Prezzo dei libri: libertà di sconti per tutti

Redazione 13/01/12
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Tra le tante iniziative contenute nel disegno di legge sulle liberalizzazioni e la tutela dei consumatori alle quali sta lavorando il Governo Monti, ce n’è una destinata a stravolgere, ancora una volta, a pochi mesi dall’ultima riforma della disciplina della materia, il mercato dei libri online e offline.

All’art. 2 del disegno di legge, infatti, si prevede che “ogni impresa che svolga attività commerciale anche al dettaglio, in qualunque settore merceologico, può decidere in autonomia il periodo nel quale effettuare sconti, saldi o vendite straordinarie, la durata delle promozioni e l’entità delle riduzioni”.

Le disposizioni contenute nella c.d. Legge Levi, entrata in vigore solo lo scorso 1° settembre e che, attualmente, vietano di praticare sconti sui libri in misura superiore al 15%, all’epoca oggetto di vivaci polemiche e, rapidamente, ribattezzata “anti-amazon”, perché, evidentemente volta a proteggere il mercato nazionale dei librai tradizionali dal fenomeno dell’e-commerce librario, sono, dunque, destinate ad un celere pre-pensionamento.

Bene così anche se dispiace dover prendere atto che è servito che il Paese precipitasse, in caduta libera, in una crisi senza precedenti perché nella cabina di regia si comprendesse che non esiste futuro per l’economia nazionale se si continua a scrivere leggi nell’interesse di questo o quel bottegaio, continuando a pensare che sia possibile sottrarsi alla globalizzazione dei mercati ed a tutte le conseguenze positive e negative che ciò comporta.

L’e-commerce – incluso, evidentemente quello librario – è una straordinaria opportunità che occorre saper cogliere e porre la nostra piccola e media impresa in condizione di cogliere senza ulteriore ritardo.

E’ una conclusione ormai divenuta tanto ovvia ed incontestabile che nello spazio di 48 ore lo hanno messo nero su bianco sia la Commissione Europea che la nostra Autorità garante per le comunicazioni la quale non ha potuto fare a meno di rilevare come la drammatica situazione di arretratezza nel campo dell’ICT nel nostro Paese è, in buona misura, da addebitare all’incapacità della nostra classe politica di cogliere la rivoluzione digitale in atto.

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