Caso Sallusti: le prigioni inutili…

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. Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita .… La stanza era a pian terreno, e metteva sul cortile. Carceri di qua, carceri di là, carceri di sopra, carceri dirimpetto. Mi appoggiai alla finestra, e stetti qualche tempo ad ascoltare l’andare e venire de’ carcerieri, ed il frenetico canto di parecchi de’ rinchiusi … (da Le mie prigioni di Silvio Pellico).

Oggi c’è la televisione, ci sono le docce, si chiamano case circondariali o istituti penitenziari; ma rimane la loro essenza, il loro odore di carceri medievali, le loro mura idealmente impregnate di quei canti dei “rinchiusi” portati con le catene.
Oggi, come allora, il carcere continua ad essere un reale luogo di sofferenza, fisica e psichica; una sofferenza che dovrebbe essere realmente meritata per un reato di reale gravità contro la collettività.
Pochi i casi di reale necessità. Tante, troppe, traboccanti oltre misura, le carcerazioni evitabili o sostituibili con altre sanzioni, più moderne, più efficaci, più giuste.

Il caso di Alessandro Sallusti – una condanna definitiva a 14 mesi senza condizionale per un reato di diffamazione – merita molte, moltissime riflessioni.

Il problema non è tanto se punire o non punire la diffamazione.
Il reato di diffamazione ha una sua ragione d’essere perché – a prescindere dal caso concreto (che, peraltro, non conosco neanche nei particolari) – è giusto salvaguardare chi possa essere stato pubblicamente offeso. Ed è giusto punire chi offende gratuitamente l’altrui dignità.

Il problema non è neanche puntare il dito sulla Cassazione, che fa esattamente quello che noi le abbiamo sempre chiesto di fare: salvaguardare il diritto in modo quanto più asettico e glaciale possibile. … A volte vengono scarcerati mafiosi per meri vizi di forma, a volte vengono incarcerati innocenti perché il corredo probatorio “a carico” è inattaccabile ….

Ed il problema non è neanche sperare in un provvedimento di Grazia presidenziale. I miracoli di Lourdes nascono sempre da una grande ingiustizia. Tu si … tu no

Il vero problema è come punire.
Che senso ha incatenare un giornalista stimato e “per bene” come Alessandro Sallusti?

E che senso ha incatenare un extracomunitario che si è limitato a rubare una pagnotta?
Ma è anche vero che dobbiamo punire, perché dobbiamo tutelare le “persone offese” e la collettività, darci dei principi di pacifica convivenza, imporci un ordine e dei valori ….

Vi rendete conto di quanti problemi, giuridici, culturali, ideologici, filosofici, sociali e criminologici cela il diritto penale?
Capite adesso perché può fare solo ridere (o piangere) continuare a parlare di Giustizia e di Riforma Giustizia andando ad inseguire all’infinito le solite, trite e ritrite, problematiche frutto di risse politiche?
Riuscite a toccare con mano quanto avremmo bisogno di un radicale ripensamento generale sul nostro sistema penale, sia di diritto sostanziale che di natura processuale?

Il Diritto e la Giustizia sono una cosa seria e difficile, che presuppone studio, passione, volontà e costante aggiornamento, valutazione e rivalutazione.
Esisterebbe centomila sanzioni alternative alla carcerazione o alla pena pecuniaria. Basta girare l’angolo del mondo per averne esempio in tanti paesi certamente non meno degni del nostro.

Lasciamo le carceri ai soli casi in cui non si possa ricorrere ad altro …. e domani – da domani e per sempre – liberiamo, finalmente, le porte della nostra fantasia giuridica.

Domani, domani, domani … ma oggi … oggi avvenga quel miracolo presidenziale, e siano risparmiate delle prigioni inutili.

Franzina Bilardo

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