Coronavirus fase 2, ripresa attività: tutte le tutele per lavoratori

Paolo Ballanti 02/05/20
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Alcune attività riprendono ma ci sono tutele per lavoratori? Il DPCM del 26 aprile scorso proroga al 17 maggio 2020 la sospensione di tutte le attività industriali e commerciali, eccezion fatta per una lista di imprese identificate in base al codice ATECO che vanno ad aggiungersi a quelle già autorizzate con DPCM del 10 aprile.

Tra le attività ammesse dal 4 maggio rientrano ad esempio:

  • Codice ATECO 13 “Industrie tessili”;
  • Codice ATECO 17 “Fabbricazione di carta e di prodotti di carta”;
  • Codice ATECO 20 “Fabbricazione di prodotti chimici”;
  • Codice ATECO 24 “Metallurgia”;
  • Codice ATECO 25 “Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)”;
  • Codice ATECO 82 “Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese”.

Oltre ai codici ATECO elencati nel DPCM sono comunque consentite:

  • Le attività che garantiscono servizi di pubblica utilità e i servizi pubblici essenziali;
  • Attività di produzione, trasporto, commercializzazione e consegna di farmaci, tecnologie sanitarie, dispositivi medico – chirurgici, prodotti agricoli e alimentari ed ogni altra attività utile a contrastare l’emergenza COVID-19.

Vediamo nel dettaglio quali tutele ci saranno per i lavoratori.

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Tutele per lavoratori: lavoro agile

Il DPCM conferma che le attività sospese potranno continuare ad essere svolte in regime di smart working. Con specifico riferimento alle attività professionali (per le quali è ammessa la riapertura) il provvedimento del 26 aprile raccomanda di privilegiare il lavoro a distanza per tutte quelle mansioni che possono essere svolte da casa.

Confermata la modalità semplificata utilizzata nei mesi scorsi per l’attivazione e la comunicazione al Ministero del lavoro dei nominativi dei lavoratori in smart working.

Tutele per lavoratori: indennità una tantum

L’obiettivo del governo, annunciato dal Ministro dell’economia Gualtieri nel corso dell’audizione sul Def del 28 aprile, è quello di riproporre l’indennità una tantum per autonomi ed altre categorie particolari, introdotta con il Decreto “Cura Italia” e pari a 600 euro netti.

Il nuovo contributo passerebbe a 1.600 euro complessivi erogati in due tranche, con un innalzamento dell’importo mensile da 600 a 800 euro. Tuttavia, per avere diritto alla seconda tranche all’esame dell’esecutivo c’è un inasprimento dei requisiti. Due le ipotesi alternative:

  • Indennità riservata ai codici ATECO ancora oggetto di sospensione dell’attività;
  • Indennità per coloro che hanno un ISEE non superiore a 35 mila euro.

Per finanziare il nuovo assegno si ipotizza una copertura di 7 miliardi di euro per una platea di 5 milioni di persone ad aprile e 3,75 milioni a maggio. La misura dovrebbe essere introdotta con il “Decreto aprile” di prossima emanazione.

Destinatari dell’indennità la platea dei soggetti già previsti dal Decreto “Cura Italia”: oltre ai lavoratori autonomi, anche dipendenti stagionali, operai agricoli a tempo determinato e lavoratori dello spettacolo.

Tutele per lavoratori: cassa integrazione

Si va verso una proroga della Cassa integrazione per COVID-19 di altre 9 settimane e comunque non oltre il 31 dicembre 2020. Ad essere interessati saranno soprattutto le attività commerciali per le quali la riapertura è lontana come bar e ristoranti ma non è da escludere un ricorso alla CIG per le imprese che una volta ripresa l’attività stenteranno a rioccupare in toto l’intera forza lavoro.

Ammesso poi il ricorso agli ammortizzatori COVID-19 anche per quelle imprese che devono realizzare opere di sanificazione e predisposizione dei locali in vista della riapertura. A stabilirlo è sempre il DPCM del 26 aprile.

Per ottenere la proroga degli ammortizzatori sociali si esclude un nuovo accordo sindacale, a patto che quello originariamente sottoscritto e inviato all’INPS / Ministero del lavoro / Regione o Provincia autonoma non riservi le proroghe a future intese. In questo caso sarà necessario un nuovo accordo sindacale che preveda il ricorso agli ammortizzatori per altre 9 settimane. Il testo dovrà poi essere trasmesso all’INPS /  Ministero del lavoro / Regione o Provincia autonoma, a seconda dell’ente cui è stata inoltrata richiesta di cassa.

Tutele per lavoratori: assunzione o rinnovo contratti a termine

In sede di conversione in legge del Decreto “Cura Italia” è stata introdotta una tutela per i dipendenti a tempo determinato in forza presso aziende che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali COVID-19. Scopo della norma è quello di evitare l’interruzione alla scadenza dei contratti a termine, legata alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e produttiva.

La norma stabilisce che per la durata degli ammortizzatori sociali (quindi dal 23 febbraio al 31 agosto fatte salve successive proroghe) è consentito ai datori di lavoro di procedere all’assunzione, proroga o rinnovo dei contratti a tempo determinato (nonché all’utilizzo di somministrati) in deroga alle seguenti disposizioni:

  • Divieto di procedere all’assunzione di lavoratori a termine o all’utilizzo di lavoratori in somministrazione presso unità produttive dove sono in corso sospensioni a zero ore o riduzioni di orario che riguardino lavoratori adibiti alle stesse mansioni del dipendente a tempo determinato;
  • Stacco di 10 giorni (se il contratto iniziale ha avuto durata fino a 6 mesi) o 20 giorni (se il contratto iniziale ha avuto durata superiore a 6 mesi) di calendario tra un contratto a termine e il successivo in caso di riassunzione.

Tutele per lavoratori: congedi e permessi

Quale destino per il congedo al 50% introdotto dal Decreto “Cura Italia”? Intanto l’INPS ha comunicato lo slittamento al 3 maggio 2020 dei termini per fruire dell’astensione dal lavoro di 15 giorni. Non solo, stando alle dichiarazioni del premier Conte il protrarsi della chiusura delle scuole sarà accompagnato in parallelo da un’estensione delle misure straordinarie previste dal “Cura Italia”.

Si va verso una proroga del congedo di 15 giorni e del bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting. Misure che nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbero mitigare il disagio dei genitori chiamati alla ripresa dell’attività lavorativa da un lato e la presenza dei figli a casa dall’altro.

Da non escludere la riproposizione dei 12 giorni di permessi 104 aggiuntivi, introdotti per i soli mesi di marzo ed aprile dal “Cura Italia”.

Paolo Ballanti

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