Abolizione Imu: 40 miliardi di rincari in bolletta energetica

Redazione 04/09/13
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Cattive notizie per i contribuenti italiani, l’abolizione dell’Imu rischia di generare un effetto domino i cui aspetti negativi superano di gran lunga il solo effetto positivo di non corrispondere più una imposta sulla prima casa; infatti sta per arrivare una batosta da 300 milioni sulla bolletta elettrica degli italiani, che diventeranno 40 miliardi da spalmare nei prossimi 20 anni, ossia rincari per 2 miliardi all’anno. Questo provvedimento serve a fornire le coperture richieste dall’abolizione dell’Imu e anche a rilanciare l’economia delle imprese italiane riducendone i costi energetici.

I 300 milioni di quest’anno vengono prelevati dai “conti bancari di gestione riferiti alle diverse componenti tariffarie intestati alla cassa conguaglio del settore elettrico”. La cassa è un ente pubblico che riscuote alcune componenti delle tariffe dagli operatori e poi redistribuisce questi fondi a vantaggio delle imprese, una delle stanze di compensazione del sistema elettrico.

In pratica il Governo trattiene 300 milioni da questi conti e poi chiede un miracolo da parte dell’Autorità dell’energia; “imputare la suddetta somma a riduzione delle disponibilità dei predetti conti, assicurando l’assenza di incrementi tariffari”, ossia evaporano 300 milioni, ma l’Autorità dovrebbe affrontare l’ammanco senza aumentare le tariffe e quindi di conseguenza le bollette. Questa richiesta però è impossibile visto che l’Autorità non ha altri modi per rientrare, eccetto forse intervenire sulle tariffe di trasporto dell’energia, di fatto su Terna, ma ciò è molto complesso visto che vengono rinegoziate ogni 4 anni.

Oltre all’Imu gioca un ruolo fondamentale in questo possibile aumento ventennale anche l’intento, in realtà lodevole, di Zanonato di voler diminuire in breve tempo il costo dell’energia per le imprese in maniera tale da uscire dalla recessione il più velocemente possibile. Il piano del ministero dello Sviluppo prevede uno swap; il costo degli incentivi alle energie rinnovabili, circa 12 miliardi annui, viene corrisposto da imprese e famiglie con le loro bollette.

Zanonato mira a ridimensionare questa zavorra di 3 miliardi ma senza aggravare i produttori delle rinnovabili; infatti loro continueranno a ricevere 12 miliardi, ma imprese e famiglie ne pagheranno solamente 9, la differenza sarà colmata emettendo un bond, ossia debito, al tasso del 4 – 5% all’anno. Il vantaggio, praticamente, sarà tutto delle aziende mentre il costo dell’operazione rischia di essere molto alto, sia perché ci sono gli interessi da pagare sui bond, sia perché gli incentivi verrebbero spalmati su più anni. Secondo le stime di Assoelettrica, associazione che raccoglie 200 imprese, gli incentivi rivisti dal piano Zanonato costeranno 34 miliardi in più.

Per Anev, che raccoglie le aziende del fotovoltaico, addirittura 40 miliardi; tuttavia la speranza che muove il ministero dello Sviluppo ad attuare questo piano è che lo stimolo all’economia nell’immediato sia tale da giustificare il costo successivo. La questione resta comunque molto delicata visto che i costi nell’energia tendono a salire, ad eccezione del gas che vive una congiuntura particolare e favorevole.

Zanonato ha approvato un taglio da 500 milioni alle famiglie, ed inoltre è prevista la redistribuzione dello sconto da 600 milioni che il Governo Monti aveva assegnato alle aziende energivore, ma questo benefit non inciderà sulle bollette di tutti; infatti chi ne sarà escluso vedrà un rincaro dell’1,5-2%. 

Le lobby dei produttori tradizionali spinge perché nella sfera di questi interventi sia inserito anche il capacity payment, una remunerazione per tenere attivi anche centrali oggi ferme o in perdita, come assicurazione contro le emergenze. Le lobby vogliono 2 miliardi all’anno, la partita dell’energia dunque vale molto di più di quella dell’Imu.

 

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