Dall’altra parte, sono abbastanza eloquenti le risposte calme ma secche di Hillary Clinton, segretario di Stato americano. “Deve essere chiaro che chi sostiene il regime di Bashar Assad ha i giorni contati”. Il regime, ha aggiunto, deve avviare una transizione politica per risparmiare al Paese “una aggressione catastrofica”. Tradotto in metafora, “la sabbia nella clessidra si sta esaurendo”, e gli Stati Uniti non intendono attendere ancora per molto le provocazioni del più integralista degli Stati islamici per ristabilire l’ordine.
A perfezionare la ragione d’essere americana, che poi è in totale linea con quella delle Nazioni Unite e della Comunità internazionale, ci ha poi pensato il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, che ha ventilato l’ipotesi di un nuovo passaggio al Consiglio di sicurezza per superare lo stallo e in assenza di frutti dell’ultima mossa dai contorni disperati di Annan, denunciando le “terrificanti violazioni dei diritti umani” che continuano a verificarsi in Siria, “con uccisioni e violenze che sembrano aver assunto un carattere molto preoccupante”, mentre si fa più grave la questione umanitaria, interessando finora almeno 1,5 milioni di persone.
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