La Corte dei Conti boccia le spese dei partiti: in Lombardia dovranno restituire 1 milione di euro

Dario Di Maria 03/06/13
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Il D.L. n. 174 del 2012 prevede l’invio dei rendiconti delle spese dei partiti presenti nei Consigli Regionali da parte del Presidente della Regione entro 60 giorni dalla chiusura dell’esercizio. Prevede, inoltre, che la Sezione regionale di controllo deliberi sulla regolarità del rendiconto, entro 30 giorni dal ricevimento del medesimo e che, in caso di mancata pronuncia nel suddetto termine, il rendiconto si intenda approvato. Prevede, infine, la possibilità che la Sezione chieda la regolarizzazione del rendiconto, entro 30 giorni dalla sua ricezione, fissando un termine non superiore a 30 giorni, fermo restando che la mancata regolarizzazione comporterà l’obbligo di restituzione delle somme non rendicontate (o rendicontate irregolarmente). La stessa sanzione consegue alla dichiarazione di non regolarità del rendiconto.

La Sezione delle Autonomie con la deliberazione n. 12/SEZAUT/2013/QMIG, concernente la questione di massima sull’applicazione dell’art. 1, commi 9-12, del D.L. 174 del 2012 in materia di controllo da parte delle Sezioni regionali dei rendiconti dei Gruppi consiliari relativi all’esercizio 2012, ha stabilito i seguenti principi di diritto:

a) il controllo deve riguardare anche i rendiconti relativi all’esercizio 2012;

b) il controllo concerne la regolarità e la legittimità della gestione finanziaria rendicontata da svolgersi alla stregua delle regole all’epoca vigenti presso ciascuna Regione a statuto ordinario;

c) il termine per la presentazione del rendiconto alla Sezione regionale di controllo, nell’esercizio 2012, decorre dalla scadenza di quello previsto per la presentazione del rendiconto al Consiglio regionale, secondo le norme regionali e/o i regolamenti consiliari al tempo vigenti.

 In realtà anche la Sezione Regionale della Lombardia aveva stabilito in merito che la documentazione inviata a supporto delle spese sostenute e rimborsate, oltre ad essere presente e leggibile” deve essere “idonea a consentire l’esercizio della verifica di inerenza al fine istituzionale, indicando l’occasione, le circostanze e la finalità della spesa”.

In questi giorni scadono i termini per l’approvazione dei rendiconti dei gruppi consiliari dei Consigli Regionali e diverse Sezioni Regionali della Corte dei Conti si stanno pronunciando.

In particolare si sono già pronunciate le Sezioni Regionali di Lombardia, Toscana (Rendiconto_gruppo PDRendiconto gruppo PDL) Marche (Rendiconto gruppo PDLRendiconto gruppo PD) mentre le Sezioni di Abruzzo e Veneto hanno richiesto la documentazione comprovante le spese (scontrini e fatture).

 Con diversi distinguo, quasi tutte le Sezioni hanno approvato i rendiconti, pur lamentando spesso grossolane imprecisioni nella documentazione trasmessa. Per esempio, la Corte dei Conti della Toscana ha osservato che ” la documentazione relativa alle spese di rappresentanza consiste quasi esclusivamente in fatture e scontrini concernenti pranzi e cene in vari ristoranti e consumazioni in vari esercizi pubblici rispetto ai quali si è potuto effettuare solo un riscontro contabile, non essendo possibile verificare chi ha effettivamente fruito della prestazione”, e che in linea generale dalle risultanze del rendiconto trasmesso non è dato verificare se i contributi mensili siano stati effettivamente utilizzati per le finalità previste dalla norma”.

Sicuramente quella che farà più scalpore, è la decisione della Sezione della Lombardia, che ha ritenuto non ammissibili spese per oltre 1 milione di euro, ed in particolare:

tabella

Andando a spigolare tra i rendiconti, troviamo che, per citare alcuni politici noti, all’ex consigliere regionale Nicole Minetti sono state “bocciate” spese per oltre 12.600 euro. Tra l’altro, non sono state ritenute ammissibili le spese per l’I-Phone e diversi pranzi in ristoranti per importi tra 150 e 500 euro.

Renzo Bossi si è visto bocciare spese per 5.500 euro, tra cui lo scontrino per acquisto di brani musicali presso “I-tunes”.

Alla Lega Nord, intesa come gruppo, non sono state ritenute ammissibili spese per un parere giuridico commissionato ad un noto Studio Legale, pagato in 3 comode rate di euro 88.000, per un totale di euro 264.000 per l’approfondimento giuridico su “i processi informativi e comunicativi istituzionali e politici”.

 Gran parte delle spese, per tutti i gruppi consiliari, comunque sono costituiti da ricevute e scontrini di ristoranti, bar, taxi, spesso nemmeno nominativi, o comunque non nessuna indicazione circa il collegamento con l’attività istituzionale.

 Si attendono ora le deliberazioni delle altre Sezioni e i documenti dei consigli regionali di Abruzzo e Veneto.

La mancata regolarizzazione comporterà l’obbligo di restituzione delle somme non rendicontate (o rendicontate irregolarmente), e la stessa sanzione consegue alla dichiarazione di non regolarità del rendiconto.

Dario Di Maria

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