Irpef 2023: aliquote, detrazioni e calcolo per categorie di reddito

Paolo Ballanti 02/02/23
Scarica PDF Stampa

Come si calcola l’Irpef 2023? L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) ha come presupposto il possesso di redditi in denaro o in natura da parte delle persone fisiche residenti in Italia, compresi i non residenti per i redditi prodotti sul territorio nazionale. La principale caratteristica dell’Irpef è quella di essere un’imposta progressiva, che aumenta più che proporzionalmente rispetto all’incremento del reddito.

A seconda del tipo di reddito prodotto dal contribuente, i tributi possono essere già trattenuti sulle somme liquidate nel corso del periodo d’imposta. È il caso ad esempio dei redditi di lavoro dipendente ed assimilati, in cui l’azienda recupera dallo stipendio una somma a titolo di Irpef, versata con modello F24 all’Erario. Il soggetto che effettua la ritenuta è definito sostituto d’imposta, in virtù del suo ruolo di recuperare per conto dello Stato parte dell’Irpef dovuta dal contribuente.

Eccezion fatta per taluni casi particolari, il calcolo definitivo delle imposte avviene comunque alla presentazione della dichiarazione dei redditi, con modello 730 o Redditi Persone Fisiche. In questa sede, sulla base del reddito imponibile generato nel periodo d’imposta, si determina l’Irpef netta scomputando quella già trattenuta in anticipo (ad esempio dai datori di lavoro).

I passaggi necessari per calcolare l’imposta sul reddito sono:

  • Determinare il reddito complessivo;
  • Individuare il reddito imponibile, sottraendo dal reddito complessivo gli oneri deducibili e le perdite di anni precedenti prodotte dall’attività di impresa in contabilità ordinaria;
  • Calcolare l’imposta lorda in base all’ammontare del reddito imponibile;
  • Calcolare l’imposta netta scomputando dal valore lordo le detrazioni e i crediti d’imposta.

All’Irpef si aggiungono poi le addizionali regionali e comunali. Analizziamo la questione in dettaglio.

Indice

Irpef 2023: reddito complessivo e reddito imponibile

Il reddito complessivo dei contribuenti è determinato dalla somma dei singoli redditi imponibili netti di ciascuna categoria, calcolati secondo regole proprie. Le categorie reddituali sono:

  • Redditi di lavoro autonomo;
  • Redditi di lavoro dipendente;
  • Redditi di capitale;
  • Redditi diversi;
  • Redditi di impresa;
  • Redditi fondiari.

Una volta ottenuto il reddito complessivo devono essere scomputati gli oneri deducibili, ottenendo così il reddito imponibile, somma di riferimento per il calcolo dell’Irpef lorda. Sono ad esempio oneri deducibili:

  • Gli assegni di mantenimento del coniuge o parte dell’unione civile, assegni alimentari o derivanti da testamento / donazione;
  • Contributi assistenziali e previdenziali;
  • Liberalità;
  • Somme restituite dal contribuente a chi le ha erogate;
  • Spese per adozioni internazionali;
  • Indennità per perdita di avviamento;
  • Indennità per funzioni elettorali;
  • Oneri fondiari;
  • Donazioni di immobili vincolati.

Irpef 2023: le aliquote di quest’anno e il calcolo dell’imposta lorda

L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) si determina secondo il cosiddetto sistema degli scaglioni di imposta. In sostanza si applicano una serie di aliquote, diverse a seconda della porzione di reddito imponibile interessata.

Per l’anno 2023 gli scaglioni Irpef sono così organizzati:

  • 23% per la parte di reddito fino a 15 mila euro;
  • 25% per la parte di reddito oltre 15 mila e fino a 28 mila euro;
  • 35% per la porzione di reddito oltre 28 mila e fino a 50 mila euro;
  • 43% per i redditi oltre 50 mila euro.
ScaglioniAliquotaScaglione * aliquota % = Irpef progressiva
Fino a 15 mila euro23%23% sull’intero importo
Oltre 15 mila fino a 28 mila euro25%3.450,00 + 25% sui redditi eccedenti 15 mila euro
Oltre 28 mila fino a 50 mila euro35%6.700,00 + 35% sui redditi eccedenti 28 mila euro
Oltre 50 mila euro43%14.400,00 + 43% sui redditi eccedenti 50 mila euro

Ipotizziamo che un contribuente totalizzi nel 2023 un reddito complessivo ai fini fiscali di 25 mila euro. In tal caso l’Irpef 2023 lorda si determinata sommando:

  • Il 23% sulla parte di reddito fino a 15 mila euro, pari a 3.450,00 euro;
  • Il 25% sulla parte di reddito eccedente i 15 mila euro, equivalente a (25.000 – 15.000) * 25% = 2.500,00 euro;

per un totale di 5.950,00 euro.

Irpef 2023: le detrazioni d’imposta

Una volta ottenuta l’Irpef 2023 lorda quest’ultima dev’essere diminuita delle detrazioni d’imposta, la cui funzione è quella di abbattere il carico fiscale in ragione di una serie di oneri sostenuti dal contribuente. L’ammontare delle detrazioni può essere determinato:

  • In misura forfettaria, ad esempio in ragione del reddito complessivo del contribuente (è il caso delle detrazioni da lavoro dipendente o per carichi di famiglia);
  • In funzione delle spese sostenute, di norma secondo una certa percentuale delle stesse, con eventuale applicazione di un tetto all’importo soggetto a percentuale ovvero nel rispetto di una determinata franchigia (come avviene ad esempio per le spese mediche comuni in cui la detrazione è pari al 19% delle spese medesime, con riferimento all’ammontare che eccede la franchigia di 129,11 euro).

Con riguardo alle detrazioni spettanti, possiamo riassumerle nelle seguenti macrocategorie:

  • Spese relative a fabbricati, è il caso ad esempio degli oneri per mutui ipotecari per l’acquisto, interventi di recupero su immobili residenziali, interventi di risparmio energetico e superbonus);
  • Spese per attività agricole, come le detrazioni sugli interessi passivi, gli oneri accessori e le quote di rivalutazione monetaria per prestiti e mutui agrari;
  • Spese sanitarie e per l’assistenza personale;
  • Spese assicurative;
  • Spese per l’istruzione, ad esempio le rette per la frequenza di asili nido, le spese scolastiche o quelle destinate alla pratica sportiva dei minori;
  • Spese veterinarie;
  • Altre spese, come liberalità, spese funebri, investimenti in imprese sociali.

Irpef 2023: imposta netta

L’Irpef 2023 netta è la somma definitiva da trattenere al contribuente con cui si conclude, per l’anno interessato, il rapporto con l’Erario. L’importo in questione altro non è che il risultato di:

Irpef lorda – detrazioni.

Da ricordare che l’Irpef netta è ulteriormente diminuita dei crediti d’imposta, tra cui si segnalano:

  • Bonus Irpef per redditi di lavoro dipendente ed assimilati non superiori a 28 mila euro;
  • Art bonus;
  • Social bonus;
  • Credito d’imposta per interventi conservativi su immobili di interesse storico e artistico;
  • Spese per attività fisica di disabili;
  • Imposte pagate all’estero;
  • Riacquisto di prima casa dopo la vendita della precedente.

Irpef 2023: addizionali regionali e comunali

Oltre all’Irpef 2023 netta il contribuente è tenuto a versare all’Erario l’addizionale regionale e comunale. In entrambi i casi il tributo è a carico di coloro per i quali, residenti e non, risulta dovuta l’imposta nell’anno di riferimento, dopo aver sottratto le detrazioni e i crediti per i redditi prodotti all’estero.

In ogni caso, l’addizionale non opera per:

  • Soggetti IRES;
  • Contribuenti che possiedono esclusivamente:
    • Redditi esenti da Irpef;
    • Redditi soggetti ad imposta sostitutiva dell’Irpef;
    • Redditi soggetti a tassazione separata;
  • Un reddito complessivo cui corrisponde un’Irpef, al netto delle detrazioni e dei crediti d’imposta, non eccedente i 12 euro.

Addizionale regionale
L’aliquota dell’addizionale regionale è pari all’1,23% del reddito imponibile, salvo una percentuale maggiore fissata dalla singola regione in una forbice tra 1,23 e 3,33%. Con riferimento ai redditi da lavoro dipendente, l’addizionale è determinata dal datore di lavoro all’atto dell’effettuazione delle operazioni di conguaglio di fine anno / fine rapporto.

La somma calcolata è poi trattenuta, a partire dal periodo di paga successivo quello in cui sono effettuate le operazioni di conguaglio, in un numero di rate mensili, anche non costante, variabile da un minimo di nove ad un massimo di undici. Ad ogni modo le rate non possono essere recuperate oltre il periodo di paga relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre.

Addizionale comunale
I comuni possono deliberare l’applicazione di un’aliquota per l’addizionale comunale non eccedente lo 0,8% con eventualmente la previsione di una soglia di esenzione superata la quale dev’essere tassato l’intero reddito imponibile.

Gli enti locali possono altresì contemplare più aliquote, facendo comunque riferimento agli stessi scaglioni di reddito stabiliti ai fini Irpef. L’addizionale è dovuta dal contribuente secondo un sistema di acconto – saldo, con il primo che è calcolato in misura pari al 30% applicando le aliquote in vigore nell’anno precedente.

Per i redditi di lavoro dipendente, l’addizionale comunale è determinata dal datore di lavoro con riferimento al comune in cui il dipendente ha il domicilio fiscale al 1° gennaio dell’anno cui si riferisce il tributo stesso. L’acconto è recuperato in un massimo di nove rate mensili, effettuate a partire dal mese di marzo. Fanno eccezione i soggetti assunti nel corso dell’anno cui l’acconto si riferisce. In questi casi l’acconto non dev’essere versato.

Il saldo addizionale comunale è invece determinato all’atto delle operazioni di conguaglio e trattenuto in un massimo di undici rate, a partire dal periodo di paga successivo quello in cui le stesse operazioni sono state effettuate e non oltre quello relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre. In caso di cessazione del rapporto, l’addizionale residua dovuta è recuperata in un’unica soluzione.

Paolo Ballanti