Implicitamente abrogata la tassa sulla concessione governativa dei telefonini

Redazione 23/04/11
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Con una sentenza dello scorso 10 gennaio, resa nota nei giorni scorsi, la Commissione Tributaria Regionale del Veneto ha accertato l’illegittimità della tassa di concessione Governativa sui telefonini cellulari che le compagnie telefoniche continuano ad esigere quali sostituti d’imposta dell’Agenzia delle Entrate.

Si tratta di un balzello – uno dei tanti – che costa ad ogni italiano in possesso di un abbonamento di tipo consumer per l’utilizzo di un telefonino 5,16 euro al mese e 12, 91 per ogni abbonamento di tipo business.

Lo Stato, ogni anno, raccoglie un importo compreso tra i 750 ed i 900 milioni di euro.

La Commissione Tributaria Regionale del Veneto, nel confermare una decisione della Commissione provinciale di Vicenza ha, per un verso, statuito che le pubbliche amministrazioni non possono, in nessun caso, essere tenute al versamento della tassa di concessione governativa e, per altro verso – si tratta dell’aspetto della decisione più rilevante per i privati – che la disciplina impositiva della tassa di concessione governativa deve considerarsi tacitamente abrogata per effetto dell’entrata in vigore del codice delle comunicazioni elettroniche e della conseguente liberalizzazione dei mercati.

Sebbene sarebbe auspicabile che, da domani, l’Erario rinunci ad escutere il balzello introdotto nel nostro Paese nel lontano 1995 per tassare i telefonini all’epoca ritenuti un lusso, è, invece, assai probabile che non andrà così.

Le compagnie telefoniche, d’altro canto, per il tramite delle relative associazioni di categoria, hanno già fatto sapere che la decisione della commissione tributaria regionale del Veneto non travolge il loro diritto a richiedere il pagamento della tassa che, peraltro, loro rigirano, integralmente, all’Agenzia delle entrate.

Sembra, invece, che i cittadini e le imprese che hanno sin qui versato il balzello abbiano diritto al rimborso di quanto pagato negli ultimi tre anni.

I titolari di utenze consumer potrebbero, quindi, richiedere indietro sino a circa 186 euro mentre i titolari di utenze business fino a circa 465 euro

Redazione

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