Riforma tribunali: la Consulta dà l’ok, ma i partiti la rinviano di un anno

Redazione 25/07/13
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La Corte costituzionale ha promosso la riforma della geografia giudiziaria, dopo le molte critiche ricevute da professionisti del mondo giudiziario anche in giorni recenti.

L’ultima in ordine di tempo, della scorsa settimana, riguarda l’allarme lanciato dal Consiglio nazionale forense che ha messo in luce come con il nuovo assetto dei tribunali, sarebbero stati vicini alla scomparsa anche gli ordini circondariali di rappresentanza degli avvocati, in seguito alla cancellazione dei tribunalini e di 220 sezioni distaccate.

Insomma, la riforma sembrava avviata, come tante altre in Italia, verso un binario morto: il governo che la approva in fretta e furia, i rilievi e gli esposti delle parti in causa che mettono in crisi la sua sopravvivenza, e la stangata finale della Consulta.

Invece, stavolta la Corte costituzionale è stata benevola. Anzi, è stata magnanima verso l’impianto della legge voluta dall’ex Guardasigilli Paola Severino, per ridurre i costi dell’apparato giudiziario e smaltire l’enorme arretrato soprattutto quello civile.

A parere dei giudici, infatti, la legge in questione sarebbe non solo approvata e impostata secondo criteri di correttezza, ma anche efficace, in grado di consentire, cioè, un miglioramento effettivo nello svolgimento del sistema giudiziario.

Si è trattato, insomma, di un responso un po’ a sorpresa, che ha sicuramente colto alla sprovvista i partiti della maggioranza che pure quella legge votarono lo scorso anno, mentre ora si arroccano a difesa dello status quo, in primis Pd e Pdl.

Così, dopo la pronuncia della Corte pareva proprio che la data del 13 settembre venisse rispettata: da quel giorno, la fisionomia della giustizia italiana doveva cambiare davvero

E invece, ecco che in Commissione al Senato è stato approvato un rinvio di 12 mesi della nuova distribuzione delle aule di giustizia in Italia: insomma, si rischia il corto circuito tra politica e organi costituzionali.

Tanto è vero che la Corte, nelle motivazioni della sua approvazione della riforma, non ha mancato di notare che non solo la riforma garantirebbe un minor dispendio di risorse, ma avrebbe anche la capacità di non ridurre il diritto di accesso ai palazzi di giustizia da parte del cittadino. Insomma, una vera e propria conquista, a parere della Consulta, che ora la politica si appresterebbe a rimandare con le proprie stesse mani.

Redazione

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