E’ tempo di rilanciare il telelavoro nella pubblica amministrazione

Luigi Oliveri 17/04/12
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Il telelavoro, forma di lavoro quasi del tutto inapplicata nella pubblica amministrazione, potrebbe costituire un elemento importante per un risparmio significativo dei costi del personale pubblico e dell’organizzazione in generale.

Il costo del lavoro, anche nelle amministrazioni pubbliche, non è solo quello connesso alla remunerazione dei dipendenti. Si spendono risorse per la postazione di lavoro, per l’occupazione degli spazi logistici, per il consumo delle utenze connesse, per la creazione di aree di parcheggio. Non è indifferente anche l’incidenza che l’organizzazione ancora fortemente tayloristica delle pubbliche amministrazioni determina sull’ambiente: la necessaria presenza dei dipendenti presso gli uffici implica molte vetture ad uso privato (vista l’inefficienza dei trasporti pubblici) che si riversano nelle strade, con tutte le conseguenze sull’ambiente, sul traffico e sulla qualità della vita.

Se la spending review viene interpretata per quello che è e, cioè, non un insieme di tagli, ma la revisione della spesa conseguente anche ai modelli produttivi ed organizzativi, è possibile scoprire l’utilità e forse l’indispensabilità del telelavoro per molte tipologie lavorative presenti nella pubblica amministrazione. Senza dover necessariamente, nel contempo, porre in essere calcoli comunque complessi sui costi indotti del lavoro svolto logisticamente all’interno delle sedi, che nella pubblica amministrazione, comunque, sono stimabili nell’ordine di circa 10 volte quelli del privato.

Poniamo alcuni esempi, certamente non esaustivi delle rilevanti possibilità connesse ad un impiego esteso e saggio del telelavoro, ma significativi. Il primo che viene immediatamente alla mente coinvolge ovviamente i dipendenti la cui mansione consista in attività di data entry, senza connessa ricezione a sportello. Per rimanere fermi ad esempi riguardanti gli enti locali, tipologie lavorative di questo tipo si possono riscontrare negli uffici demografici e negli uffici di contabilità e tributi. Laddove la mansione preveda anche contatti non diretti con utenti allo sportello, ma di natura telefonica, l’impiego di un numero verde o di sistemi di telefonia diffusa di carattere aziendale consentono di tenere connesso il dipendente non solo ai sistemi telematici, ma anche a quelli telefonici.

Lo stesso può riguardare anche gli addetti alle funzioni di classificazione e verifica della qualità delle strutture ricettive. La loro giornata lavorativa si divide in due parti: l’uscita di servizio per esaminare le strutture e, poi, la traduzione di quanto rilevato nei conseguenti provvedimenti, adempimento che può essere realizzato anche da remoto, con la connessione coi server centrali dell’amministrazione. Ma, simile esempio potrebbe riguardare ed estendersi a molte figure ispettive e di controllo operanti in tante altre amministrazioni diverse dagli enti locali.

Molte funzioni, poi, specialistiche potrebbero essere rese in telelavoro: attività di progettazione o programmazione tecnica, uffici legali. Perfino funzioni direzionali di natura prevalentemente organizzativa non necessariamente richiedono la presenza fisica del vertice: sistemi di video-conferenza o software video possono in ogni caso permettere briefing e contatti più immediati della sola mail. Senza contare la possibilità di elaborare sistemi di company-network, capaci di rendere immediati e diretti, oltre che tracciabili sul piano della quantità del lavoro, i contatti tra dipendenti, come avviene nel mondo del social-network.

E’ ovvio che le amministrazioni interessate debbono fare lo sforzo di individuare l’unità di prodotto in una determinata unità di tempo, oggettivamente determinati per assicurarsi che la realizzazione delle attività lavorative richieste corrisponda al tempo di lavoro lontano dalla sede.

In effetti, organizzando le attività per prodotti e risultati, con un sistema di rilevazione e valutazione adeguato a tale impostazione, contano meno il “dove” e il “quando” le mansioni vengono svolte, rilevando di più, invece, il risultato concretamente ottenuto.

Quali potrebbero essere, allora, le convenienze reciproche delle amministrazioni e dei lavoratori interessati?

Le amministrazioni potrebbero riuscire a ridurre gli spazi per ufficio occupati, con benefici sui costi degli affitti, delle manutenzioni e delle utenze.

Per i lavoratori il beneficio sarebbe ancor più evidente. Chi lavora, ad esempio, lontano dalla sede potrebbe risparmiare le spese per la mobilità (e indirettamente contribuire alla lotta all’inquinamento). Soprattutto, il dipendente in telelavoro potrebbe distribuire la prestazione lavorativa su un arco di tempo più ampio della giornata, rimanendo a casa sua, con vantaggi evidentissimi per la conciliazione tra lavoro e famiglia. Ma, anche accedendo a sedi decentrate di contatto remoto stabilite dal datore in orari flessibili, tali comunque da assicurare la prestazione standard richiesta, la qualità del rapporto tempo/lavoro potrebbe restare molto vantaggiosa per il lavoratore interessato.

E’ possibile anche ipotizzare un rientro diffuso dal tempo parziale, da parte di lavoratori che avessero scelto a suo tempo di ridurre il tempo di lavoro specialmente per questioni logistiche e comunque legate ad esigenze familiari.

Per piccoli comuni indotti a convenzionarsi tra loro, la condivisione di banche dati e sistemi operativi on-line è cosa obbligata, come ineludibile la “perdita” del dipendente fisicamente presente nel posto di quell’ente. Il telelavoro è quasi conseguenza accessoria della messa in comune di servizi che si prestino ovviamente a questa forma di lavoro.

Un impiego finalmente più largo e ragionato del telelavoro, regolato nelle pubbliche amministrazioni dai contratti collettivi nazionali di lavoro degli anni tra il 2000 e il 2002, quando ancora le reti e lo stesso hardware forse non erano ancora adeguati, può razionalizzare di molto l’impiego ed i costi.

A proposito di costi, modificatasi radicalmente la situazione economico-finanziaria della pubblica amministrazione si potrebbe pensare di regolare le convenienze datore pubblico/dipendente pubblico anche prevedendo una riduzione del costo finanziario effettivo, connesso al trattamento economico del dipendente che accedesse al sistema del telelavoro, a fronte della maggiore flessibilità e conciliabilità del tempo e delle minori spese di mobilità, logistiche e di cura.

Si potrebbe immaginare una riduzione degli emolumenti comunque di inferiore ad un part time, a fronte di una prestazione lavorativa più leggera nelle modalità di esecuzione e della necessità di condividere anche strumenti di risparmio delle spese correnti della pubblica amministrazione, che possano salvaguardare dall’eventualità, sempre più concreta, di insostenibilità della spesa assoluta, dando la stura a processi di riduzione molto forte del personale pubblico.

 

Luigi Oliveri

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