Buoni pasto: a chi spettano e che vantaggi offrono

Redazione 03/11/23

In questi anni, le aziende hanno iniziato a prestare sempre più attenzione al benessere dei dipendenti, considerati la principale risorsa dell’organizzazione.

Per questo, sono sempre di più i datori di lavoro che erogano fringe benefit ai propri collaboratori, ovvero dei beni e servizi accessori, pensati per essere utilizzati durante il tempo libero o per migliorare e semplificare la vita lavorativa dei dipendenti. Tra quelli che vengono erogati all’interno di un piano di welfare, è possibile citare i buoni pasto.

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A chi spettano?

Le aziende possono erogare questo tipo di benefit a tutti i dipendenti, senza tenere in considerazione il tipo di contratto e il regime di lavoro. Ciò significa che possono usufruirne sia coloro che hanno un contratto a tempo determinato che chi è assunto a tempo indeterminato; sia i lavoratori full time che quelli part time.

Inoltre, i buoni pasto sono destinati anche ai dirigenti, ai soci, ai liberi professionisti e tutti i collaboratori a vario titolo per l’organizzazione. Possono beneficiarne anche i lavoratori in stage e coloro che sono assunti con contratto di apprendistato.

Nello specifico, per sapere chi ha diritto a questo benefit è necessario leggere il Contratto Collettivo Nazionale, che stabilisce anche l’orario minimo di lavoro che si deve svolgere per averne diritto. Alcuni CCNL prevedono almeno 8 ore, mentre altri 6 ore.

Buoni pasto per partite IVA e ditte individuali

Un tema particolarmente rilevante quando si parla di welfare nei luoghi di lavoro è la deducibilità dei buoni pasto per i liberi professionisti e per le ditte individuali. Infatti, ai sensi dell’art. 1 comma 677 della Legge 27 dicembre 2019 n. 160 (c.d. Legge di Bilancio 2020) sono stati introdotti nuovi limiti entro cui i buoni pasto, sia cartacei che elettronici, non concorrono alla formazione del reddito complessivo di lavoro dipendente.

In poche parole, il libero professionista, il titolare di Partita Iva o la ditta individuale che decide di fornirli ai propri dipendenti potrà dedurre totalmente il costo sostenuto per il loro acquisto. Questo è possibile, però, a condizione che siano erogati a categorie di dipendenti o alla generalità degli stessi, così come stabilito dalla Circolare n. 326 1997 E.

I soggetti sopra richiamati non sono tenuti ad operare alcuna ritenuta previdenziale o contributiva sul valore dei buoni erogati indicato dall’art. 51 comma 2 lettera c del TUIR, il quale non concorre in nessun modo ai fini della determinazione della retribuzione imponibile ai fini contribuiti, così come precisato anche dalla Circolare n. 15 del 2022 dell’INPS. Per quanto concerne le ditte individuali e gli imprenditori senza nessun dipendente, invece, questi buoni sono deducibili nella misura del 75% nel limite però del 2% del fatturato ai sensi dell’art. 54 comma 5 del TUIR sopra citato.

I buoni pasto sono necessariamente dovuti?

Come già detto, tutti i lavoratori e collaboratori hanno diritto ai buoni pasto. Questo, però, non implica che essi siano obbligatori. Il datore di lavoro non è tenuto ad erogare i ticket, se non in due casi, ovvero se tale benefit è incluso nella contrattazione individuale o decentrata oppure se è previsto dal CCNL (Contratto collettivo nazionale) applicato.
Nei casi diversi da questi, invece, si ha a che fare con misure facoltative sostitutive della mensa aziendale, e spetta all’organizzazione decidere se darli o meno.
Ma se i benefit non sono obbligatori, allora, perché un datore di lavoro dovrebbe integrarli nel suo piano di welfare? I motivi possono essere molteplici, tra cui la soddisfazione dei dipendenti.

Le risorse umane, infatti, sono la leva principale per il successo dell’azienda, pertanto, uno degli obiettivi primari del manager dovrebbe essere quello di creare un clima positivo, al fine di implementare le performance dei dipendenti e ridurre il turnover. Le persone che si sentono appagate e gratificate dai propri superiori, sono più motivate a dare il massimo sul lavoro. Inoltre, un buon sistema di welfare permette di rendere più appetibile l’azienda agli occhi dei nuovi lavoratori.

I benefici dei buoni pasto

L’uso dei buoni pasto può portare molti benefici, sia alle imprese/professionisti che li emettono sia a coloro che li utilizzano. Infatti, chi li emette può fare affidamento su un risparmio fiscale considerevole, mentre i dipendenti che li ricevono hanno un maggior potere di acquisto.

Per quanto riguarda le imprese, più precisamente, l’erogazione di questi ticket consente di ottenere una maggiore flessibilità oraria per la pausa pranzo e una riduzione delle tasse da versare nelle casse dell’Erario.

Per quanto concerne i dipendenti, invece, utilizzandoli hanno una maggiore scelta su dove spenderli e su quali prodotti consumare, generalmente possono essere usati in bar, ristoranti, pizzerie, agriturismi, spacci aziendali e così via. Ancora, i dipendenti che li ricevono hanno la possibilità di “staccare” dal lavoro e di consumare un pasto insieme ai colleghi presso un esercente convenzionato, in modo da migliorare anche l’affinità del team. 

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