo per incarichi aggiuntivi sarebbero state corrisposte nella misura del 50% direttamente al citato personale. L´articolo 8, invece, a giudizio del prefetto Aronica, avrebbe consentito che si instaurassero, per legge, rapporti di lavoro per almeno 51 giorni, con soggetti di diverse qualifiche, che nel triennio 2007-2009 hanno prestato servizio con compiti amministrativi nei consorzi di bonifica.

La norma – si specifica nell’impugnativa – nell’introdurre l’avvio o la prosecuzione di contratti di lavoro con determinati soggetti che in passato hanno prestato servizio per un qualunque periodo di tempo compreso nel triennio preso a riferimento, non tiene in alcun conto né le reali esigenze operative degli enti in questione, né le necessarie ordinarie procedure di selezione pubblica del personale anche per rapporti di breve durata. La disposizione pertanto – sostiene Aronica – configura un ingiustificato privilegio in favore di determinati soggetti“.

Ultimi giorni dell’anno amari, dunque, per il Governatore Lombardo, stretto nella morsa tra la crisi della maggioranza, con la fuoriuscita dell’Udc dalla giunta, e la bocciatura di una legge sulla quale contava molto.

Qui il testo integrale dell’impugnativa del Commissario dello Stato

Redazione

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