Separazione e mantenimento: cosa cambia per le coppie conviventi?

Redazione 15/09/16
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In caso di separazione tra conviventi non sposati, soprattutto alla luce delle recenti riforme su unioni civili e coppie di fatto, che cosa prevede la legge?

Che differenze ci sono rispetto al matrimonio, e cosa si decide in merito agli assegni di mantenimento del partner e degli eventuali figli?

Per approfondire si consiglia lo speciale su UNIONI CIVILI E COPPIE DI FATTO: ECCO COSA È CAMBIATO

Di seguito l’analisi dei punti fondamentali della questione.

Si consiglia il seguente volume:

Unioni civili e convivenze di fatto L. 20 maggio 2016, n. 76

Dopo un travaglio lungo trent’anni, l’Italia si è data una regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e delle convivenze “di fatto” omo ed eterosessuali con L. 20 maggio 2016 n. 76 (G.U. 21 maggio 2016, n. 118).La disciplina si era ormai resa necessaria a seguito della condanna da parte della Corte Edu e dei moniti rivolti al legislatore da parte della Corte costituzionale. La presente opera è frutto della collaborazione di esperti del diritto di famiglia, dei diritti umani, di costituzionalisti e comparatisti.Il risultato è un’analisi lucida e approfondita dei nuovi istituti, ma anche una guida di valore operativo:• alle modalità di costituzione e di scioglimento delle unioni• alle cause impeditive e di nullità;• agli obblighi dei contraenti;• al regime patrimoniale;• agli effetti legali e ai diritti dei conviventi di fatto;• ai diritti post mortem dei conviventi superstiti;• alla procreazione e all’adozione;• ai contratti di convivenza (di cui è riportato un esempiopratico).L’opera risulta così uno strumento particolarmente prezioso per gli studiosi e i professionisti che si avvicinano alla nuova disciplina.

A cura di Marilena Gorgoni | 2016 Maggioli Editore

Separazione: come funziona tra due conviventi

Le novità introdotte dalla Legge n. 76/2016, nota come Legge Cirinnà, hanno ampliato notevolmente i diritti dei conviventi di fatto anche in caso di cessazione del rapporto. Nonostante questo, però, le coppie non sposate che decidono di separarsi non godono degli stessi benefici che sarebbero concessi a due coniugi.

Infatti, se in caso di separazione di una coppia sposata il giudice può obbligare il coniuge che si trova in una condizione economicamente più agiata a versare un assegno di mantenimento periodico all’ex partner qualora questi non abbia redditi adeguati a consentirgli di conservare il precedente tenore di vita, in ogni caso i conviventi di fatto che intendano separarsi dovranno accontentarsi degli alimenti.

Coppie di fatto: non esistono obblighi al mantenimento?

Nelle convivenze di fatto, in altre parole, non esistono obblighi reciproci al mantenimento: soltanto nel caso in cui uno dei 2 partner dovesse trovarsi in una condizione di bisogno il giudice potrà disporre il versamento di un assegno alimentare a suo favore.

Inoltre, questo assegno non è illimitato e deve comunque essere corrisposto soltanto per un periodo proporzionale alla durata della convivenza.

Mantenimento figli conviventi separati: come funziona

Discorso differente se la coppia di conviventi decide di separarsi e ha dei figli. Infatti, in questa circostanza valgono le medesime norme previste per la separazione di 2 coniugi: i diritti dei figli sono gli stessi sia dentro che fuori il matrimonio.

Chi decide l’ammontare dell’assegno di mantenimento

In pratica, questo significa che i genitori devono provvedere al mantenimento dei propri figli in proporzione al loro reddito e alle loro condizioni economiche. È il giudice che decide, in sede di separazione, a quale dei 2 partner affidare i figli e a stabilire l’ammontare dell’assegno di mantenimento della prole.

Il magistrato, dunque, nella sua decisione deve considerare le esigenze dei figli, del tenore di vita di cui essi godevano prima della separazione dei genitori e delle risorse economiche di questi ultimi. Bisogna tener presente, poi, oltre all’assegno di mantenimento che uno degli ex partner deve corrispondere, che entrambi i genitori devono contribuire nella misura del 50% alle “spese straordinarie” che potrebbero scaturire durante la crescita del bambino.

Assegnazione casa familiare: come funziona

Per quanto riguarda l’assegnazione della casa familiare, ossia dell’immobile all’interno del quale la famiglia aveva la sua residenza principale, il discorso è simile. Infatti, il giudice dovrà decidere a chi affidare la casa nel maggiore interesse dei figli, indipendentemente dal valore dell’abitazione e dal fatto che questa appartenesse all’uno o all’altro coniuge.

Anche in questo caso, quindi, la normativa è similare a quella che viene seguita nel caso di separazione di una coppia sposata.

Redazione

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