Due per mille ai partiti: il contribuente volta le spalle alla politica

Redazione 09/04/15
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Il finanziamento ai partiti è morto, ma nessuno ci ha ancora avvertito. E’ partita decisamente con il piede sbagliato la riforma dei fondi volontari alle forze politiche: i primi dati relativi al 2014 parlano di 4 soli cittadini su 10mila che hanno deciso di destinare il proprio 2 per mille a una fazione presente o fuori dal Parlamento.

E pensare che le istituzioni hanno semplificato la vita ai contribuenti quanti più non avrebbero potuto: tutto ciò che era necessario fare per completare l’operazione riguardava l’apposizione di una crocetta nel modello 730 della denuncia dei redditi se lavoratori dipendenti o pensionati, o di Unico qualora autonomi e titolari di partita Iva.

In totale, sono stati 16518 i cittadini che hanno scelto di inviare il proprio piccolo contributo al partito di riferimento, su una platea potenziale di circa 41 milioni di contribuenti, per un totale raccolto di 325mila euro. Va tenuto presente che, fino alla presentazione dell’attuale legge, il fondo di garanzia messo da parte dalle istituzioni ammontava a oltre 7 milioni di euro.

Insomma, un flop in piena regola, che testimonia la popolarità ai minimi termini della politica in senso generale e dei partiti nello specifico. Non è presente tra le forze politiche destinatarie del 2 per mille in denuncia dei redditi il MoVimento 5 Stelle, che ha dichiarato fin da subito di voler rinunciare  a qualsivoglia tipo di contributo da parte dei cittadini.

La disposizione, si ricorderà, era stata introdotta dall’ormai sepolto governo Letta, con uno degli ultimi atti prima dell’avvento di Matteo Renzi, concedendo la possibilità di inviare il 2 per mille dell’Irpef ai partiti politici come sostituzione dell’ormai desueta normativa sui rimborsi elettorali.

Rimane, comunque, un interrogativo: cioè tutto l’inoptato, ossia quella frazione di 2 per mille che i contribuenti non hanno destinato ad alcun soggetto, che fine farà?

Al momento, per l’anno passato, il calcolo è sui 7 milioni e mezzo di euro, che guarda caso corrisponde proprio al fondo accantonato prima dell’entrata in vigore della legge. Ecco, dunque, che si incinuano i sospetti di un escamotage per recuperare in altro modo le risorse non direttamente versate nelle casse dei partiti.

Tra le forze politiche, i contributi versati rispecchiano le proporzioni dell’elettorato: al primo posto il Partito democratico, che sfiora i 200mila euro grazie alle elargizioni di circa 10mila sostenitori. Segue a distanza siderale la Lega Nord tallonata da Forza Italia, rispettivamente a 28mila e 24mila euro di sostegno. Più lontani gli altri, da Sel, a SVP finoa  Fratelli d’Italia e Scelta civica.

La media delle singole donazioni è inferiore a 20 euro, per uno strumento che, comunque, i partiti considerano non più sufficiente a sostenere i costi di organizzazione e amministrazione.

QUI IL TESTO DELLA LEGGE

Redazione

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