Concorsi ricerca: niente di nuovo sul fronte occidentale!

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Erich Maria Remarque ci scuserà ma il richiamo al titolo del suo romanzo più famoso è sembrato il migliore per evidenziare una vera e propria guerra, fatta di atti e carte bollate, che da anni serpeggia nel mondo della ricerca. Eppure ci avevano dato la speranza che le cose sarebbero cambiate, che mai più ci sarebbero stati inciuci o corsie preferenziali per accedere nell’empireo della ricerca italiana, che le selezioni per la conquista di una borsa sarebbero state trasparenti e meritocratiche: Gelmini dixit !

Niente di tutto questo si sta verificando, anzi …

Le prime voci di protesta si sono levate nel tranquillo habitat piemontese dove cento docenti hanno indirizzato una lettera aperta al Rettore Paolo Garbarino per tutelare la trasparenza del Concorso da ricercatore nel SSD SECS-P/01 presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Si tratta di un gruppo di ricercatori e professori – si legge nella lettera –animati dalla convinzione che le attuali procedure pubbliche di selezione del personale accademico in Italia debbano rispettare i più rigorosi standard di trasparenza e qualità, evitando ogni potenziale conflitto di interesse tra valutato e valutatore.

Conflitto di interesse, ancora una volta, in un ambiente sconvolto dai recenti scandali sulle baronie tra padri, figli, nipoti, generi, cognati e chi più ne ha più ne metta. Al concorso in questione partecipano tredici concorrenti: secondo gli autori della lettera aperta, ad una semplice visione dei curricula dei candidati, accessibili online, è possibile rilevare una evidente disparità tra la qualità media dei profili dei candidati non vincitori e quella del candidato designato come vincitore dalla Commissione esaminatrice. Vari i sintomi che fanno rilevare la disparità: si parte da una produzione scientifica significativamente inferiore della vincitrice rispetto a quella degli altri dodici partecipanti per arrivare alla pressoché totale assenza di citazioni nella comunità scientifica per i contributi della vincitrice contrariamente alla rilevanza dei contributi di molti degli altri candidati. Inoltre, il rifiuto da parte della Commissione di adottare gli indici bibliometrici – usati a livello internazionale – danneggia tutti i candidati ad eccezione (!) della vincitrice della selezione. Infine, quanto alla originalità dei contributi scientifici dei candidati si apre, per certi versi, il capitolo più imbarazzante della vicenda. Infatti, sostengono gli autori della lettera aperta, degli otto capitoli in volumi collettanei prodotti dalla candidata vincitrice, sei sono stati coautorati col presidente della commissione del concorso e i restanti sono stati pubblicati in volumi collettanei da quest’ultimo curati. Il presidente della commissione quindi dovendosi esprimere come da bando sull’originalità, innovatività e importanza di ciascuna pubblicazione scientifica della candidata si é trovato in definitiva a dover valutare l’originalità, innovatività ed importanza del suo lavoro, mettendo probabilmente in imbarazzo gli altri membri della Commissione i quali, pronunciandosi sul valore delle pubblicazioni della candidata, hanno finito per doversi esprimere anche sul valore della ricerca del presidente della Commissione. La lettera aperta si conclude con l’appello rivolto al rettore di voler intervenire sulla vicenda al fine di difendere l’onorabilità dell’Ateneo piemontese. Da segnalare anche l’iniziativa di una petizione online, collegata alla lettera aperta, che ha visto, in quattro giorni, l’adesione di 621 firmatari, di cui 485 ricercatori e professori universitari.

Che dire? Per il momento il rettore ha risposto assicurando il proprio intervento sulla vicenda , attraverso una rigorosa valutazione della documentazione relativa al concorso.

Non resta che aspettarne i risultati sperando che, una volta tanto, il caro vecchio Remarque possa essere smentito.

 

Alessandro Ferretti

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