Green Hill: la Cassazione concede il sequestro preventivo dei Beagle

Letizia Pieri 01/03/13
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La Corte di Cassazione si è espressa con una sentenza favorevole  al sequestro preventivo dei 2600 cani di razza Beagle facenti parte dell’allevamento di Green Hill a Montichiari, nel bresciano. Nello specifico, la terza sezione penale, accogliendo il ricorso della Procura di Brescia, ha ordinato un ulteriore controllo annullando così con rinvio l’ordinanza che aveva invalidato la requisizione preventiva degli animaliLa custodia delle povere bestiole è stata affidata a soggetti privati in seguito alle accuse mosse contro l’allevamento Green Hill, incriminato di maltrattamenti e soppressione di animali.

Mentre l’udienza era in corso, in piazza Cavour, ha avuto luogo un vero e proprio sit in da parte degli attivisti delle associazioni che per prime hanno denunciato il caso dell’allevamento bresciano, incoraggiando l’adozione dei Beagle: Legambiente e Lav, la Lega Antivivisezione. Lav e Legambiente hanno poi commentano con soddisfazione la decisione della Cassazione che ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica di Brescia a maggiore tutela dei Beagle destinati alla sperimentazione animale: “La pronuncia della Corte di Cassazione è una nuova positiva tappa della vicenda giudiziaria, dopo la recente sconfitta di Green Hill davanti al Gip del Tribunale di Brescia”.

Si legge nel sito della Lav: “La Suprema Corte ha confermato la validità del sequestro dei Beagle che, con questa decisione, diviene preventivo rendendolo così più forte. I nostri legali sono impegnati per intervenire nel processo che a breve si aprirà per punire i responsabili di maltrattamenti, anche aggravati dalla morte, e di uccisione di animali e far chiudere definitivamente l’allevamento bresciano“. 

I mesi trascorsi dai primi affidamenti si sono rivelati determinanti per l’esaustiva ricognizione dei cani sottoposti a sequestro mediante costanti osservazioni. In particolare, dagli accertamenti in corso sulle cagne femmine in affidamento alle due associazioni, si è potuto appurare come un’elevatissima percentuale delle fattrici adoperate da Green Hill abbia presentato segni evidenti di proestro (fase di sviluppo dei follicoli) una volta al mese, e addirittura, in alcuni casi ogni 15 giorni, a differenza dei sei mesi regolari di un ciclo normaleAl riguardo gli animalisti specificano: “Si sta indagando sul perché di questa grave anomalia, che influisce negativamente sulle condizioni di salute di questi poveri cani, in particolare si sta tentando di verificare se sia da mettere in relazione con la somministrazione illegittima di farmaci volti appunto a provocare una situazione di continua capacità riproduttiva”.

Questa indagine –concludono gli attivisti- non solo fa emergere gravissime responsabilità penali sugli autori, ma consiglia anche un’attenzione investigativa che deve continuare sino a che non si otterrà una risposta chiara e precisa su quello che avveniva a Green Hill”.  La delibera di oggi da parte della Suprema Corte è pertanto una nuova ed importante tappa giudiziaria che non esaurisce, ma al contrario incoraggia la prosecuzione e la stabilizzazione di un’attitudine umana che sia, se non amorevole, per lo meno rispettosa dei diritti di chi cammina a quattro zampe.

Letizia Pieri

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