Reddito di cittadinanza 2020: come funziona l’obbligo di lavoro nei Comuni

Paolo Ballanti 24/01/20
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Nella Gazzetta Ufficiale n. 5 dell’8 gennaio scorso è stato pubblicato il decreto del Ministero del lavoro del 22 ottobre 2019 che definisce contenuti e caratteristiche dei cosiddetti “Progetti utili alla collettività” (PUC), cui i beneficiari del Reddito di cittadinanza 2020 (salvo eccezioni) dovranno obbligatoriamente partecipare, pena la perdita del sussidio.

Con la pubblicazione del decreto, il mosaico del Reddito di cittadinanza si arricchisce di un altro tassello importante, rappresentato dall’avvio di progetti in ambito culturale, sociale, artistico, formativo, ambientale e di tutela dei beni comuni, definiti e gestiti dai comuni.

I PUC impegneranno coloro che hanno stipulato il Patto per il lavoro o quello per l’inclusione sociale, per non meno di otto ore settimanali, garantendogli comunque la copertura assicurativa INAIL e le tutele in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

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Vediamo nel dettaglio cosa sono i PUC. Tuttavia per farlo dobbiamo prima capire cos’è il Patto per il lavoro e l’inclusione sociale.

> La Guida completa al Reddito di cittadinanza < 

Reddito di cittadinanza 2020: il patto per il lavoro

I destinatari del Reddito di cittadinanza vengono convocati dai Centri per l’impiego entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio, qualora nel loro nucleo familiare sia presente almeno un componente con una delle seguenti caratteristiche:

  • Disoccupato / inoccupato da non più di due anni;
  • Età inferiore ai 26 anni;
  • Destinatario dell’indennità di disoccupazione NASPI o altro strumento di sostegno al reddito nei casi di disoccupazione involontaria ovvero che non ne benefici da non più di un anno;
  • Aver sottoscritto nei precedenti due anni un Patto di servizio presso i Centri per l’impiego.

Gli impegni previsti dal Patto per il lavoro consistono nella partecipazione a percorsi di formazione e alla ricerca di un’occupazione. In particolare, l’interessato dovrà accettare almeno una delle tre offerte di lavoro congrue che gli verranno proposte.

> Reddito di cittadinanza: patto di lavoro e offerte di lavoro <

Reddito di cittadinanza 2020: patto per l’inclusione sociale

Eccezion fatta per i soggetti esonerati, coloro che non sono tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro devono vincolarsi a quello per l’inclusione sociale. A tal proposito, gli interessati vengono convocati dagli uffici comunali competenti per il contrasto alla povertà, entro trenta giorni dal riconoscimento del sussidio, con lo scopo di siglare il Patto.

Obbligo di partecipazione

Coloro che hanno sottoscritto il Patto per il lavoro e quello per l’inclusione sociale, devono offrire la propria disponibilità a partecipare a progetti utili alla collettività, presso il comune di residenza.

La mancata adesione comporta la perdita del Reddito di cittadinanza.

In particolare, sono tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro (pena la perdita del Reddito) i componenti maggiorenni del nucleo familiare destinatario del sussidio, non già occupati e non frequentanti alcun corso di studi o di formazione.

Reddito di cittadinanza: chi è escluso dall’obbligo lavorativo

Sono esclusi dall’obbligo di sottoscrivere il Patto per il lavoro e quello per l’inclusione sociale i soggetti:

  • Destinatari della Pensione di cittadinanza;
  • Di età pari o superiore a 65 anni;
  • Pensionati;
  • Familiari colpiti da disabilità, con riduzione della capacità lavorativa superiore al 45% accertata dalle commissioni per l’invalidità civile, gli invalidi del lavoro con invalidità superiore al 33% (verificata dall’INAIL), oltre a non vedenti, sordomuti e invalidi di guerra, fatte salve le iniziative per il collocamento mirato dei disabili;
  • I familiari che abbiano carichi di cura riguardanti figli minori di tre anni ovvero soggetti disabili grave o non autosufficienti (a prescindere dall’età).

Reddito di cittadinanza: come funziona l’obbligo di lavoro nei Comuni

I PUC fanno capo ai singoli comuni, i quali possono collaborare con altri soggetti pubblici o enti del Terzo settore.

Le attività previste possono essere di tipo:

  • Culturale, ad esempio la distribuzione di volantini o manifesti;
  • Artistico, come il supporto all’organizzazione di mostre o alla gestione dei musei;
  • Sociale, quali le attività di supporto domiciliare a persone anziane o disabili;
  • Ambientale, come la riqualificazione dei percorsi paesaggistici o il supporto all’organizzazione e alla gestione di giornate per la sensibilizzazione dei temi ambientali;
  • Formativo, ad esempio il supporto all’organizzazione e alla gestione dei corsi o del doposcuola per tutti gli ordini di istruzione;
  • Tutela dei beni comuni, come la manutenzione dei giochi per bambini nei parchi (verniciatura o riparazione).

Non possono essere oggetto di PUC le attività:

  • Legate alla realizzazione di lavori già oggetto di contratto di appalto;
  • Sostitutive di analoghe attività affidate esternamente dal comune o dall’ente coinvolto.

Ogni singolo progetto dovrà essere definito secondo un determinato format. In particolare, le componenti da individuare saranno:

  • Identificativo / titolo del progetto;
  • Soggetto promotore;
  • Luogo e data di inizio e fine;
  • Descrizione dell’attività;
  • Finalità del progetto;
  • Numero dei destinatari del Reddito di cittadinanza necessari per lo svolgimento del progetto;
  • Competenze dei soggetti coinvolti;
  • Modalità e tempistiche per il coinvolgimento dei partecipanti;
  • Materiali e strumenti di uso personale e collettivo;
  • Costi da sostenere;
  • Supervisore e responsabile del progetto.

Reddito di cittadinanza: quante ore si deve lavorare nei Comuni

Il soggetto interessato dovrà impegnarsi nel progetto per non meno di otto ore settimanali fino ad un massimo di sedici. Le presenze dovranno essere annotate su un apposito registro numerato progressivamente in ciascuna pagina, timbrato e firmato dal titolare dell’ente interessato. Il documento potrà essere tenuto anche in forma telematica.

Le attività possono essere svolte in uno o più giorni della settimana, a patto che le ore dedicate al progetto non siano inferiori a quelle minime previste per il mese interessato. E’ pertanto possibile recuperare le ore perse all’interno dello stesso mese. Ad esempio:

  • Settimana uno, ore dedicate al progetto pari a sei;
  • Settimana due, ore dedicate al progetto dieci (di cui otto quelle minime e due necessarie le ore recuperare il saldo negativo della settimana precedente.

Questo sistema di recupero intra-mese non è applicabile quando l’accordo tra il soggetto interessato e gli enti organizzatori prevede un impegno superiore alle otto ore.

Rdc e lavoro nei Comuni: come si viene inquadrati contrattualmente

Le attività previste dai PUC non possono in alcun modo essere considerate lavoro subordinato, parasubordinato o autonomo. L’impegno dei beneficiari del Reddito nei progetti non comporta l’instaurazione di un rapporto di lavoro.

Inoltre, i soggetti obbligati:

  • Non possono svolgere prestazioni in sostituzione del personale dipendente della pubblica amministrazione o dell’ente locale che si occupa dell’iniziativa;
  • Non possono rivestire ruoli all’interno dell’ente locale o pubblica amministrazione interessata;
  • Non possono sostituire lavoratori assenti per malattia, infortuni, maternità, ferie o altre motivazioni;
  • Non possono essere utilizzati per sopperire a periodi di particolare intensità lavorativa.

Tutele per chi lavora nei Comuni tramite Reddito di cittadinanza 

I partecipanti ai PUC beneficiano delle tutele previste in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (Dlgs. n. 81/2008).

I comuni dovranno attivare l’assicurazione INAIL per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nonché la copertura per la responsabilità civile verso terzi.

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Reddito di cittadinanza

L’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha dato corpo e struttura alla svolta intrapresa dal nostro Paese nelle politiche di contrasto alla povertà avvenuta con l’avvio del Reddito di Inclusione. Più che di una svolta, si è trattato di una vera e propria rivoluzione epocale, paragonabile alla creazione del Servizio Sanitario Nazionale e alla chiusura dei manicomi. Una rivoluzione frutto di un lungo percorso di sperimentazioni e battute di arresto che ha visto protagonisti governi di diverso colore negli ultimi venti anni, e che si inserisce in un contesto culturale, quello italiano, ancora molto legato all’idea di aiuto come di una mera erogazione monetaria dallo Stato e ancora poco preparato, forse, alle logiche del “contrasto alla povertà”, della “condizionalità”e della “inclusione attiva”.Sulla nuova misura è stato detto tutto e il contrario di tutto, da politici, giornalisti, opinionisti, esperti, generando confusione non solo tra i cittadini, ma anche tra gli stessi tecnici e tra gli operatori.La finalità di questo manuale è illustrare e spiegare la nuova misura nella sua globalità, sistematizzando in chiave tecnico/professionale tutte le informazioni e le conoscenze necessarie per una corretta interpretazione dell’impianto stabile e della struttura normativa di riferimento, con particolare riferimento alle innovazioni introdotte e alle ricadute operative e organizzative sui territori e gli Enti locali, pubblici e privati: questo è infatti il taglio che ha guidato l’esposizione dei vari argomenti, anche quelli all’apparenza solo di stretto interesse degli utenti finali. Più nello specifico, l’obiettivo degli autori è fornire agli operatori della formazione professionale, dei servizi di orientamento, delle agenzie per il lavoro, dei servizi sociali e dell’assistenza alle persone in condizione di svantaggio sociale, tutti gli strumenti di base per una piena comprensione dei dispositivi normativi connessi ad ampio raggio al Reddito di Cittadinanza. Nicoletta Baracchini Giurista esperta di legislazione sociale e sanitaria. Consulente ANCI in materia di ISEE e componente del gruppo ministeriale sull’attuazione dell’ISEE. Collabora con Regioni ed Enti locali per le normative in materia di organizzazione, regolamentazione e valutazione di servizi pubblici. Emilio Gregori Partner e senior consultant di Synergia e docente di Statistica presso l’Università L. Bocconi di Milano. Si occupa di analisi di sistema per i servizi sociali; svolge consulenza e attività di formazione relativamente alla programmazione e pianificazione territoriale delle politiche sociali e delle misure di contrasto alla povertà. Giovanni Viganò Partner e senior consultant di Synergia e docente di Metodi Quantitativi per le Scienze Sociali presso l’Università L. Bocconi di Milano. Esperto nella progettazione e implementazione di Sistemi Informativi Sociali, è stato consulente esperto per conto del Formez del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nelle aree di Lavoro Comune con INPS e Regioni per l’implementazione del SIUSS.    

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