Contratto di Affitto: quando l’inquilino ha diritto agli interessi sulla cauzione

Redazione 13/09/16
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Nei casi in cui un inquilino stipula un contratto di locazione con il padrone di casa, di norma deve accettare anche la clausola secondo cui è tenuto a versare, al momento della firma, un certo importo a titolo di deposito cauzionale (la cosiddetta “caparra”).

Il padrone di casa, tuttavia, è sempre tenuto a restituire, alla fine di ogni anno o in un’unica soluzione, la caparra con gli interessi all’inquilino.

Contratto di Affitto: come funzionano pagamento e restituzione caparra

La normativa, sia riguardo il pagamento e la restituzione della cauzione, sia per quanto concerne gli altri aspetti del contratto di affitto, è molto chiara.

È, sì, vero che il deposito cauzionale serve a garantire il locatore (il padrone di casa che affitta l’immobile) da possibili inadempimenti del conduttore (l’inquilino che si trasferisce nell’appartamento) o da danni ai mobili da lui causati. Ma è vero anche, come specificato all’art. 11 della Legge n. 392/78, che il deposito cauzionale “è produttivo di interessi legali che debbono essere corrisposti al conduttore alla fine di ogni anno”.

Il locatore, in caso di mancato versamento degli interessi annuali, sarà tenuto al pagamento alla fine del contratto di locazione. Inoltre, l’importo della cauzione non può essere superiore a 3 mensilità del canone d’affitto.

Quando il padrone di casa può trattenere la caparra?

La sola circostanza in cui il padrone di casa può trattenere la caparra è quella in cui l’inquilino abbia causato danni all’immobile. Anche in questo caso, però, questo danno, e dunque il diritto a trattenere la caparra, deve essere certificato da un apposito funzionario.

Va detto, poi, che gli interessi sulla cauzione sono sempre dovuti, anche nei casi in cui il contratto affermi esplicitamente il contrario.

La restituzione della cauzione, maggiorata degli interessi, fino a 5 anni dopo il termine del contratto d’affitto, potrà sempre essere richiedere dal conduttore. Quindi solo nel caso in cui l’inquilino rinunci a tale richiesta per 5 anni, il locatore non sarà più obbligato a versare questa somma.

La decisione della Cassazione

A conferma di ciò, è intervenuta recentemente la quinta sezione civile della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16969 dell’11 agosto 2016 con la quale si espressa a favore dell’Agenzia delle Entrate, che aveva fatto ricorso nei confronti di un’azienda per una serie di motivi relativi ad alcune imposte non pagate.

In una delle motivazioni alla base del ricorso l’Agenzia accusava l’azienda di non aver pagato le tasse riguardanti gli interessi percepiti sulla cauzione che essa aveva versato in un contratto d’affitto con un locatario.

Secondo la Suprema Corte, il motivo è fondato: “L’obbligo del locatore di un immobile urbano di corrispondere al conduttore gli interessi legali” sul deposito cauzionale da questi versato “ha natura imperativa”, in quanto “persegue finalità di ordine generale, tutelando il contraente più debole”.

Pertanto, tali interessi “devono essere corrisposti al conduttore anche in difetto di una sua espressa richiesta”, e sono soggetti a tassazione anche quando, come nel caso di specie, non sono stati percepiti effettivamente.

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