Scuola, risarcimento alla famiglia del ragazzo schiacciato al liceo

Redazione 10/06/15
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Nei giorni in cui si ricomincia a discutere della riforma della scuola 2015, arriva una storica sentenza che certifica lo stato di molti edifici in cui i ragazzi svolgono le lezioni. Riconosciuto un risarcimento di due milioni alla famiglia del ragazzo ucciso dal controsoffitto di un liceo.

I fatti sono tristemente noti: nel mese di novembre del 2008, Vito Scafidi, giovane studente 17enne, è rimasto tragicamente schiacciato da un improvviso crollo strutturale nell’aula in cui si trovava, nel liceo Darwin di Rivoli in provincia di Torino.

Oggi, a distanza di sei anni e mezzo dall’accaduto e con diversi processi alle spalle, il Tribunale di Torino ha finalmente riconosciuto alla famiglia un risarcimento che va oltre i massimi tabellari previsti dal Codice. La quarta sezione civile della Corte piemontese ha sottolineato l’assoluta eccezionalità del caso, rimarcando “l’accostamento ormai inevitabile e costante tra il problema della sicurezza nelle scuole e il nome di Vito Scafidi, diventato, suo malgrado, l’emblema nella coscienza collettiva”.

Per la stessa famiglia del giovane ha fatto della battaglia in nome del figlio scomparso una lotta contro l’incuria e per la sicurezza degli edifici scolastici in tutta Italia. 

Il giudice dal canto suo non ha mancato di riconoscere come “la straordinarietà della tragedia e il contesto in cui è avvenuta non sono privi di rilievo nella loro incidenza sulla entità del danno patito dai congiunti” e ha così concesso l’aumento dei massimo tabellari del 50%, somma che dovrà versare l’ex Provincia di Torino, ora divenuta Città metropolitana.

Per questo, sottolineano i legali della famiglia il decesso del giovane studente non può essere comparato a nessun altro caso e “non può essere risarcito con le stesse somme che vengono liquidate per un investimento pedonale cagionato per distrazione, o a un decesso derivante da un errore medico durante un intervento d’urgenza, o a un incidente sugli sci”.

Il processo penale si è chiuso con sei condanne confermate in febbraio dalla Cassazione. Ora, però la madre di Vito ha intenzione di promuovere un’altra causa civile.

Redazione

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