Imu 2013: pioggia di emendamenti. Sono 100

Redazione 12/06/13
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La Commissione finanze  e la Commissione lavoro della Camera, hanno scelto quale sarà il criterio con cui valuteranno e sceglieranno se gli emendamenti presentati al decreto Imu – Cig sono idonei, si tratta dell’attinenza per materia. Dei 160 emendamenti iniziali che sono stati presentati è stata già effettuata una prima scrematura che li ha ridotti a 100, un numero ancora ragguardevole vista la ristrettezza dei tempi dell’esecutivo.

La votazione sui 100 emendamenti si terrà proprio oggi e non riguarderà solamente la riforma della tassazione sugli immobili, comunque centro nevralgico del decreto, ma anche anche tutte le altre tematiche che il decreto pone come oggetto della propria tassazione. Quest’ultimo come hanno dichiarato Daniele Capezzone (Pdl) e Cesare Damiano (Pd) deve essere inteso come una vera e propria norma ponte per intervenire su situazioni di emergenza”.

Dunque è stato fatto un altro passo in avanti per l’iter del decreto Imu – Cig, questo pomeriggio inoltre se ne saprà sicuramente di più perché a votazione avvenuta sapremo quanti dei 100 emendamenti sono stati approvati oppure no. Tra i parametri impiegati per scegliere se un emendamento è ammissibile o meno, quello di riferimento, come detto, è l’attinenza per materia. In virtù di quanto, Daniele Capezzone , relatore al decreto e presidente della Commissione finanze, ha dichiarato ad Italia Oggi ” la linea guida che abbiamo seguito per decidere sull’ammissibilità o meno degli emendamenti, è stata quella di evitare che testi non attinenti all’oggetto del decreto dovessero essere sottoposti a votazione, rallentando così l’iter di conversione  che ha tempi stretti”.

Il termine ultimo perché il decreto Imu – Cig sia convertito in legge è infatti fissato nel 18 giugno. “Le scadenze che siamo tenuti a rispettare” ha proseguito Capezzone ” hanno fatto si che, non solo la tagliola di tutte le proposte di modifica sia caduta su tutte le istanze inerenti la disciplina sostanziale dell’Imu o altre forme di imposizione immobiliare, ma anche che noi relatori ci astenessimo, per il momento, dal presentare emendamenti”.

Per la mattinata di domani è atteso il via libera successivamente alle votazioni da parte delle Commissioni di finanze e lavoro. Durante l’audizione di ieri al Senato si è pronunciata in merito alla riforma della fiscalità anche l’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili. In base a quanto è scaturito durante l’incontro, per l’Associazione, la riforma della fiscalità immobiliare si pone come “l’occasione per un riordino del sistema impositivo che grava sugli immobili”.

La riforma dunque, deve essere pensata come sede corretta per fornire  al settore immobiliare la sua particolarità nel settore impositivo. In questa logica, l’obiettivo principale, secondo l’Ance, deve essere quello di eliminare le distorsioni generate dal sistema fiscale stratificato. “Nell’ambito del progetto di riforma” ha chiarito l’Associazione ” il primo step da affrontare dovrebbe essere quello di introdurre il principio di deducibilità, dalle imposte sul reddito d’impresa, dell’Imu pagata sugli immobili strumentali come opifici, negozi e uffici, al fine di evitare la duplicazione  d’imposta sullo stesso immobile”.

Aperta poi, anche la discussione sul nodo che è rappresentato dall’invenduto. L’Ance ha infatti evidenziato che ” per il settore delle costruzioni, resta in piedi il problema della tassazione dell’invenduto ai fini Imu”. Nella stesura attuale del provvedimento, infatti, il magazzino delle imprese edili, poiché costituisce un immobile non strumentale, non gode della deducibilità dalle imposte sul reddito.

Per terminare il proprio intervento l’Ance ha infine aggiunto come la riforma della tassazione immobiliare abbia la necessità di seguire la linea guida secondo la quale ” il gettito derivante dalla tassazione degli immobili, deve essere destinato integralmente all’ente locale competente sul territorio in cui l’immobile è localizzato, partendo dal presupposto che ogni forma di incentivazione non deve essere valutata come costo secco per l’Erario, ma come leva propulsiva per lo sviluppo economico e per la creazione di nuovi posti di lavoro”.

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