Riforma Agenzia delle Entrate, le nuove procedure favoriscono i soliti noti

La Legge di Bilancio 2018 indica le nuove procedure per le selezioni pubbliche. Peccato però che manchi proprio la novità, tale elemento trascurato dal nuovo vertice dell’Agenzia delle Entrate che, in sostanza, ripete il medesimo andazzo fin qui largamente praticato e poi cancellato dalla Corte Costituzionale, con l’annullamento di una serie di incarichi dirigenziali ritenuti contrari al precetto di cui all’art.97 della Carta.

Le “nuove” procedure appaiono ictu oculi destinate ancora a favorire il personale interno,e segnatamente quei soggetti che messi alla porta dalla Consulta rientrerebbero dalla finestra. Il che produrrebbe un nuovo contenzioso, foriero per la P.A. di paralisi gestionale oltre che di grave danno di immagine. Non servono soverchi indugi per capire che l’interpello è un malizioso escamotage per aggirare le procedure concorsuali.

Per di più non sono previsti parametri definiti, quali elementi necessari ai fini dei criteri di valutazione, e si introduce invece la valutazione dei profili affidata agli esaminatori chiamati a verificare le capacità dei candidati.

E’ pleonastico aggiungere che manca la trasparenza, mentre è palese il ritorno all’antico malvezzo dell’ “intuitu personae” che gratifica i prescelti,ma assai spesso offende e danneggia gli aventi diritto a pieno titolo.

Non ha poi una plausibile spiegazione che l’interpello per gli incarichi di vertice risulti pubblicato in rete, mentre per i dirigenti di 2^fascia è bastato Intranet, ovvero un ambito quasi familiare nel quale magari troverebbero posto la partecipazione di esterni con contratto ex art.19 c.6 del Dlgs.165/2001,come altre storture già viste.

Tanto per dire che in assenza di un responsabile gesto di resipiscenza che induca una radicale discontinuità, l’Agenzia delle Entrate avrà un futuro assai complicato.

Pietro Paolo Boiano

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