Def 2017 approvato oggi, quali sono i punti principali?

Redazione 11/04/17
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Approvato oggi pomeriggio dal Consiglio dei Ministri il nuovo Documento di economia e finanza (Def, leggi il testo ufficiale a questo link) per il 2017, assieme al Programma nazionale delle riforme e al piano da 3,4 miliardi richiesto dall’Europa. La “manovrina”, molto attesa anche da lavoratori e contribuenti e inizialmente annunciata per il 10 aprile, definisce le politiche economiche principali dello Stato in tutti i settori chiave per la crescita in attesa della prossima Legge di Bilancio.

Tra le novità più importanti in arrivo, oltre alla riduzione del rapporto tra deficit e Pil da assicurare all’Unione Europea, lo stanziamento dei fondi per l’aumento degli stipendi degli statali e la correzione delle proiezioni di crescita per i prossimi due anni senza un aumento delle tasse. Rinviata ancora, invece, la contestatissima riforma del catasto.

Vediamo allora nel dettaglio quali sono i punti principali del Def 2017.

 

Leggi anche l’approfondimento sul Def 2017 a cura della Gazzetta degli Enti Locali a questo link.

 

La riduzione del deficit e il conto con l’Europa

La prima misura approvata oggi riguarda dunque la riduzione di 0,2 punti del rapporto tra deficit e Pil che bisogna assicurare all’Unione Europea. Il deficit dovrà passare, per l’esattezza, dal 2,3 al 2,1%: per farlo è necessario stanziare 3,4 miliardi di euro.

La richiesta dell’Europa era arrivata già a gennaio, dopo che la Legge di Bilancio approvata dal Governo Renzi aveva previsto, anche a causa del terremoto e dei disastri naturali, un livello di deficit troppo alto. Il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, aveva inizialmente concesso una proroga a Renzi per non influenzare il referendum costituzionale. Il conto andava però pagato, onde evitare la procedura di infrazione contro l’Italia e il commissariamento sulle scelte di politica economica: ci pensano, adesso, il Def e la manovrina per il 2017.

Il rinnovo dei contratti degli statali: 85 euro in più al mese?

Data importante, quella di oggi, anche per i dipendenti statali. Il Def ha infatti previsto lo stanziamento, nella prossima Legge di Bilancio, di 2,8 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti del settore pubblico e l’aumento medio in busta paga di 85 euro al mese.

L’accordo siglato il 30 novembre scorso tra il Governo e i sindacati prevede infatti un impegno triennale che porti a un aumento dello stipendio per circa 3,3 milioni di dipendenti del settore pubblico. Secondo i piani del Governo, inoltre, riceveranno un bonus maggiore i lavoratori che oggi percepiscono meno e sono già stati penalizzati dalla crisi. I soldi che mancavano per l’aumento di 85 euro, per l’appunto, erano 2,8 miliardi: 1,6 miliardi per i dipendenti del settore “Stato” e 1,2 miliardi per quelli del settore “Non Stato”.

È previsto, inoltre, lo stanziamento di 2,3 miliardi di euro per il 2019 e 4,6 per il 2020.

Rimandata la riforma del catasto

I proprietari di immobili possono invece tirare un respiro di sollievo: la riforma del catasto, per ora, è rimandata.

La riforma, che riprende quanto inizialmente proposto dal Governo Renzi nel 2014, prevedrebbe la riformulazione delle categorie esistenti e la rivalutazione dei valori patrimoniali di gran parte degli immobili presenti in Italia. Le modifiche dovrebbero assicurare una maggiore equità, ma nella pratica potrebbero significare un corposo aumento dell’imposizione per molti proprietari di immobili. Un aumento delle tasse già definito inaccettabile dalle associazioni di categoria, che più volte hanno ribadito la necessità opposta di alleggerire la sempre maggiore pressione fiscale.

La nuova rendita catastale sarebbe calcolata, è questo il nodo principale, a metro quadro e non per numero di vani. La riforma prevede innanzitutto che si determini, sulla base delle rilevazioni periodiche dell’Omi, il valore medio di mercato dell’immobile. A tale valore dovrebbero poi essere applicati degli specifici algoritmi predisposti dall’Agenzia delle Entrate. Sul dato finale infine, per evitare che i calcoli restituiscano valori esagerati e fuori mercato, andrebbe applicato uno “sconto” automatico del 30%.

Gentiloni: “Niente nuove tasse”

Niente nuove tasse in arrivo, dunque, almeno a quanto è possibile dedurre dalle linee generali fissate dal Def e dalle dichiarazioni del Premier Gentiloni. Il Governo parla invece di “messaggio di forte rassicurazione” che deriva dalla coscienza di avere messo “i conti in ordine” solo grazie a misure di sviluppo e promozione della crescita.

Vengono invece aggiustate al ribasso le proiezioni di crescita del Pil per il 2018 e per il 2019: stando alle stime del Def, l’anno prossimo la crescita scenderà dall’1,3 all’1% e nel 2019 dall’1,2 all’1%. A partire dal 2020 però, assicura il Ministro dell’Economia Padoan, “ci sarà un’impennata verso l’alto della crescita”.

 

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