Certificato di sana e robusta Costituzione

Giuseppe Vella 11/01/14
Scarica PDF Stampa

Tanti anni fa per occupare un impiego pubblico era necessario che un medico (ex Ufficiale Sanitario) redigesse in carta bollata un certificato di sana e robusta costituzione fisica.

Gli impiegati pubblici dovevano poter adempiere, senza costrizioni derivanti da difetti fisici, al loro dovere.

La solidità fisica della Pubblica Amministrazione è, ovviamente, una solidità derivata perché uno Stato è in salute se la sua Legge Fondamentale è giuridicamente solida: se ha una robusta Costituzione.

Aldilà dell’eufemismo introduttivo, i Padri Costituenti ci hanno lasciato una Legge resistente (non solo perché nata dalla Resistenza) alle intemperie politiche perché fatta con il cuore e la ragione, in un momento in cui cuore e ragione ebbero, sia pure per poco, il sopravvento sugli interessi economici.

Tanti anni fa per essere persona di spettacolo dovevi sapere recitare, o cantare, o ancora ballare, oggi è importante “mostrare”, siccome la politica, negli ultimi anni, è entrata, a ragione, a far parte dello spettacolo, è lecito dedurre che i politici più che saper fare, ostentano di fare, l’ilarità che suscitano è ormai al livello della comicità tanto che ad alcuni comici veri è venuta voglia di far politica e, dati i tempi e le figure a cui paragonarsi, ci riescono anche.

L’assalto di politici comici e di comici politici, alla Costituzione è ormai uno sport nazionale.

L’ultima riforma, quella approvata con la legge costituzionale numero 3 del 18/10/2001, ci ha regalato lo Stato federale, il federalismo fiscale e la devolution.

L’unica fortuna degli italiani e che le leggi le facciamo ma non le osserviamo e se non osserviamo le leggi normali figuriamo la Costituzione.

Senza voler porre limiti alla provvidenza, una modifica che sembra positiva, la citata legge costituzionale l’ha fatta.

Articolo 118 ultimo comma: Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

Cominciamo a tener ben presente quello che giuridicamente viene definito principio di sussidiarietà:

quel principio regolatore per cui se un ente che sta “più in basso” è capace di fare qualcosa, l’ente che sta “più in alto” come autorità deve lasciargli questo compito, eventualmente sostenendone anche l’azione. (wikipedia)

Quando, come nel nostro caso, si parla di “ente” si intende, entità costituita da cittadini e anche di organismo costituito da enti pubblici.

Infatti, Il principio di sussidiarietà può essere visto sotto un duplice aspetto:

  • in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio;

  • in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.

Dunque, le amministrazioni pubbliche dovrebbero favorire la partecipazione dei cittadini nella consapevolezza delle conseguenze positive che ne possono derivare per le persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e materiale.

È cosi?

Da una prima lettura di ciò che avviene oggi in Italia sembra che l’ultimo comma del citato articolo 118 della Costituzione non venga né osservato, né preso proprio in considerazione da chi governa e da chi amministra, anzi, viste le peripezie delle leggi sulla trasparenza amministrativa, sembra che pochi ne conoscano addirittura l’esistenza.

Il principio che vige sovrano è: devi pagare le tasse perché devi dare il tuo tributo allo Stato ma non devi chiedere allo Stato e alle amministrazioni periferiche come spendono i tuoi soldi.

Pertanto, quando la Costituzione afferma che i poteri pubblici “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”, essa legittima da un lato i volontari tradizionali, che da sempre svolgono attività che si possono definire di interesse generale, e dall’altro quei soggetti che si definiscono cittadini attivi, persone responsabili e solidali che si prendono cura dei beni comuni.

Parliamo ora di spending review.

Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha chiamato Carlo Cottarelli,  l’esperto del Fmi, per elaborare un piano di riduzione della spesa pubblica.

Né il Presidente del Consiglio, né il dottor Cottarelli hanno, allo stato, pensato ad un libero coinvolgimento dei cittadini, così come previsto dal citato ultimo comma dell’articolo 118 della Costituzione, sia per far segnalare eventuali sprechi di soldi pubblici, sia per proporre sistemi condivisi di buone pratiche amministrative.

Che dire?

Forse è semplice distrazione, non vorremmo pensare che gattopardescamente, come già avvenuto in molte amministrazioni pubbliche, si pianifica di voler cambiare per lasciare tutto come prima.

Comunque, è nata l’idea di costituire un gruppo di liberi cittadini che dall’interno della pubblica amministrazione e non solo, vogliono dare il loro contributo alla spending review.

Chi può partecipare?

Cittadini che si trovano sul suolo italiano, qualunque attività essi svolgano ed in particolare dipendenti pubblici che conoscono la PA dall’interno.

Tutti quelli che sono stanchi di veder sprecati i soldi di tutti a vantaggio di pochi.

Tutti quelli che vogliono sentirsi protagonisti e non comparse nelle vicende dello Stato.

Tutti quelli che sono stanchi di essere tartassati, di pagare per gli altri, di non poter raggiungere i loro obiettivi di vita e di lavoro per colpa di incapaci ed inefficienti.

Vuoi iscriverti al gruppo ? Scrivi a: sperperomeno@gmail.com

Che cosa faremo?

Segnaleremo e pubblicheremo, su vostra segnalazione documentata, gli sperperi della Pubblica Amministrazione.

A chi lo desidera assicureremo l’anonimato e se non c’è la documentazione, produrremo l’accesso civico agli atti ai sensi del dlgs 33/2013.

In che cosa saremo diversi?

1) EFFETTIVA SEPARAZIONE INDIRIZZO POLITICO E GESTIONE

2) UNA NUOVA PA PER UN NUOVO PENSIERO COSTITUENTE

3) NON DI SOLO TAGLI VIVE LA PA

4) CANCELLARE LA CATTIVA NOMINA E LE CATTIVE NOMINE

5) PIU’ SERVIZI MENO INCARICHI (ESTERNI)

6) NOTARE LE ECCELLENZE

7) ISOLARE LE INDECENZE

8) VICINI AL CITTADINO

9) AUTONOMA INIZIATIVA

10) CORRUZIONE, NO GRAZIE!

Diventa anche tu protagonista del cambiamento, iscriviti a SPERPEROMENO.

Ti aspettiamo, non costa nulla e può produrre molto.

Giuseppe Vella

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento