Dichiarazione Iva: chi è in ritardo ha tempo fino al 28 maggio

Dichiarazione Iva 2017: chi non ha inviato i dati alle Entrate entro il 3 marzo ha ancora 90 giorni per beneficiare del ravvedimento operoso.

Redazione 24/04/17
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Il termine di presentazione della dichiarazione Iva 2017 è scaduto il 3 marzo, ma i ritardatari hanno ancora tempo fino al 28 maggio per inviare una dichiarazione tardiva. I contribuenti che inviano i dati all’Agenzia delle Entrate entro 90 giorni dal termine previsto, infatti, possono usufruire del ravvedimento operoso e pagare sanzioni molto più lievi che nel caso di dichiarazione omessa.

La possibilità di inviare la dichiarazione tardiva è particolarmente importante per il 2017, dato che da quest’anno la dichiarazione Iva deve essere presentata in forma autonoma e non più insieme alla dichiarazione dei redditi nel Modello Unico. La data di scadenza è quindi stata anticipata da settembre a marzo, con conseguente possibilità di confusione e ritardi da parte di molti professionisti.

Vediamo allora cosa è possibile fare se si è dimenticato di presentare la dichiarazione Iva 2017.

 

La dichiarazione tardiva fino al 28 maggio

Chi non ha presentato la dichiarazione Iva entro il termine previsto del 28 febbraio, poi esteso con una mini-proroga al 3 marzo, può dunque rimediare all’errore entro il 28 maggio. Solo dopo i 90 giorni trascorsi dal termine iniziale, infatti, la dichiarazione Iva si considera omessa: prima di tale data l’invio è considerato semplicemente tardivo.

La dichiarazione Iva, lo ricordiamo, deve essere inviata obbligatoriamente ogni anno per via telematica da tutti i titolari di partita Iva che esercitano attività di impresa, attività artistiche o professionali. A partire da quest’anno, come accennato, la dichiarazione va presentata in forma autonoma: in buona sostanza, il Modello Unico utilizzato fino all’anno scorso va in pensione e viene sostituito dal semplice Modello Redditi, mentre la dichiarazione Iva va inviata all’Agenzia delle Entrate indipendentemente.

Il 28 febbraio (o 3 marzo) è in ogni caso la data di scadenza valida per il solo 2017. Dal 2018 in poi, invece, la dichiarazione Iva andrà presentata per via telematica entro il 30 aprile.

La sanzione fissa per chi paga entro 90 giorni

Ma cosa succede, in pratica, a chi invia la dichiarazione dopo la scadenza ma entro i 90 giorni previsti dalla legge? E soprattutto, a quanto ammontano le sanzioni da pagare?

I contribuenti che presentano la dichiarazione Iva entro il prossimo 28 maggio dovranno pagare la sanzione fissa di 250 euro, ridotta però a un decimo dell’importo originario: dunque 25 euro, da versare con il codice tributo 8911. Una somma da pagare, dunque, decisamente contenuta. Questo, però, solo se non sono dovute le imposte.

L’omesso versamento e il ravvedimento operoso

Se il contribuente deve pagare le imposte, invece, sarà tenuto a corrispondere al Fisco, oltre ai 25 euro di sanzione ridotta, anche la sanzione per omesso versamento. Questa, però, è mitigata dall’istituto del ravvedimento operoso, ossia da una serie di sconti concessi a chi paga in tempi più o meno brevi. Per l’esattezza, il contribuente dovrà versare, oltre agli interessi legali:

  • una sanzione dello 0,1% giornaliero del valore dell’imposta, entro i 14 giorni dalla scadenza (ravvedimento operoso “sprint“);
  • una sanzione fissa dell’1,5% del valore dell’imposta, dal 15° al 30° giorno dalla scadenza (ravvedimento operoso “breve“);
  • una sanzione fissa dell’1,67% del valore dell’imposta, dal 31° al 90° giorno dalla scadenza (ravvedimento operoso “medio“);
  • una sanzione fissa del 3,75% del valore dell’imposta, oltre il 90° giorno dalla scadenza ma prima del termine di presentazione della dichiarazione successiva (ravvedimento operoso “lungo“).

Cosa si deve fare in caso di dichiarazione omessa?

E chi, invece, omette di presentare la dichiarazione entro i 90 giorni dalla scadenza?

In questo caso, come accennato, la dichiarazione si considera omessa e non è più possibile usufruire del ravvedimento operoso. Il contribuente dovrà quindi pagare una sanzione amministrativa che varia dal 120 al 240% dell’imposta dovuta, con un limite minimo di 250 euro. Nel caso in cui non siano dovute imposte, il cittadino dovrà comunque pagare una sanzione dai 250 ai 1.000 euro.

Si fa però notare che chi presenterà la dichiarazione Iva oltre i 90 giorni concessi per il ritardo ma comunque prima del termine per l’invio della dichiarazione relativa al periodo d’imposta successiva (e dunque entro la scadenza della dichiarazione Iva 2018), dovrà pagare una sanzione che varia dal 60 al 120% delle imposte dovute, oppure una sanzione dai 150 ai 500 euro se non sono dovute imposte.

 

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