Contributi non versati dal datore: come visualizzarli e recuperarli

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Ti sei mai chiesto se la trattenuta previdenziale (il famoso 9,19%), che ti viene sottratta mensilmente in busta paga, sia stata correttamente versata dal tuo datore di lavoro (o tuoi datori di lavoro)? Il dubbio ti assale e vorresti effettuare una verifica di tutti i periodi contributivi accreditati durante la tua carriera lavorativa. Come fare? È molto semplice: si tratta di una verifica che puoi avviare direttamente senza l’ausilio del funzionario INPS o di altro professionista.

È sufficiente dotarsi di credenziali INPS (codice Pin), di identità unica digitale Spid, ovvero della carta nazionale dei servizi (Cns). Una volta in possesso di una delle predette credenziali, puoi accedere al cd. “Estratto conto contributivo”: altro non è che un documento riepilogativo di tutti gli anni contributivi accreditati a tuo nome.

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In genere, per chi intende calcolare sia la prima decorrenza utile della pensione che l’importo approssimato del trattamento previdenziale che si andrà a percepire, si parte sempre da un’attenta analisi dell’estratto conto contributivo. In questa fase di verifica potrebbero sorgere alcuni problemi se ti accorgessi che l’INPS non ti abbia conteggiato alcuni contributi. Le soluzioni in questi casi sono due:

  • se sei sicuro che il datore di lavoro ti abbia versato i contributi, allora è sufficiente inviare, tramite il portale dell’Istituto Previdenziale, una segnalazione contributiva con la documentazione probante;
  • se, invece, il datore di lavoro non ha proprio versato i contributi, allora la questione si fa più complicata. In tale fattispecie, risulta fondamentale capire se dall’inadempienza contributiva siano trascorsi più o meno di 5 anni. Tale dato è dirimente per via della prescrizione dei contributi.

Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio come visualizzare e recuperare i contributi non versati dal datore di lavoro.

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Contributi non versati dal datore: come accedere all’estratto contributivo INPS

La prima cosa da fare per accertarsi che il datore di lavoro non abbia versato i contributi è ovviamente accedere sul sito INPS. È possibile accedere ai servizi telematici, tra i quali l’estratto contro contributivo, in tre modi diversi:

  • codice pin;
  • identità unica digitale Spid;
  • carta nazionale dei servizi (Cns).

L’estratto conto contributivo altro non è che un documento in cui sono indicati tutti i dati utili per calcolare i contributi accreditati nel corso della tua carriera lavorativa. All’interno del documento sono visualizzabile alcuni dati dai quali è possibile stabilire con esattezza, non solo quanti contributi ti sono stati versati, ma anche che tipo di contributi, oltre al numero delle settimane contributive e l’importo. Naturalmente figura anche il nome dell’azienda che ti ha versato i contributi.

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Per accedere all’estratto conto contributivo, occorre cercare nella sezione “Prestazioni e servizi” e precisamente cliccando sul servizio “Fascicolo previdenziale del cittadino”. A questo punto, nel menu a sinistra ti comparirà una voce “Posizione assicurativa”; cliccando sul tale voce ti si aprirà una piccola tendina dove troverai la voce “Estratto conto”. Cliccando su quest’ultima voce è possibile visualizzare la propria situazione previdenziale e verificare se il datore di lavoro ha versato i corrispondenti contributi obbligatori.

Contributi non versati dal datore: quando si prescrivono i contributi

Come anticipato, il problema nasce quando si ci accorge che il datore di lavoro non abbia provveduto al versamento dei corrispondenti contributi per il periodo lavorativo prestato. La prima cosa da fare è osservare se i contributi non versati si riferiscono a un periodo inferiore o superiore a 5 anni.

Nel primo caso, ossia l’inadempienza contributiva si colloca in un periodo inferiore a 5 anni, è sufficiente informare immediatamente l’INPS che, insieme all’Agenzia delle entrate, provvederà a effettuare la verifica dei versamenti del datore di lavoro.

I problemi maggiori nascono se sono passati più di 5 anni, poiché dopo tale termine cadono in prescrizione, nel senso che decade l’obbligo di versare i contributi. In quest’ultimo caso, l’INPS non può agire nei confronti dell’azienda per ottenere il debito contributo, ma neanche il datore di lavoro stesso potrebbe sanare l’omissione, poiché trattasi di contributo prescritto.

Contributi non versati dal datore: cosa fare

Cosa fare se i contributi non versati si collocano in un periodo superiore a 5 anni? I contributi andranno persi? Nient’affatto. Il lavoratore conserva la facoltà di riscattarli mediante un’azione che prende il nome di “costituzione di rendita vitalizia”. Per avvalersi di tale strumento occorre innanzitutto avere un documento scritto che provi l’esistenza del rapporto di lavoro alla data del vuoto contributivo.

Dalla documentazione, quindi, deve risultare:

  • l’esistenza del rapporto di lavoro;
  • la durata;
  • l’ammontare della retribuzione corrisposta.

Per la costituzione di rendita vitalizia non è richiesto alcun requisito minimo: non è necessario, in pratica, possedere un minimo di annualità di contribuzione. Inoltre, non è previsto alcun termine di prescrizione per la domanda di costituzione di rendita vitalizia.

E se la domanda viene respinta per mancanza di documenti, e successivamente il lavoratore viene in possesso della documentazione utile richiesta, è possibile presentare una nuova domanda? La risposta è assolutamente positiva. Il lavoratore può presentare più volte la domanda.

Certamente le conseguenze sono molto pesanti, specie se si è vicinissimi alla pensione, poiché si allontanerebbe in questo modo la decorrenza della prima data utile per il pensionamento, oltre a vedersi ridurre l’importo pensionistico per non aver conteggiato i contributi mancanti nel montante contributivo.

Daniele Bonaddio

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