Referendum costituzionale: Pd dice NO al dimezzamento degli stipendi dei parlamentari

Redazione 25/10/16
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Per mesi Renzi, Boschi e Verdini ci hanno spiegato che la riforma costituzionale (clicca qui per sapere di più su Referendum costituzionale) serve a ridurre i costi della politica, per mesi hanno raccontato la frottola che chi vota NO è un ottuso trinariciuto che condanna il paese all’immobilismo.

Ora questo inganno è stato scoperto dal M5S: martedì di questa settimana si discute in parlamento la proposta dei grillini di dimezzare gli stipendi dei parlamentari.

Gli stipendi dei parlamentari dimezzati?

Matteo Renzi, come fa sempre quando non sa che cosa dire, la butta in caciara, e provoca: paghiamo i parlamentari in base alle presenze: Di Battista è presente per il 37%, quindi lo paghiamo il 37%.

Ma chissenefrega di Di Battista: con la proposta grillina Di Battista, anche col 100% delle presenze prenderebbe il 50%. E così tutti gli altri. Punto.

Il referendum e i costi della politica: nessun risparmio?

Come hanno sempre detto i sostenitori del NO, per ridurre i costi della politica non serve sfasciare la Costituzione e il senato, è sufficiente una legge ordinaria. Come dimostra la proposta grillina.

Sono ora evidenti a tutti quali sono gli scopi della riforma costituzionale: obbedire alla grande finanza internazionale, rappresentata dalle 3 famigerate agenzie di rating ( Moody’s, Standard&Poors, Fitch) che hanno provocato la crisi economica del 2008, e alle grandi banche d’affari, come JP Morgan, che in un suo studio accusava le costituzioni dei paesi mediterranei di essere troppo antifasciste, socialiste, troppo inclini alla rappresentanza e alla sovranità popolare.

Missione compiuta: la riforma costituzionale Renzi, Boschi e Verdini viene incontro alle esigenze del grande capitale finanziario, del pensiero unico neoliberista; con il suo viaggio negli Stati Uniti Matteo Renzi ha ritirato il suo premio Nobel per l’economia e per il pensiero unico neoliberista dal massimo esponente dei medesimi, il presidente degli Stati Uniti.

Non importa se ora alla Casa Bianca c’è il liberal nero Barack Obama: gli Usa difendono sempre e comunque la loro egemonia politica, economica e culturale, vedi ad esempio la proposta del TTIP e del CETA, per creare mercati unici globali che facciano a pezzi l’economia locale e di qualità.

Non è vero che la sfida è tra chi vuole cambiare e chi vuole lasciare tutto com’è.

Una riforma che si piega al capitalismo finanziario?

La sfida è tra chi non si vuole piegare alla logica del grande capitale finanziario e chi invece si è già venduto per un piatto di lenticchie a cena.

Tra chi vuole tagliare davvero i costi della politica e chi strumentalizza questo tema per togliere la rappresentanza e la sovranità del popolo italiano, calpestando la prima parte della Costituzione, quella che dicono, mentendo, che non è stata cambiata.

Seguirò giorno per giorno l’iter della proposta di legge del MSS e pubblicherò i nomi di tutti quei parlamentari che voteranno contro, e che alle prossime elezioni politiche dovranno renderne conto agli elettori, che siano per il sì o che siano per il NO.

Redazione

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