Saldo finale Imu, ecco dove è più alto e quanto andrà a Stato e Comuni

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Salasso per tutti, ma non per lo Stato e i Comuni. Il termine per il versamento della quota finale Imu è alle porte: il 17 dicembre il saldo dovrà essere terminato da parte di tutti i proprietari di immobili su territorio italiano.

Ancora,tantissimi si stanno accapigliando per conoscere l’esatto ammontare della quota da versare, frutto di un complesso calcolo tra valore catastale e aliquota posta dal Comune in cui l’immobile – o l’area edificabile – è situato. (Scopri come calcolare il saldo finale Imu)

In particolare, con gli ultimi aggiustamenti adottati dalle giunte municipali tra ottobre e novembre , molte delle aliquote Imu messe in preventivo dagli uffici al bilancio sono state ritoccate verso l’alto, con conseguente sconcerto da parte dei cittadini che hanno visto ingrandirsi il macigno fiscale di fine anno.

A questo proposito, da un’indagine condotta dal Sole 24 Ore che ha incrociato i dati dell’Agenzia del territorio con quelli del dipartimento delle Finanze, risulta che rispetto ai 18 miliardi – anche se in procinto si era parlato di 20 – messi a consuntivo per il versamento dell’Imu, pare che si arrivi addirittura a 23 e proprio in virtù delle ultime modifiche.

Una vera e proprio “stangatina” quella adottata con le aliquote definitive, insomma, che riguarderebbe in special modo i centri abitati del Centro sud, dove è stato calcolato che, a fronte di 100 euro versati a giugno per la prima rata, si passa in media ai 160 del colpo finale.

E, naturalmente, a essere ancora più tartassate, secondo lo studio, sarebbero le seconde case, già prese di mira con l’impostazione originaria della legge, e ora schizzate al 65,7% del primo versamento.

Eppure, pare che ad avere la peggio saranno i contribuenti del Nord, con aumenti generali del 44,2% che, in euro, si tramutano poco meno di 5 miliardi di sei mesi fa, ai quasi 7 miliardi di euro attuali.

Nello specifico, a livello nazionale l’Imu sulla prima casa viaggia a un costo medio di 278 euro a famiglia, con Roma davanti a tutti a 639 per abitazione, seguita da Milano a 427, Rimini a 414 e Bologna a 409.

Altra musica per quelle che non vengono classificate come abitazioni principali, ossia le vituperate – dal fisco – seconde case: 745 euro l’esborso medio, con Roma sempre davanti a tutti a 1885 euro per appartamento, con Milano, Bologna e Firenze a ruota (poco più di 1700 euro per le prime due, circa 1500 per la città toscana).

Sono queste, invece, le stime dell’Osservatorio periodico sulla fiscalità locale della Uil Servizio Politiche Territoriali, che ha analizzato le delibere di ogni Comune sullo stivale tra quelle pubblicate nel sito web del Tesoro.

Ad aver aumentato le aliquote sulla prima casa, spiega il report, è il 31,2% dei Comuni, con il 62,2% che l’ha mantenuta invariata: dunque, quasi nessuno (meno del 7%) ha operato una riduzione in vista del saldo finale.

La stima complessiva di 23 miliardi di euro, allora, secondo alcune comparazioni, dovrebbe essere costituita da quasi 4 miliardi per le prime case e da ben 19,4 sulle seconde, con lo Stato e i Comuni che finiranno per spartirsi la torta, ma in parti non uguali: ai Comuni andranno poco meno di 15 miliardi, all’erario gli 8 restanti.

 

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Francesco Maltoni

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