Non solo moda. Prada e Louis Vuitton, i ‘big’ del lusso a confronto

Annarita Russo 25/01/14
Scarica PDF Stampa

Oltre cento anni di storia, originalità, determinazione, innovazione e qualità artigianale: queste le chiavi di un successo che consacra Prada e la Louis Vuitton quali colossi nel mondo del lusso.

Dalla celebre targhetta triangolare di metallo, simbolo degli anni Ottanta, inventata da Mario, nonno di Miuccia e ‘precursore’ della dinastia Prada, alla rivoluzionante trasformazione del nylon in un vero e proprio ‘codice sociale’ come elemento di lusso.

Dai prestigiosi bauli di Rue Neuve des Capucines di “Louis Vuitton: Malletier à Paris”, all’innovativa tela impermeabile, il Trianon.

Così l’inizio di un lungo e importante cammino verso la conquista del mondo della moda e un costante successo perseguito e raggiunto nel tempo con tenacia, idee vincenti e spirito competitivo, facendo approdare rapidamente i due marchi su nuove frontiere ed espandersi in altri settori di produzione.

Prada e Louis Vuitton, da piccole aziende di famiglia sono attualmente Gruppi internazionali fra i leader nel settore dei Luxury Goods status symbol per eccellenza.

Collezioni chic, raffinate e bon ton calcano le più importanti passerelle del mondo. Alla base della loro ispirazione uomini che non vogliono rinunciare all’eleganza assoluta della classicità tradizionale, ma con un tocco di originalità e avanguardismo ‘scenografico’, e donne creative, contemporanee, femminili, indipendenti, forti che amano mostrarsi e ‘parlare’ attraverso gli abiti che indossano.

Nessuna sfida, nessuna competizione, nessuna lotta.

Non potrebbe esserci.

Entrambi nascono per vincere, entrambi creano per imporre con eleganza e raffinatezza uno stile unico, insieme rivoluzionano grazie al talento e la qualità senza tempo.  Eugenia, imperatrice di Francia e madre di Napoleone III ammirava con disincanto le creazioni del giovane e ancora inesperto Louis Vuitton, che a soli 14 anni percorreva 250 Km a piedi per lavorare come apprendista da un noto fabbricante di valigie dell’epoca. Oggi, invece, la regina Vittoria di Inghilterra avrebbe ammirato, emozionata e compiaciuta i meravigliosi abiti che hanno sfilato sulla passerella del Metropolitan di New York per l’ultima creazione di Marc Jacobs dedicata alla maison francese.

E Marilyn Streep, il famoso e spietato diavolo della commedia di David Frankel, non poteva non scegliere di ‘vestire i griffatissimi panni’ di Miuccia Prada.

Perché il lusso non si impone timidamente, si manifesta con potere, disinvoltura e coraggio. Il lusso è ostentazione e rivoluzione mentale. E per la società di spettacolo in cui siamo ‘costretti’ a vivere oggi, ove vige un ostentato materialismo e una superficiale apparenza, il lusso diventa una condizione necessaria e sufficiente, e ahimè, difficile ammetterlo con sicurezza e disinvoltura, ma l’abito fa decisamente il monaco, trasmette una sensazione di autorevolezza e superiorità.

Ora, però, tutto torna in gioco.

Sì, perché in questi giorni stiamo assistendo ad una lotta giudiziaria tra Prada e Louis Vuitton Moet Hennessy per l’acquisto della famosa pasticceria Cova, in via Montenapoleone.

Le due tesi che si fronteggiano, stavolta non puntano sull’artigianalità o sul lusso, ma sul preliminare di vendita.

Ci si chiede: basteranno le e-mail intercorse tra Prada e la famiglia Faccioli, proprietaria della pasticceria Cova a dimostrare l’intervenuta compravendita ?

In fin dei conti, come si comprende dalla vicenda in esame, la storia, l’originalità e la determinazione delle due maison di moda non poteva che portare ad un tale epilogo.

Stavolta l’ultima parola spetterà ai giudici e non certo ai consumatori.

Annarita Russo

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento