Tasi, Tari, Imu e gli altri tributi: come superare l’autunno caldo

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La seconda parte del 2014 si annuncia come il periodo più denso di adempimenti fiscali degli ultimi anni. Tra imposte locali e centrali, pazienza e portafogli dei contribuenti saranno messia dura prova e, così, professionisti e commercialisti dovranno fare del proprio meglio per reggere l’urto dello tsunami fiscale. In arrivo, infatti, sono alle porte non solo le scadenze che riguardano i saldi dei singoli contribuenti, ma anche le approvazioni delle nuove aliquote da parte delle amministrazioni ritardatarie, i calcoli da effettuare e le normali contribuzioni, con la Tasi, ovviamente, a fare da protagonista. Ne discutiamo con l’esperto Luigi Lovecchio, co-autore del volume “Manuale dei tributi locali”, appena uscito in edizione aggiornatissima per Maggioli Editore.

 

Cominciamo dalla Tasi: quali sono le prossime scadenze di questo caso ingarbugliato, sia per i Comuni i cui contribuenti hanno già versato la prima rata, che per i ritardatari? Entro quando dovranno essere definite tutte le aliquote?

Per quanto riguarda le scadenze di pagamento, occorre distinguere a seconda che il comune abbia o meno pubblicato le delibera Tasi sul sito delle Finanze entro la fine di maggio scorso. In caso positivo, la prima scadenza era il 16 giugno scorso ovvero la diversa data successiva eventualmente deliberata dal comune, mentre il saldo è al prossimo 16 dicembre. Per gli altri comuni, occorre ulteriormente distinguere se il comune pubblica la delibera entro il 18 settembre prossimo oppure non. Nel primo caso, la prima rata va versata entro il 16 ottobre, fermo restando il saldo al 16 dicembre. Nel secondo caso, si versa tutto in un’unica soluzione entro il 16 dicembre, con l’aliquota base dell’1 per mille. Come si vede, è un bel “guazzabuglio”. Per i contribuenti ritardatari resta ovviamente la facoltà di avvalersi del ravvedimento, disciplinato nell’articolo 13, D. Lgs. n. 472/’97, anche se l’applicazione delle sanzioni, seppure ridotte, appare piuttosto ingiusta in un contesto così complicato.

E’ possibile fare un paragone su Imu e Ici? Con le recenti rivoluzioni nella fiscalità immobiliare, il proprietario di casa e/o inquilino, ne è davvero sempre uscito sconfitto? Oppure alcuni benefici, almeno di tipo amministrativo, ci sono stati?

Ovviamente Imu e Ici si assomigliano molto. L’Imu si atteggia come una evoluzione dell’Ici ma la sua applicazione è resa più complessa dalle difficili interrelazioni con l’Irpef sui redditi immobiliari. Quanto al rapporto costi/benefici, sono fermamente convinto del fatto che quando per calcolare le imposte sulla propria casa occorre districarsi in una disciplina così irragionevolmente e stolidamente complicata i benefici, quand’anche ve ne fossero, sarebbero completamente annullati dai costi.

 

Per chi, invece, rimane in vigore la vecchia Imu? Con quali aliquote e scadenze?

L’Imu continua ad essere pagata, in linea generale, per le unità immobiliari diverse dall’abitazione principale e dalle fattispecie ad essa assimilate. Si tratta, tra l’altro, delle seconde case e degli immobili locati. Vi sono comunque delle eccezioni. Così ad esempio sono esenti anche i fabbricati rurali strumentali e gli immobili merce delle imprese costruttrici. L’aliquota è decisa dal comune all’interno dei limiti minimo (4,6 per mille) e massimo (10,6 per mille) di legge. L’aliquota base è il 7,6 per mille. Le scadenze sono rimaste inalterate e cioè il 16 giugno e il 16 dicembre di ogni anno.

 

Riguardo la Tari, invece, sembra che non ci saranno modifiche rispetto alla precedente Tares…si può confermare dai primi riscontri nei Comuni in cui è già partita la riscossione? Come viene calcolata la Tari nell’ambito complessivo della Iuc?

In effetti, nei comuni che nel 2013 erano nella tares “classica” non vi sono stati sconvolgimenti nell’ammontare del prelievo. La Tari inoltre è un tributo del tutto autonomo, distinto dall’Imu e dalla Tasi. Sotto questo profilo, va segnalato che non esiste una “imposta unica comunale” ma tre tributi distinti, ognuno con la sua disciplina di riferimento. L’importo della Tari è collegato, per le utenze domestiche, all’estensione dell’immobile e al numero degli occupanti, mentre per le utenze non domestiche, oltre all’estensione della superficie, si guarda agli indici di produttività dei rifiuti.

 

Le imposte saranno tutte liquidabili mediante F24? O per la Tari a decidere è sempre il Comune, anche nelle modalità di pagamento?

Per Imu e Tasi il pagamento può avvenire solo in F24 o bollettini postali equiparabili, mentre per la Tari il comune è libero di adottare una pluralità di modalità di pagamento.

 

Un altro balzello di cui si trova un’ampia trattazione nel volume, e che negli ultimi tempi ha trovato un’applicazione sempre più diffusa, è la tassa di soggiorno. Possiamo chiarire le modalità di definizione degli importi, che variano a seconda della località? A chi compete la sua definizione?

Gli importi dell’imposta di soggiorno sono decisi dai comuni, nel rispetto del limite massimo di legge, pari a 5 euro al giorno per le strutture di livello superiore. Le cifre sono graduate in funzione del pregio della struttura ricettiva, determinata, in via generale, con riferimento al numero delle stelle (o altro sistema di rating) cui esse appartengono. L’ammontare dell’imposta è definito in ragione delle esigenze di gettito dell’ente. L’istituzione dell’imposta di soggiorno è riservata ai comuni capoluoghi di provincia, ai comuni inclusi negli elenchi regionali delle città a vocazione turistica e alle unioni tra comuni.

 

La pressione fiscale è ai massimi mai registrati, e tuttavia a mano pubblica continua nella ricerca di maggiori entrate. Crede che i contribuenti potranno farsi carico ancora a lungo dei conti disastrati del Paese come avvenuto negli ultimi anni? O che ormai sia necessaria un’inversione di tendenza, magari puntando su altri strumenti di recupero per le casse statali?

Non vi è dubbio che la pressione fiscale complessiva è giunta ormai a livelli insostenibili. Tengo però a precisare che questa non è una “colpa” del federalismo fiscale, come del tutto impropriamente si sostiene da più parti. È evidente infatti che se a livello centrale si tagliano i trasferimenti in modo drastico nell’arco di tempi brevi non si lasciano molte alternative agli altri livelli di governo rispetto all’innalzamento del prelievo. L’unica soluzione possibile è ampiamente nota ma altrettanto difficilmente perseguibile: una riduzione selettiva della spesa pubblica, sia locale (molto è stato già fatto) che centrale (molto resta ancora da fare), evitando accuratamente tagli generalizzati che provocano molti più problemi di quanti ne risolvano.

 

 

Francesco Maltoni

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