Riforma professioni, avvocati alla carica

Redazione 23/10/12
Non c’è solo la sentenza della Corte costituzionale sulla mediazione a tenere in apprensione il mondo degli avvocati in queste ore. Il Consiglio nazionale forense si è chiuso con una pioggia di ricorsi diretti verso il Dpr professioni e i provvedimenti attuativi della revisione di spesa che elimina le sezioni distaccate dei Tribunali. E non c’è nessuna voglia di perdere tempo: in queste ore, il primo ricorso è già arrivato al Tar Sardegna.

Gli atti definiti in Consiglio saranno invece presentati al Tribunale amministrativo del Lazio entro il 18 novembre prossimo e toccano gli ambiti da sempre più spinosi per la riforma della professione forense.

Nella fattispecie, i legali muovono al piano di rifondazione proposto dal governo alcuni rilievi di legge, che andrebbero, nella loro ottica, a scapito del buon andamento della professione, per chi già la svolge, limitando, al contempo, anche le possibilità di nuovi accessi.

Tra i problemi emersi in seno al Cnf, è stato segnalato, in primis, il difetto assoluto di attribuzione  a legiferare sulla professione forense. Ma i problemi segnalati dal consesso degli avvocati sono andati ben oltre.

E’ stato, infatti, dichiarato illegittimo il decreto sui parametri, che, secondo la posizione degli avvocati, è a forte rischio incostituzionalità e sarebbe, comunque, frutto di uno sviamento di potere in sede deliberativa.

Il Consiglio nazionale forense, poi, ha allargato il suo bersaglio anche alle misure inserite nella spending review e ora passate ai decreti attuativi, in particolare alla soppressione dei cosiddetti “tribunalini”, viziati, a loro modo di vedere, di irragionevolezza e di ulteriore incostituzionalità per abuso delle norme che regolano il potere legiferante dell’esecutivo.

A illustrare le ragioni dei ricorsi, durante l’assemblea del Cnf, sono stati i tre rappresentanti delegati dallo stesso Consiglio a tutela delle posizioni della categoria. Nel corso della seduta, è stato comunque effettuato un nuovo pressing sulle istituzioni affinché la riforma della professione arrivi in porto, naturalmente con l’inserimento delle modifiche suggerite.

La posizione comune, assunta dal Cnf a chiusura dei lavori, è stata quella di ottenere prima possibile il timbro parlamentare al testo di legge così come esso è arrivato in Aula, per poi apportare gli invocati ritocchi ai parametri.

A chiarire la posizione dei vertici dell’universo dei legali, ci ha pensato  il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa: “L’iniziativa dei ricorsi è necessitata per ristabilire l’ordine costituzionale – ha spiegato aprendo i lavori – si tratta di adempiere a un impegno civile nei confronti dei cittadini, investiti da provvedimenti contra legem”.

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Redazione

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