Il Voucher Lavoro, introdotto nel 2003 dal Governo Berlusconi, e modificati con il JOBS ACT di Renzi, ha costituito fino ad aprile 2017 uno strumento con cui disciplinare i rapporti di lavoro occasionale e/o accessorio.
E’ occasionale il lavoro svolto saltuariamente, senza alcuna continuità o regolarità nella frequenza. Si definisce, invece, accessorio, il lavoro che apporta un contributo non essenziale alla complessiva attività d’impresa.
Ogni voucher aveva un valore di 10, 20 o 50 euro: della somma nominalmente rappresentata, il 25% era costituito da tasse, direttamente riconducibili alla la copertura previdenziale presso l’INPS e a quella assicurativa presso l’INAIL. In un anno civile (dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno), ciascun lavoratore poteva guadagnare al massimo 7mila euro netti (9.333 euro lordi).
Lavoro Occasionale e/o Accessorio: come si regola?
Aspramente criticato per aver contribuito ad aumentare la precarietà del lavoro in Italia, suddetto strumento era finito, nel dicembre del 2016, a costituire oggetto di uno dei tre quesiti referendari depositati in Cassazione dalla CGIL (oltre al quesito relativo ai voucher, gli altri quesiti referendari erano quelli sulla reintroduzione dell’articolo 18 St. Lavoratori, e quello riguardante la solidarietà negli appalti).
In particolare, con il nullaosta della Suprema Corte, a partire dall’aprile 2017, il popolo sarebbe stato chiamato ad esprimersi sulla convenienza dei c.d. Voucher, con la possibilità di abrogare la disciplina ad essi relativa mediante referendum.