Avvocati e Groupon: cosa è successo a Firenze

Silvia Surano 03/01/12
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Che cosa c’è di male se un giovane professionista vede in internet uno spiraglio per farsi largo?”. Questo ha dichiarato Boris Hageney, CEO di Groupon Italia in un’intervista a Panorma Economy in risposta alle polemiche che negli ultimi tempi stanno frenando le collaborazioni tra professionisti e il famoso sito internet.

Chi naviga spesso tra le pagine di Groupon alla ricerca di abbonamenti in palestra convenienti, cene scontate o tagli e pieghe a prezzi stracciati, è ormai abituato a leggere annunci di dentisti, medici estetici e, addirittura, chirurghi plastici che offrono visite specialistiche e prestazioni di vario genere con sconti fino al 70%. Difficilmente, invece, capiterà in futuro di leggere offerte proposte da avvocati, se non altro quelli iscritti presso l’Ordine degli Avvocati di Firenze.

Circa due mesi fa, infatti, lo studio di infortunistica Giusto Risarcimento di Pistoia ha pubblicato un annuncio del seguente tenore: “Una trattazione di un procedimento stragiudiziale senza ricorrere alle vie legali a 39 € invece di 500 oppure 2 procedimenti a 69 € invece di 1000″. Come evidente, la prestazione professionale veniva offerta con uno sconto del 92% ma, nonostante questo, ha ottenuto solo 2 adesioni a riprova della diffidenza dei consumatori nei confronti di certe offerte.

A seguito di una segnalazione, l’Ordine degli Avvocati di Firenze ha prontamente aperto un’istruttoria per verificare se nell’episodio fossero coinvolti avvocati iscritti all’albo. L’indagine per fortuna ha avuto esito negativo e la vicenda, come dichiarato da Samuele Baroncelli, titolare dello studio di infortunistica, si è trasformata solo in una pubblicità molto negativa.

In attesa di appurare che nessun legale fiorentino fosse coinvolto, il Consiglio dell’Ordine ha comunque ritenuto necessario adottare la delibera n. 5 del 2011, facendo così il punto sui risvolti deontologici del caso e avvisando i professionisti delle conseguenze cui potrebbero incorrere partecipando ad iniziative come quelle promosse da Groupon.

In sintesi, il Consiglio dell’Ordine ha qualificato i coupon non nominativi come titoli di credito al portatore e come  “prevalentemente commerciale” l’attività professionale dell’avvocato che si serve di questo sistema di diffusione dei propri servizi, elencando come segue tutte le norme deontologiche violate:

– articolo 17 bis numero 3: “L’avvocato può utilizzare esclusivamente i siti web con domini propri e direttamente riconducibili a sé, allo studio legale associato o alla società di avvocati alla quale partecipa, previa comunicazione tempestiva al Consiglio dell’Ordine di appartenenza della forma e del contenuto in cui è espresso”.

– articolo 19 canone primo e secondo: “È vietata ogni condotta diretta all’acquisizione di rapporti di clientela a mezzo di agenzie o procacciatori o con modi non conformi alla correttezza e decoro. L’avvocato non deve corrispondere ad un collega, o ad un altro soggetto, un onorario, una provvigione o qualsiasi altro compenso quale corrispettivo per la presentazione di un cliente“.

articolo 22: “L’avvocato deve mantenere sempre nei confronti dei colleghi un comportamento ispirato a correttezza e lealtà“. In questo caso il Consiglio ha sottolineato anche l’applicazione dell’art. 2598 c.c. in tema di concorrenza sleale intesa, nello specifico, come applicazione di prezzi non concorrenziali e inferiori ai costi sostenuti.

articolo 35: “Il rapporto con la parte assistita è fondato sulla fiducia“. Nell’ipotesi di Groupon, invece, è evidente come la scelta del professionista dipenda esclusivamente dallo sconto applicato sul prezzo della prestazione.

articolo 36 canone secondo: “L’avvocato, prima di accettare l’incarico, deve accertare l’identità del cliente e dell’eventuale suo rappresentante“.

In conclusione, il Consiglio dell’Ordine di Firenze ha “suggerito” agli avvocati iscritti all’albo, così come ai praticanti, di “astenersi dalla stipulazione di convenzioni” del genere. Personalmente ho molto apprezzato questo modo di agire in quanto il Consiglio, chiarendo la propria posizione senza margini di interpretazione, ha voluto tutelare i propri iscritti preventivamente, evitando errori che avrebbero poi comportato ovvi provvedimenti disciplinari.

Del resto, a sentire le parole dell’Avv. Sergio Paparo, non si tratta nemmeno di un atteggiamento di chiusura verso le nuove forme di promozione dei servizi legali. Il Presidente dell’Ordine, intervistato sul punto, si è infatti detto preoccupato soprattutto per i giovani i quali, alla ricerca dei primi clienti, potrebbero offrire prestazioni professionali a prezzi bassissimi senza avere una struttura solida alle spalle per sostenerne i costi e togliendo valore alla propria preparazione.

Silvia Surano

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