La trappola delle leggi. Molte, oscure, complicate

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Leggendo la definizione di “trappola” sul vocabolario on line Treccani vengono i brividi. Il termine evoca molti scenari oscuri e complicati. Se il termine si abbina al concetto di legge allora quale significato occorre privilegiare? Tranello, insidia, agguato? Fandonia, racconto non vero che si dà ad intendere a qualcuno, per trarlo in inganno o per celare comunque la verità? Arnese, dispositivo, macchina che non funziona o funziona male?

E’ un termine davvero appropriato per descrivere la patologica cultura della legislazione; senza scomodare Solone il quale ci ricorda che “Le leggi sono come ragnatele: quando qualcosa di leggero e di debole ci cade sopra, lo trattengono, mentre se ci cade una cosa più grande, le sfonda e fugge via”, possiamo semplicemente soffermarci sul noto detto “fatta la legge trovato l’inganno” nel quale sia nel momento del “fare” che nel “rispettare” si rileva l’anomalia nella funzione normativa.

A tale riguardo, si prenda soltanto a titolo di esempio la selva oscura degli appalti (nel quale il fenomeno della corruzione si riproduce alla stessa stregua di cellule batteriche) una congerie di norme che alimentano confusione, interpretazione e naturalmente elusione. Sembra che ci sia, anche nelle norme regolamentari (che dovrebbero chiarificare o snellire!) una millimetrica precisione nelle procedure con una maniacale varietà di commi e di rimandi che si avviluppano, mentre si perde di vista il momento centrale ovvero quello della sostanziale imparzialità e della tutela della concorrenza.

Per questo in primo luogo c’è la necessità di passare dal Codice degli appalti al codice negli appalti per disinfettare il sistema consolidato. La differenza a mio avviso non è di poco conto poiché – visti gli attuali e negativi risultati – dalla scelta delle preposizioni articolate può dipendere il futuro di una normativa e della sua reale applicabilità e soprattutto una effettività educazione alla legalità.

In questo senso è ancora di estrema attualità, anche se ha più di vent’anni, il documento della CEI “Educare alla Legalità” soprattutto nel paragrafo “meno leggi, più legge” nel quale tra le altre cose di afferma che “altri fatti che contribuiscono alla messa in crisi del senso di legalità nel nostro Paese sono l’eccessiva produzione legislativa, la sua scarsa chiarezza e la frequente impunità dei trasgressori”. A questo proposito i vescovi italiani hanno già richiamato l’esigenza di una “legislazione efficace, non farraginosa, non ambigua, non soggetta a svuotamenti arbitrari nella fase di applicazione, adeguata a garantire gli onesti da qualsiasi potere occulto, politico o non che esso sia”.

Invece, assistiamo spesso ad una produzione legislativa pletorica e incoerente, che sviluppa una disciplina rigorosissima su taluni aspetti minuti della vita quotidiana, mentre è lacunosa, o tace del tutto, su altri settori di grande importanza che riguardano la persona umana. Nel primo caso, il cittadino si trova sommerso da una colluvie legislativa entro la quale tante volte si smarrisce. Nel secondo caso, si trova di fronte ad un vuoto legislativo, e quindi senza una norma, in settori di grande responsabilità.

A ciò si aggiunga il lessico oscuro, i difetti di coordinamento fra legge e legge, l’ambiguità interpretativa. Il disagio dei cittadini, sperduti nella selva della proliferazione legislativa, costretti a consultare gli esperti, ricevendone spesso una speculare incertezza, frastornati dai contrasti interpretativi della stessa giurisprudenza, può favorire, alla lunga, una generale sfiducia nella legge, quando le sue ragioni paiono incomprensibili e i suoi precetti impraticabili. Inoltre una simile proliferazione, insieme con l’aumentato numero delle trasgressioni, provoca un intasamento giudiziario, che impedisce di concentrare le forze sulle violazioni che mettono realmente in pericolo i beni fondamentali della collettività, favorendo in tal modo un tardivo intervento penale per queste violazioni.

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Il 18 aprile alle ore 17.00 presso l’Aula 2 (secondo piano) della SSPA (via dei Robilant 11 – Roma) si terrà la presentazione del libro “La trappola delle leggi. Molte, oscure, complicate” di Bernardo Giorgio Mattarella. Alla presentazione interverranno il prof. Andrea Manzella e il prof. Tommaso Frosini.

L’iniziativa rientra in una serie di incontri di formazione, organizzati dalla SSPA, dedicati ad approfondimenti relativi allo stato dell’arte delle istituzioni e del diritto nei nostri giorni. Ogni incontro prevede la presenza di due relatori che, a partire da un libro di recente pubblicazione, presenteranno una loro analisi della situazione, nonché idee e possibili rimedi rispetto a criticità eventualmente presenti. L’intento del corso è quello di fornire delle coordinate di lettura con particolare riferimento sia a cambiamenti, innovazioni normative o specifici aspetti e problemi, del nostro paese, sia a questioni di scenario europeo o internazionale. Gli incontri saranno anche un modo per avvicinare gli uditori a opere e autori di particolare interesse, attraverso la presentazione di “osservatori privilegiati”, che si fanno carico della lettura del libro, e degli autori stessi, che, ove possibile, saranno invitati ad essere presenti.

Gli incontri saranno complessivamente 7 e riguarderanno rispettivamente questioni di scenario istituzionale e questioni relative ad alcuni settori del diritto. I primi quattro saranno dedicati a sondare particolari aspetti relativi ai tre poteri dello stato: legislazione, giurisdizione, governo, con l’ultimo dedicato specificamente alla Pubblica Amministrazione. Gli altri tre riguarderanno questioni più strettamente di diritto amministrativo, di diritto costituzionale, di diritto civile.

Frutto di un ventennio di studi sulle tendenze della legislazione, il volume del Prof. Bernardo Giorgio Mattarella – come ha puntualmente osservato Nicola Lupo (in Giornale di diritto amministrativo, n. 8/2011) lungi dal limitarsi a raccogliere una trentina di lavori già pubblicati in varie sedi (in Italia, ma non solo), ne rielabora, rimedita ed aggiorna i contenuti, condensandone il succo in un agile e denso contributo. Il quadro complessivo che ne emerge non è particolarmente confortante. Ma la lettura del volume consente, da un lato, di superare il luogo comune dell’aspirazione a leggi “poche, semplici e chiare”, posto che nel mondo di oggi i processi di produzione normativa sono diventati notevolmente più complessi e articolati, anche rispetto ad un recente passato. Dall’altro, di registrare la notevole attenzione che al tema della legislazione, e dei suoi profili quantitativi e qualitativi, ha prestato – pur con molte incertezze e contraddizioni – nell’ultimo ventennio il legislatore italiano. Certo, finora gli esiti sono stati piuttosto scarsi: fors’anche a causa dell’assenza di una adeguatamente condivisa cultura della legislazione (e dei processi di produzione normativa), solo di recente oggetto di specifiche ricerche da parte dei giuristi.

Non ci rimane allora che concludere con Montesquieau il quale, nel tentativo di penetrare e conoscere l’anima e lo spirito delle leggi, ci rammenta ancora “come le leggi inutili indeboliscono le leggi necessarie, quelle che si possono eludere indeboliscono la legislazione”.

 

Antonio Capitano

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