Il redditometro è un flop. Controlli morbidi e risultati deludenti

Redazione 17/07/14
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Redditometro 2014, nel silenzio generale sono partite le operazioni di controllo e di contraddittorio con i contribuenti destinatari delle 17mila lettere. E i primi risultati sono tutto fuorché incoraggianti per l’Agenzia delle Entrate e il suo strumento preferito di vigilanza sull’evasione fiscale.

Nei mesi scorsi, abbiamo documentato come siano state recapitate ben 17mila lettere a titolari di beni e conti correnti ritenuti non in linea con le spese sostenute relativamente alla denuncia dei redditi del 2010. QUI IL TESTO DELLA LETTERA

Già con l’invio delle missive, insomma, il fisco si era trovato costretto a ridurre la portata dei suoi interventi, passando dagli annunciati 30mila approfondimenti a poco più della metà.  Tutto ciò è potuto avvenire, però, in seguito alle modifiche introdotte alla normativa per effetto delle osservazioni rilasciate dal Garante della Privacy.

E dai primi riscontri, pare proprio che gli ultimi aggiornamenti per rendere il redditometro meno invasivo sui dati sensibili dei contribuenti, abbiano scaricato l’arma dell’Agenzia delle Entrate per stanare i contribuenti che mantengono un tenore di vita elevato a dispetto di redditi dichiarati troppo bassi.

Le osservazioni del Garante Privacy, accolte da principio come la liberazione, l’ultimo step prima del via definitivo ai controlli del redditometro, hanno dunque appannato la portata dell’occhio indagatore del fisco. In particolare, l’Authority per i dati personali chiedeva alle Entrate di eliminare dal computo delle spese da analizzare, le medie Istat relative agli esborsi correnti, che tengono conto dei beni di prima necessità, come alimentari e abbigliamento, fino ai viaggi. Queste eventuali spese sostenute dai contribuenti sottoposti agli accertamenti del fisco, non saranno considerate in fase di selezione del quadro contabile, né, tanto meno, in quella del contraddittorio che ora attende i primi 17mila.

Come se non bastasse, poi, la situazione economica di ogni famiglia finita sotto le grinfie del redditometro, verrà comparata a quanto contenuto nei database comunali, mentre solo nella successiva fase del faccia a faccia entrerà in scena il cosiddetto “fitto figurativo”, ossia il parametro adottato nel caso rimanga ignota la possibilità di disporre di un’abitazione nel comune in cui si risiede.

Sul fronte dell’accertamento, invece, segnali positivi stanno arrivando dagli istituti di credito, con il ricorso contestuale dello strumento di anagrafe dei conti correnti che, combinato alle altre contromisure fiscali all’evasione, potrà consentire all’Agenzia delle Entrate di selezione in maniera molto più accurata i contribuenti su cui effettuare i controlli.

Insomma, se il redditometro sembra incapace di curare la malattia dell’evasione, almeno pare incidere sulla segnalazione dei “focolai” più gravi, e consentire interventi mirati e più accurati da parte delle agenzie fiscali.

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