Cancellare le province contro la monotonia

Luigi Oliveri 03/02/12
Scarica PDF Stampa
Ora è chiaro perchè il premier Monti ci tiene così tanto ad eliminare le province. Per risparmiare risorse pubbliche, sicuramente no: è noto, ormai, che secondo le stime di Senato e Camera dei 12 miliardi circa spesi dalle province, forse se ne risparmiano 65 milioni, se ottimisticamente si ridurranno circa della metà i costi di gettoni di presenza e indennità degli amministratori.

Per razionalizzare il sistema della pubblica amministrazione e adeguarlo ai grandi Paesi europei, nemmeno: da un’analisi sull’organizzazione degli enti territoriali, emerge che sono privi delle province Andorra, Lichtenstein, Lussembrugo, Città del Vaticano e Cipro. Persino Malta ha due province. Che per la modernizzazione e liberalizzazione ci si debba ispirare a Cipro è una novità: evidentemente si tratta di una Nazione competitor delle grandi economie europee a sua insaputa.

Non è nemmeno o soltanto la voglia del nostro Premier antimonotonia di ottenere il plauso della stampa alla Rizzo e Stella: nonostante i tantissimi infortuni dei suoi collaboratori al governo (laureandi presi per “sfigati”, lacrime nelle conferenze stampa – il sangue ce lo mettono i cittadini – vacanze a loro insaputa, la stessa sua infelicissima battuta sulla monotonia del posto fisso), i peana ed i canti in gloria del Governo continuano ancora.

In verità, il Premier intende dare ai 56.000 dipendenti delle province una via di salvezza dalla monotonia del loro posto fisso presso gli enti nei quali lavorano. E regalare loro l’ebbrezza del cambiamento del posto di lavoro e, possibilmente, come auspica il direttore generale di Confindustria, anche del licenziamento e della disoccupazione.

Tanto, per quanto riguarda i politici, sui quali non si riesce a risparmiare nemmeno l’intero costo, non vi saranno problemi. E’ chiaro ormai a tutti che, eliminate le province sull’alto esempio dell’efficientissima e nota organizzazione statale cipriota, nasceranno mille altri enti intermedi tra comuni e regioni. I posti per i politici si moltiplicheranno. Ma, anche per loro, senza monotonia: da assessori, a consiglieri di amministrazione, da consiglieri provinciali a direttori generali, da presidenti della provincia ad amministratori delegati…

Luigi Oliveri

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento