Tassi dei mutui: come funzionano, quali i più diffusi

Redazione 18/11/20
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Il tasso di interesse è una delle principali caratteristiche di un mutuo. Si tratta infatti dell’interesse che la banca applica sul prestito, quindi nei fatti la spesa che il cliente dovrà sostenere nel corso degli anni, in modo da poter restituire il denaro chiesto alla banca stessa.

In linea generale esistono due tipologie di tassi di interesse dei mutui: fissi o variabili.

Il tasso fisso

Non è poi così difficile comprendere cosa si intenda per tasso fisso di un mutuo: l’interesse da saldare rimane uguale nel corso degli anni del periodo di ammortamento. Andando sul pratico: la rata che si deve pagare mensilmente è sempre uguale nell’importo, senza variazioni. Questo anche nel caso in cui il mutuo acceso abbia una durata superiore ai 20 anni. Nel momento in cui si contratta con la banca l’offerta che propone per quanto riguarda il tasso di interesse, si vanno a porre le basi su cui si costruisce la rata anche negli anni a venire. Se il tasso del mutuo è particolarmente favorevole, questa caratteristica sarà di particolare aiuto per il cliente, che pagherà una spesa minima sulla cifra richiesta alla banca.

Il tasso variabile

Contrariamente al tasso fisso del mutuo, il tasso variabile cambia nel corso del periodo di ammortamento. Quando e di quanto? Dipende, nel senso che ogni istituto bancario offre al proprio cliente condizioni specifiche, che è bene chiarire sin dal primo momento. In linea generale il ricalcolo del tasso del mutuo da saldare viene fatto trimestralmente, o anche semestralmente; la variazione è però più o meno sempre uguale, in quanto si basa sul tasso interbancario Euribor. Questo tasso, che fa la media quotidiana tra i tassi interbancari, nei fatti cambia ogni giorno; quando si deve ricalcolare l’interesse per un mutuo a tasso variabile si considera la media tra le variazioni Euribor per il periodo prestabilito, come abbiamo detto 3 o 6 mesi.

Come cambiano le rate

Questo è l’elemento che più interessa chi deve accendere un mutuo, ossia come variano le rate che deve pagare per l’intero periodo di ammortamento. Nel caso del tasso fisso, tali rate rimangono sempre identiche; per fare un esempio pratico: se la rata stabilita era di 500 euro, anche dopo 20 anni la cifra da pagare sarà sempre questa. Quando invece si accende un mutuo a tasso variabile, gli interessi da saldare sono ricalcolati ogni 3 mesi; solitamente questo porta a modificare, anche se spesso di quantità minime, la rata da pagare. Volendo tali modificazioni possono essere assorbite anche andando ad agire sul periodo di ammortamento, aumentandolo o diminuendolo a seconda dell’andamento dell’indice Euribor.

Rinegoziare un mutuo

In linea generale quando si accende un mutuo si decide per un periodo di ammortamento che ha una certa durata, a partire solitamente dai 5 anni, per arrivare anche a più di 25 anni. Spesso le banche concedono ai propri clienti la possibilità di andare a rinegoziare il tasso di interesse, anche quando si accende un mutuo a tasso variabile. Periodicamente il cliente può passare da un tasso fisso a uno variabile, e viceversa; oppure può decidere di chiedere alla banca una modifica del tasso di interesse, o della durata del mutuo. Solitamente il cliente è interessato soprattutto a modifiche che possano migliorare la proposta commerciale

Il tasso annuo effettivo

Quando si decide di accendere un mutuo l’offerta della banca mostra il TAN, Tasso Annuo Nominale, che può essere fisso o variabile. Un altro elemento importante da considerare è il TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale; questo indicatore tiene conto non solo degli interessi proposti dalla banca, ma anche delle varie spese correlate al mutuo, da quella per l’attivazione della pratica fino alle eventuali spese mensili correlate all’invio di un estratto conto. Il TAEG indica in modo più chiaro l’effettivo tasso di interesse dovuto alla banca.

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