Referendum 4 dicembre, e ora? Gli scenari post voto

Redazione 06/12/16
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Dopo la schiacciante vittoria del NO al referendum costituzionale (59% per il NO, 41% per il sì) c’era attesa per quello che sarebbe successo sui mercati finanziari.

Uno degli argomenti collaterali a sostegno del sì alla riforma costituzionale era che con la vittoria del NO ci sarebbero state crisi di borsa.

Ebbene, per oggi le perdite sono contenute, -0,13%, secondo quanto registrato da Ansa alle 12.30.

I titoli bancari soffrono, in particolare quello di Mps, la banca al centro di una crisi finanziaria che sembra senza fine e che non dipende dal NO al referendum costituzionale, ma dalla cattiva gestione di Mussari.

Intanto le borse europee, a dispetto delle apocalittiche previsioni dei sostenitori della riforma costituzionale, stanno di fatto ignorando l’esito del referendum.

Ovviamente le istituzioni dell’Unione europea, al di là dei litigi con Matteo Renzi sulla flessibilità dei conti pubblici, si sono dette dispiaciute per la sua sconfitta e le sue dimissioni, ma hanno confermato di non prevedere crisi sui mercati finanziari a causa di entrambe. In particolare hanno espresso dispiacere e qualche preoccupazione Angela Merkel e Wolfgang Schauble.

Finora l’unico ad esultare in Europa per la sconfitta di Matteo Renzi è Nigel Farage, il leader dell’Ukip, il partito nazionalista della Gran Bretagna, artefice della Brexit.

Insomma, nessuna novità, vedremo in quanto tempo gli operatori di borsa metabolizzeranno la sconfitta di Renzi, ma se entro breve Mattarella darà l’incarico a Pier Carlo Padoan, non ci sarà nessuna tempesta.

Il ministro dell’economia sarebbe il candidato ideale alla guida di Palazzo Chigi in questa fase di transizione.

È lui il ministro dell’economia del governo Renzi, è lui che ha definito la legge di stabilità, è di lui che le istituzioni dell’Unione europea si fidano a garanzia dell’europeismo dell’Italia.

Pier Carlo Padoan dovrebbe anche essere più gradito di Matteo Renzi: è un tecnico che non deve cercare il consenso sull’onda del populismo, o contestare l’Unione europea con gesti di stizza come il veto sul bilancio Ue.

Infine il Pd non potrebbe votare contro un governo del suo stesso ministro dell’economia, sarebbe incomprensibile.

La scelta di Pier Carlo Padoan frenerebbe le perdite dei titoli bancari e aiuterebbe a tenere a bada lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani, in particolare tra bund e Btp.

In conferenza stampa Matteo Renzi ha ammesso la sconfitta, ha detto che la responsabilità è tutta sua, ha confermato la volontà di dimettersi e probabilmente non accetterà un re-incarico.

In una nota a conclusione dell’incontro informale con Matteo Renzi, il Quirinale ha fatto sapere che per affrontare l’emergenza del momento si può prendere in considerazione l’ipotesi di “congelare” le dimissioni di Matteo Renzi dalla carica di presidente del consiglio, fino all’approvazione della legge di bilancio.

Questa mossa avrebbe lo scopo di mettere al riparo i conti pubblici da eventuali attacchi speculativi contro il debito pubblico italiano, di contrastare l’aumento dello spread, di rassicurare i mercati finanziari e l’Unione europea.

L’ipotesi è stata confermata da Matteo Renzi.
Ieri pomeriggio alle 18.30 si è svolto l’ultimo consiglio dei ministri.

Secondo le notizie riportate anche dall’Ansa, in consiglio dei ministri Matteo Renzi ha confermato l’intenzione di dimettersi, ma solo dopo l’approvazione della legge di stabilità, secondo quanto concordato con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L’approvazione della legge di stabilità dovrebbe esserci entro la fine di questa settimana.

Il 9 dicembre incomincerà la resa dei conti nel partito democratico: è prevista una riunione della direzione nazionale per discutere della sconfitta del Pd al referendum costituzionale: riuscirà Matteo Renzi a conservare almeno la carica di segretario del Pd?
Ovviamente la sinistra dem è sul piede di guerra, ma è possibile che incomincino ad esserci defezioni anche tra i renziani, ad esempio Dario Franceschini che cosa farà?
In ogni caso un congresso straordinario sarebbe davvero necessario.

Intanto Lega e Forza Italia, le principali forze politiche del centrodestra schierate per il NO al referendum costituzionale, chiedono di andare alle elezioni subito, mentre il M5S si dice pronto ad assumere responsabilità di governo: anche senza il voto anticipato?

Redazione

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