Introdotto dal 1° marzo 2022 per effetto del Decreto legislativo del 29 dicembre 2021 numero 230, l’Assegno Unico Universale (AUU) si configura come un meccanismo di sostegno economico mensile ai nuclei familiari con figli a carico.
In particolare, l’AUU è dovuto a coloro che esercitano la responsabilità genitoriale:
- Per ogni figlio minorenne a carico e, per i nuovi nati, a partire dal settimo mese di gravidanza;
- Per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei ventuno anni di età, al ricorrere di determinate condizioni soggettive del figlio stesso;
- Per ogni figlio con disabilità a carico, senza limiti di età;
- Per ogni orfano maggiorenne, a condizione che sia già titolare di pensione ai superstiti e riconosciuto con disabilità grave ai sensi dell’articolo 3, comma 3, Legge 5 febbraio 1992 numero 104.
A distanza di due anni dall’avvio dell’Assegno alcune criticità legate alla sua applicazione impongono all’Esecutivo una serie di interventi correttivi, con possibili modifiche già a valere dal prossimo anno.
Analizziamo la questione in dettaglio. Qui invece un approfondimento su tutti i bonus famiglia attivi e in scadenza nel 2024.
Indice
Assegno Unico: la procedura di infrazione UE
Il 25 luglio scorso la Commissione UE ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori mobili di altri Stati membri in relazione alle prestazioni familiari loro concesse, ravvisando, si legge nel comunicato stampa, una discriminazione e violazione del diritto comunitario “in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) n. 883/2004) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea)”.
Il deferimento arriva a seguito di una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023, cui ha fatto seguito un parere motivato nel novembre dello stesso. Poiché la risposta italiana “non ha tenuto sufficientemente conto dei rilievi della Commissione, quest’ultima ha deciso di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Perché il deferimento alla Corte di giustizia?
La misura oggetto del deferimento alla Corte di giustizia è l’Assegno Unico Universale nella parte in cui si pone come requisito per la legittima spettanza del sussidio l’essere o essere stato in passato residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a termine di durata almeno semestrale (articolo 3, comma 1, lettera d, Decreto legislativo del 29 dicembre 2021 numero 230). Un altro aspetto sotto la lente d’ingrandimento della Commissione è quello per cui non possono beneficiare della prestazione i soggetti con figli che non risiedono in Italia.
L’Assegno Unico è discriminatorio
La Commissione UE ritiene che il regime descritto non sia compatibile con il diritto comunitario in quanto “costituisce una discriminazione nei confronti dei lavoratori mobili dell’UE” (comunicato stampa). Uno dei principi fondamentali dell’Unione europea, chiarisce la Commissione, è quello della parità di trattamento delle persone “senza distinzioni basate sulla nazionalità”. Secondo questo principio di base, conclude il comunicato, i “lavoratori mobili dell’UE che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”.
Necessari interventi correttivi
Per risolvere la situazione creatasi a livello europeo la soluzione è ritoccare i requisiti di accesso all’AUU in modo da allargare la platea dei beneficiari e rientrare così nei paletti imposti da Bruxelles. Una prospettiva, quella descritta, che richiede maggiori risorse pubbliche per far fronte all’aumento di coloro che percepiscono l’Assegno Unico.
I prossimi mesi saranno decisivi per conoscere se e in quale misura l’Esecutivo procederà al ritocco dell’Assegno Unico, come sollecitato dall’Unione europea.
Assegno Unico e calcolo dell’ISEE
L’AUU si concretizza in un importo mensile, erogato dall’Inps direttamente ai soggetti beneficiari, rappresentata dalla somma di due elementi:
- Assegno base, calcolato in funzione del numero dei figli a carico e dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) del nucleo familiare dove è inserito il figlio beneficiario della prestazione;
- Una serie di maggiorazioni riconosciute in base al numero e alle caratteristiche dei componenti il nucleo familiare.
Dal momento che:
- All’aumentare dell’ISEE si riduce l’Assegno Unico;
- In assenza di ISEE o con ISEE superiore a determinate soglie (annualmente comunicate dall’Inps, da ultimo con il Messaggio dell’8 febbraio 2024 numero 572 che ha reso noti i valori di riferimento per l’anno corrente) spettano gli importi minimi previsti dalla normativa;
l’Indicatore riveste un’importanza cruciale.
Il motivo è legato al fatto che la funzione dell’ISEE è quella di fotografare la situazione economico-patrimoniale del nucleo familiare al fine di stabilirne il diritto a una serie di prestazioni agevolate e sussidi tra cui, appunto, l’AUU.
Il cortocircuito dell’Assegno Unico compreso nel calcolo dell’ISEE
Un’anomalia creatasi a seguito dell’introduzione dell’Assegno Unico è quella per cui, nel calcolo dell’ISEE, è ricompreso lo stesso AUU.
Una prospettiva che rischia di essere penalizzante per i nuclei familiari numerosi o comunque destinatari di un Assegno Unico cospicuo. I soggetti interessati potrebbero infatti essere esclusi da altre misure di sostegno, anch’esse dipendenti dall’ISEE, a causa del fatto che quest’ultimo è insolitamente elevato, rispetto agli anni precedenti, in conseguenza dell’avvio dell’AUU dal 1° marzo 2022.
Previsto un primo intervento correttivo per le famiglie numerose
Per risolvere la situazione descritta, stando a quanto riporta il quotidiano “Il Sole 24 Ore”, al Ministero del lavoro si studia un’esclusione dell’Assegno Unico dal calcolo dell’ISEE “in prima battuta per le famiglie numerose”.
Assegno Unico: il peso della rivalutazione e il nodo delle risorse pubbliche
L’impianto normativo dell’Assegno Unico prevede un adeguamento degli importi per effetto della variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevata annualmente dall’Istat.
Con riguardo all’anno corrente, l’AUU ha beneficiato di una rivalutazione del 5,4%, quale risultato della variazione percentuale che ha interessato gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, senza tabacchi, tra il periodo gennaio – dicembre 2022 e gennaio – dicembre 2023.
L’obbligo di rivalutare l’Assegno Unico comporta naturalmente un maggior impatto sulle casse pubbliche chiamate, peraltro, a dover far fronte (potenzialmente) all’ampliamento della platea dei beneficiari e al correttivo sul calcolo dell’ISEE.
Assegno Unico: nessun taglio nel 2025
La convergenza temporale tra i tre scenari descritti e l’avvio del cantiere sulla Manovra 2025 ha gettato ombre sul futuro dell’Assegno Unico.
A seguito delle voci su possibili tagli all’AUU, se non addirittura della sua abrogazione, il Ministero dell’economia e delle finanze ha diffuso una nota (pubblicata dall’agenzia “ansa.it”) con cui giudica fantasiosa “e senza alcun fondamento l’ipotesi di tagli agli assegni per i figli in vista della prossima manovra”.
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