Licenziamento vicino alla pensione: è legittimo? Il chiarimento della Cassazione

Paolo Ballanti 14/01/20
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I licenziamenti collettivi possono interessare i lavoratori prossimi alla pensione se questo è previsto in un apposito accordo sindacale nonostante la scelta coinvolga tutta l’azienda e non solo i settori in crisi.

E’ quanto ha affermato la Cassazione con la sentenza n. 24755/2018 con cui la Suprema Corte ha respinto la nullità del licenziamento di un dipendente perché prossimo alla pensione, quando la procedura era stata avviata per esigenze tecnico / produttive legate all’eccedenza di personale in un determinato comparto aziendale.

Cerchiamo di fare chiarezza analizzando il pensiero della Cassazione.

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Licenziamento vicino alla pensione: la controversia

La vicenda trae le mosse dal recesso intimato al dipendente di una compagnia assicurativa nell’ambito di una procedura di licenziamento collettivo, sorta per una situazione di eccedenza di personale riferita ad un determinato comparto aziendale.

Una volta avviata la procedura di licenziamento, il criterio, definito in un apposito accordo sindacale, per individuare i lavoratori da licenziare era stato identificato nella maturazione dei requisiti per la pensione.

Peraltro, erano stati coinvolti nella scelta i dipendenti di tutta l’azienda e non solo quelli impiegati nel comparto interessato dal surplus di personale.

La controversia arrivava in Corte d’appello, la quale ribaltava il giudizio di primo grado dichiarando nullo il licenziamento e condannando l’azienda a reintegrare il dipendente, oltre a corrispondergli tutte le mensilità maturate dall’interruzione del rapporto sino al ritorno al lavoro.

Licenziamento vicino alla pensione: motivazioni della Corte d’appello

Il giudice di secondo grado motivava la propria decisione affermando che, con l’adozione del criterio del diritto alla pensione, l’azienda aveva utilizzato la procedura dei licenziamenti collettivi per estromettere i dipendenti che, vicini al pensionamento, avrebbero potuto scegliere la mobilità ma non l’avevano fatto.

Il recesso era quindi nullo per la mancata corrispondenza tra crisi aziendale da un lato e numero e mansione dei licenziati dall’altro.

Avverso il giudizio della Corte d’appello l’azienda proponeva ricorso in Cassazione.

Licenziamento vicino alla pensione: giudizio della Cassazione

Investita della questione la Cassazione accoglie il ricorso aziendale e rinvia la decisione alla Corte d’appello in diversa composizione.

Vediamo ora nel dettaglio le motivazioni.

Il giudice di legittimità, richiama innanzitutto una sua precedente sentenza (n. 19457/2015) con cui si è stabilito che nei licenziamenti collettivi, il criterio di scelta, definito nell’accordo sindacale, fondato sulla possibilità di accedere alla pensione è:

  • Applicabile a tutti i lavoratori dell’impresa a prescindere dal reparto produttivo / ufficio;
  • Applicabile anche a lavoratori non impiegati nei settori aziendali in crisi indicati nella comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo.

Rapporto tra esigenze tecnico – produttive e pensionamento

Altro aspetto esaminato dalla Suprema Corte è il rapporto tra la comunicazione di eccedenza del personale, con cui si giustifica il ricorso alla procedura di licenziamento collettivo per esigenze tecnico / produttive e l’accordo sindacale con cui si individua, come criterio di scelta dei dipendenti da licenziare, il possesso dei requisiti pensionistici.

Secondo la Cassazione, le esigenze tecnico / produttive, indicate all’avvio della procedura, valgono a ritenere giustificata la scelta di ricorrere ai licenziamenti ma non vincolano l’azienda nella successiva scelta dei dipendenti da licenziare.

Accordo collettivo

Stando al pensiero della Suprema Corte il criterio di scelta basato sui requisiti di accesso al pensionamento dev’essere definito in un accordo collettivo, tale da conferirgli le caratteristiche dell’obiettività, della razionalità e della condivisione.

Questo orientamento è giustificato dall’importanza che, nei licenziamenti collettivi, hanno le procedure di consultazione sindacale, soprattutto per il ruolo affidato ai sindacati di individuare soluzioni atte a minimizzare l’impatto sociale della riorganizzazione produttiva, scegliendo ad esempio di licenziare i dipendenti che subiranno un danno minore rispetto ad altri, come quelli prossimi al pensionamento.

Minor impatto sociale

La Cassazione afferma che utilizzare come criterio di scelta dei lavoratori da licenziare quello di essere prossimi alla pensione, rientra nel concetto di “minor impatto sociale” e risponde ai requisiti di obiettività e razionalità.

Paolo Ballanti

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