Catasto, arriva l’intesa nella maggioranza: cosa prevede la nuova riforma

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È dallo scorso ottobre che proseguono le tensioni nell’esecutivo dopo l’approvazione del disegno di legge delega per la riforma fiscale. Uno dei punti della riforma, la revisione del catasto, aveva infatti provocato l’uscita anticipata dei ministri della Lega dal CdM del 5 ottobre e la conseguente assenza durante le votazioni. La diatriba è poi proseguita in Parlamento, dove si sta esaminando il DdL la cui discussione è stata diverse volte rimandata.

Nella serata del 5 maggio è arrivato l’annuncio sull’accordo all’interno della maggioranza per sbloccare l’impasse sulla delega. Il testo potrà quindi proseguire il suo iter.

Il testo originale della riforma prevede due fasi, la prima intende modificare e modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo di terreni e fabbricati, mentre la seconda fase prevede, a partire dal 1° gennaio 2026, una serie di meccanismi per adeguare automaticamente i valori patrimoniali e delle rendite dei fabbricati in base alle variazioni del mercato. Proprio quest’ultima fase è quella che ha causato tensioni da parte del centrodestra, ed è quella che è stata riscritta per trovare l’accordo.

La nota del centrodestra ha annunciato che sparirà dalla riforma “ogni riferimento ai valori patrimoniali degli immobili, consentendo l’aggiornamento delle rendite secondo la normativa attualmente in vigore e senza alcuna innovazione di carattere patrimoniale“.

La prima fase consiste inoltre in un’operazione di trasparenza: verranno infatti messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate degli strumenti utili a rilevare:

  • immobili non censiti o con destinazione d’uso diversa;
  • terreni edificabili accatastati come agricoli;
  • immobili abusivi.

Vediamo quindi cosa prevede nel dettaglio questa revisione, le conseguenze per i contribuenti e le reazioni della politica.

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Cosa prevede la riforma del catasto

Come anticipato, l’articolo 6 della legge delega che parla della revisione del catasto è diviso in due commi, che racchiudono altrettante fasi. Ricordiamo che la legge delega non contiene che l’ossatura della riforma, delle indicazioni, senza entrare nel dettaglio. Saranno i decreti legislativi che faranno seguito alla delega a delineare tutte le azioni che verranno intraprese.

In un primo momento si cercherà di dare gli strumenti ai Comuni e all’Agenzia delle Entrate per far riaffiorare tutti quei terreni e immobili “fantasma”, non censiti dal catasto. Allo stesso modo verranno accatastati correttamente tutti i terreni edificabili ma accatastati come agricoli e tutti gli immobili abusivi.

La legge delega prevede inoltre la creazione di nuovi strumenti per facilitare lo scambio telematico di dati tra Comuni e Agenzia delle Entrate. Per 5 anni quindi, fino al 2026, verrà spianata la strada per poi procedere all’aggiornamento delle rendite.

Viene eliminata dalla riforma l’introduzione di nuovi criteri che sarebbero serviti ad attribuire i valori patrimoniali della rendita catastale. Si utilizzerà quindi la normativa attualmente in vigore per l’aggiornamento delle rendite.

Inoltre, un punto chiarisce che tutte le informazioni rilevate non saranno utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali.

Infine, con l’ultimo aggiornamento del 5 maggio viene chiarito che “Il nuovo articolo 6 prevede espressamente che i proventi e il maggior gettito recuperato con l’emersione delle cosiddette case fantasma dovrà essere destinato alla riduzione delle imposte sulla casa, a partire dall’Imu.”

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Riforma del catasto: le reazioni della politica

Le prime reazioni, come riportato in precedenza, sono giunte dalla Lega, che contraria all’inserimento dell’articolo 6 nella legge delega ha disertato il Consiglio dei Ministri del 5 ottobre. I timori della Lega si sono trasformati nella richiesta di garanzie al premier Draghi, affinché la riforma non venga utilizzata per aumentare le tasse sugli immobili. Per Salvini infatti, la riforma sarebbe una “Patrimoniale nascosta”. Nei giorni scorsi, durante i voti in Commissione, l’articolo è passato per un solo voto: contrari nella maggioranza Lega, Forza Italia e Coraggio Italia.

Draghi ha ribadito più volte in questi mesi che la riforma va fatta, è inserita nel PNRR e soprattutto non sarà una patrimoniale. “Nessuno pagherà più tasse“, queste le parole del premier. Il Presidente del Consiglio si era già espresso sulla questione a ottobre:

Perché calcolare le tasse sulla base di numeri che non hanno senso? Non è meglio essere trasparenti? Poi la decisione se far pagare o meno è una decisione diversa, ma noi abbiamo deciso che non si tocca assolutamente nulla, cioè le persone continueranno a pagare quanto pagano oggi. Inoltre la revisione del catasto richiede cinque anni di tempo, quindi di eventuali decisioni se ne parlerà dal 2026. Una è una operazione trasparenza, l’altra è una decisione di politica fiscale“.

Quello che chiedevano i partiti di destra era la modifica dell’articolo 6, e le tensioni erano arrivate al punto che Draghi ha dovuto ribadire che da questa riforma dipenderà la tenuta del Governo. La situazione si è sbloccata, l’articolo è stato modificato, e adesso la legge dovrà terminare il suo iter di approvazione, al quale seguiranno i decreti legislativi che attueranno la riforma fiscale, rispettando le tempistiche promesse all’Europa con il PNRR.

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Alessandro Sodano

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