Imu 2013-2014, come calcolare l’importo esatto. Ok la nuova cedolare

Redazione 12/12/13
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Sempre più confusione per i proprietari, ma non solo, di unità abitative. Con la riforma della legge di stabilità ancora in esame, si attendono nuove sorprese: nel frattempo, il prossimo 16 gennaio ci saranno due imposte da pagare: la nuova Iuc e il conguaglio dell’Imu 2013 definitivo dal governo con l’ultimo decreto. Ne discutiamo con Antonella Donati, autrice Maggioli.

Imu, pasticcio rimediabile? Altro che abolizione: con il decreto 133 è stato istituito il conguaglio di gennaio nei Comuni dove è aumentata l’aliquota. Ci può spiegare brevemente come si calcola l’importo da pagare e dove si pagheranno presumibilmente le imposte più salate?
Il decreto del 30 novembre scorso  con il quale il governo ha stabilito l’esenzione dal pagamento della rata di dicembre per le prime case contiene quella che può essere considerata come una vera e propria beffa. E’ previsto, infatti, l’obbligo del pagamento per i proprietari, esentati da imposta per l’intero 2013, di una quota parte pari al 40% dell’eventuale differenza tra l’aliquota  dell’imposta municipale propria prevista dalla legge  e l’aliquota e deliberata dal comune. Com’è noto l’aliquota di base per la prima casa era stata fissata  allo 0,4%, con la facoltà dei comuni di aumentare l’imposta fino allo 0,6%. In tutti i casi in cui i comuni hanno approfittato di questa possibilità, e quindi l’imposta deliberata per la prima casa risultata più alta dello 0,4%, i proprietari sono chiamati a versare il 40% della differenza. In pratica  per determinare la somma da versare occorre effettuare i seguenti passaggi:

1.     determinare l’importo dell’Imu dovuta sulla base dell’aliquota di legge, ossia dello 0,4%, applicando alla rendita catastale rivalutata del 5% il moltiplicatore pari a 160, al netto delle detrazioni di 200 e 50 euro per figlio eventualmente spettanti;

2.     determinare l’importo dell’Imu dovuta sulla base dell’aliquota stabilita dal comune, al netto delle detrazioni in cifra fissa;

3.     sottrarre dalla somma calcolata al punto 2 l’importo determinato al punto 1;

4.     calcolare il 40% dell’importo ricavato al punto 3.

Questa somma corrisponde alla cifra da versare entro il 16 gennaio, se nel corso del passaggio parlamentare del decreto non saranno introdotte novità. Ovviamente pagheranno di più i proprietari residenti nei comuni che nel 2012 e 2013 hanno deciso di applicare le aliquote più elevate.  A decidere i ritocchi, secondo i dati in circolazione, 5340 comuni.
Intanto, lunedì seconde case e imprese sono chiamate a versare la seconda rata 2013. Che differenze ci saranno da quella di giugno? C’è davvero il rischio di maxi rincari?
I comuni avevano la possibilità di decidere fino al 30 novembre aumenti di aliquote per il 2013. Sarebbero stati solo pochi, però, ad approfittare di questa possibilità dato che nella maggioranza dei casi le aliquote erano state aumentate, rispetto allo 0,76% previsto dalla legge, fin dal 2012. In questo caso il ritocco poteva essere di tre punti. Molti dei grandi comuni, però, quanto risulta, hanno deciso di non rincarare ulteriormente le imposte sui proprietari di seconde case considerando che già in media lo scorso anno era previsto l’aliquota dello 0,9%.

 

Le nuove aliquote approvato dai Comuni saranno valide sia per il conguaglio di gennaio che per la Iuc, la nuova imposta sulla casa e i servizi che dovrebbe esordire in legge di stabilità?

La Iuc, imposta destinata ad esordire con alla legge di stabilità, secondo il testo approvato dal Senato e attualmente all’esame della camera, per quel che riguarda la parte formata da Imu e Tasi, non può superare i limiti prefissati per la sola IMU al 31 dicembre 2013, vale a dire il 10,6 per cento. Di conseguenza i comuni che  hanno deliberato le aliquote più alte per gli immobili si troveranno ora ad applicare aliquote più contenute per la parte relativa al pagamento dei servizi.

 

Pensa che potrebbero arrivare nuovi emendamenti nella legge di bilancio tali da poter mutare ancora una volta il quadro della fiscalità?

La quantità di emendamenti presentati sulla questione fanno prevedere che possa esserci comunque un ampio dibattito sull’argomento al momento dell’esame in aula alla camera, anche perché di fatto al Senato, con la richiesta di fiducia, sono stati limitati i tempi dell’esame parlamentare. Quindi è prevedibile che ci possa essere un confronto più approfondito in aula che porti a ulteriori sorprese.

 

Allo stato attuale, e se non dovessero incorrere ulteriori modifiche, pagheranno anche gli affittuari o solo i proprietari?

Una delle novità della Iuc è la previsione dell’obbligo di pagamento  per gli inquilini di una parte dell’imposta, ossia di una quota della Tasi.   Non credo che su questa questione possano esserci ripensamenti dato, oltretutto, che da sempre è stata previsto l’obbligo per gli utilizzatori dell’immobile di pagare le tasse sui rifiuti. Si tratterebbe, quindi, solo di una parziale novità in quanto gli inquilini sarebbero chiamati a pagare non soltanto per il servizio di smaltimento dei rifiuti ma anche una quota parte degli altri servizi garantiti dai comuni, pensiamo ad esempio all’illuminazione delle strade, e che altrimenti sarebbero a carico dei proprietari che invece non ne  usufruiscono in riferimento a quel determinato appartamento. Quindi ritengo improbabile che possano esserci modifiche su questo argomento.


Per chiudere, un appunto sulla nuova cedolare secca: come sta procedendo la sperimentazione?

La nuova aliquota al 15% della cedolare secca sicuramente ha riacceso l’attenzione su questo tipo di tassazione. Secondo i dati delle associazioni dei proprietari è aumentato in maniera sensibile il numero dei nuovi contratti di affitto per i quali è stata esercitata l’opzione. D’altra parte se è vero che l’aliquota limitata al 15% riguarda esclusivamente i contratti a canone concordato e per studenti, è anche vero che con l’attuale situazione di crisi il mercato degli affitti ha subito una contrazione anche per quel che riguarda l’importo dei canoni. Di conseguenza gli importi stabiliti per i contratti a canone concordato hanno ridotto le distanze e in molti casi si sono di fatto allineati ai valori di mercato di mercato. In sostanza chi vuol affittare in tempi brevi si deve accontentare di chiedere di meno. Senza contare, poi, molte richieste di riduzione del canone per difficoltà economiche degli inquilini. Di conseguenza è più facile per chi si appresta a dare in locazione un appartamento, o a rinegoziare il contratto,  scegliere la cedolare.

 

 

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