Tar: uno straniero non può essere direttore di un museo italiano

Tar: la nomina di uno straniero a direttore di un museo italiano non è legittima, rischia di cadere la riforma di Franceschini del 2015.

Redazione 25/05/17
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Il Tar del Lazio ha espresso il suo giudizio: sono illegittime le nomine a direttori dei musei dei candidati stranieri selezionati dal Ministro Franceschini. Il Tribunale amministrativo contesta non solo i criteri di selezione che sono stati utilizzati, ma anche i colloqui a porte chiuse e –per l’appunto– la nazionalità stessa dei candidati.

Annullate quindi le nomine di cinque direttori. Cosa succede ora?

Per approfondire, visita la nostra sezione dedicata al Diritto amministrativo.

 

Le nomine dei direttori stranieri sono illegittime?

Il punto più importante sollevato dal Tar, e quello che sicuramente farà più discutere, riguarda proprio l’impossibilità di nominare direttore di uno dei musei un candidato straniero.

Il bando, secondo il Tribunale, non poteva fin da principio ammettere “la partecipazione al concorso di cittadini non italiani” perché nessuna norma derogatoria consente al Ministero dei Beni Culturali di reclutare dirigenti pubblici di nazionalità straniera. Ecco quindi la dichiarazione di illegittimità per le nomine di Gabriel Zuchtriegel e Peter Assmann, direttori del Parco archeologico di Paestum e del Palazzo ducale di Mantova. Per lo stesso criterio, anche gli altri cinque direttori stranieri nominati nel 2015 rischiano di dover abbandonare il posto.

La selezione dei candidati deve essere trasparente

Il Tar del Lazio ha comunque dichiarato illegittimo il ricambio alla guida dei musei voluto da Franceschini sotto vari punti, e non solo sulla nazionalità dei candidati. In effetti la sentenza del Tribunale si è pronunciata negativamente anche sulla nomina dei tre direttori italiani di Modena, Taranto e Reggio Calabria.

I magistrati, in particolare, hanno ritenuto illegittimo il criterio di selezione e valutazione dei candidati, basato prima su un colloquio e poi sulla scelta del vincitore effettuata dal Ministro e dal Direttore generale dei musei. Una procedura definita “magmatica” dal Tribunale, perché non consente di comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato. Inoltre, il Tar ha contestato il fatto che molti degli esami orali siano avvenuti a porte chiuse, e quindi senza testimoni.

La parola al Consiglio di Stato

Immediata la risposta del Ministro Franceschini, che ha subito postato su Twitter il commento: “Non ho parole.” Franceschini era stato il promotore della riforma dei musei del 2015, che aveva visto la nomina di sette direttori stranieri all’interno di alcuni dei più importanti istituti italiani e l’assegnazione a venti musei (oggi trentadue) della piena autonomia organizzativa.

I risultati, nei due anni trascorsi dalla riforma, erano stati ottimi sia a livello di iniziative sia per numero di visitatori. Quasi scontato, quindi, appare il ricorso del Ministero al Consiglio di Stato.

 

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