Aumento Iva: il 22% mette in ginocchio 26 mila imprese

Redazione 20/05/13
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Dopo la sospensione dell’Imu una nuova priorità si profila all’orizzonte del nuovo Esecutivo; l’aumento dell’iva dal 21% al 22%. Dal vino alla birra, dalle scarpe agli elettrodomestici, dal pieno di benzina ai detersivi, dai computer alle televisioni, insomma l’aumento sarà trasversale, secondo una stima di Confocommercio riguarderà circa il 60 – 70% dei consumi degli italiani, rischiando di diventare un vero e proprio salasso per i cittadini.

Saranno solo alcuni beni di prima necessità a salvarsi dal rincaro generalizzato, nella fattispecie quelli del comparto degli alimentari, della sanità e dell’istruzione, visto che a questi generi si applica l’aliquota differenziata del 10% o del 4%. I soggetti più fortemente a rischio sono le imprese; l’associazione dei commercianti stima che l’incremento potrebbe  generare la chiusura di 26 mila imprese entro fine anno, dunque l’avvicinarsi del 1° luglio rispolvera le preoccupazioni mai sopite sul rincaro dell’Iva e aumenta inevitabilmente la pressione sul Governo.

Mentre Palazzo Chigi e il Tesoro si stanno occupando di esaminare il il dossier ma al momento non c’è compatibilità con i conti pubblici, il fronte del Pdl ricomincia ad alzare i toni. Ieri Brunetta, il Capogruppo alla Camera, ha garantito che “il governo provvederà a non aumentare l’Iva a luglio” mentre il vicepremier Alfano ha assicurato che l’aumento non ci sarà. 

Allo stesso riguardo decisamente più prudente il PD a cui fa eco il parere del viceministro dell’Economia Stefano Fassina che mira a proporre una “mediazione“; invece di sopprimere completamente l’Imu sulla prima cada come vorrebbe il Pdl con il costo di 4 miliardi, sarebbe necessario portare a 450 euro la detrazione dell’Imu, il che corrisponderebbe all’eliminazione della tassa per l’85% delle famiglie, in questo modo si risparmierebbero due miliardi da impiegare in una possibile neutralizzazione dell’Iva.

Intanto consumatori  e imprese stilano un primo bilancio del rincaro di luglio; secondo la Confcommercio l’aumento provocherà, per una famiglia di tre persone, una “stangata” di 135 euro in media nell’arco di dodici mesi. Per Federconsumatori ed Adusbef l’incremento avrà una ricaduta negativa complessiva di 207 euro annui in più a famiglia con un nucleo di tre persone.

Per la Cgia di Mestre se il Governo non riuscirà a scongiurarne l’aumento, dal primo luglio, gli aggravi di imposta sui portafogli delle famiglie italiane saranno pari a 2,3 miliardi nel 2013 e ben 4,2 miliardi nel 2014. Per una famiglia di quattro persone,secondo la Cgia di Mestre, l’aumento sarà di 103 euro; le voci che subiranno  ritocchi maggiori saranno i carburanti (33 euro), l’abbigliamento (20 euro) e gli elettrodomestici (17 euro).

Si schiera anche la Coldiretti evidenziando che è necessario evitare ulteriori effetti depressivi  sulle vendite al dettaglio, per alcuni prodotti di base come il vino, osservano gli agricoltori, si deve già fronteggiare una drammatica flessione degli acquisti familiari che sono calati del 7 % nel primo trimestre del 2013. 

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