Economia 4.0: investimenti, innovazione e trasformazione digitale

Redazione 26/06/19
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Tutte le nuove soluzioni tecnologiche, come il mobile, il cloud computing, la big data analytics, la digitalizzazione della produzione e le tecnologie di collaborazione, offrono una nuova gamma di opportunità per i servizi alle imprese nell’economia della conoscenza, la cosiddetta economia 4.0. La digitalizzazione della produzione trasforma l’intera industria manifatturiera, consentendo anche opportunità per la ri-localizzazione, o reshoring, di fasi produttive o di un intero settore. Per questo è fondamentale il riposizionamento verso produzioni avanzate e di qualità, per le quali sono importanti l’innovazione tecnologica, il legame con il territorio e il controllo dell’intero ciclo produttivo. Adottare quanto più velocemente e bene le tecnologie digitali sarà un fattore determinante per le aziende europee che consentirà di favorire la crescita nei prossimi anni e rilanciare l’economia in chiave digitale.

Alcuni dei principali indicatori europei, pubblicati recentemente dalla Commissione Europea e approfonditi anche nel libro Governare l’Economia 4.0, che vanno dagli investimenti in R&S nell’industria, all’ indice dell’innovazione e l’indice dell’economia e della società digitali, consentono di analizzare il quadro sul livello di sviluppo tecnologico.

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Economia 4.0: industrial R&D Investment scoreboard 

Il quadro di valutazione degli investimenti industriali in ricerca e sviluppo dell’UE pubblicato dalla Commissione europea a dicembre 2018, comprende 2500 società che realizzano i maggiori investimenti in ricerca e sviluppo nel mondo. Nella corsa all’innovazione globale con un ricorso sempre maggiore alle tecnologie digitali, gli investimenti in ricerca e sviluppo svolgono un ruolo fondamentale: determinano la capacità di innovazione delle imprese e la loro competitività.

I dati del quadro di valutazione mostrano che l’investimento totale in R&S delle 2500 imprese con sede in 46 paesi, che rappresentano il 90% della R&S finanziata dalle attività commerciali nel mondo, nel 2017 ammontava a 736,4 miliardi di euro.

Di questo ammontare globale le 778 società statunitensi costituiscono il 37% degli investimenti delle imprese in R&S, le società giapponesi (339) il 14%, quelle cinesi (438) il 10% e le società dal resto del mondo (368) il 12%. Le 577 imprese con sede nell’UE (di cui in particolare 24 sono italiane, 135 tedesche, 75 francesi, 135 inglesi e 15 spagnole) rappresentano oltre un quarto (27%) degli investimenti globali.

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Nella sfida tecnologica mondiale le 2500 società hanno incrementato l’investimento in R&S dell’8,3% nel 2017. La crescita degli investimenti delle società con sede nell’UE è stata del 5,5%, superata da quelle statunitensi con un incremento del 9% e da quelle cinesi con il 20%.

Inoltre in termini di specializzazioni settoriali in R&S le quattro aree risultano molto diverse. Le società statunitensi hanno rafforzato la loro posizione nei settori dell’alta tecnologia, in particolare nei servizi ICT e nella sanità. Nell’UE, invece, le imprese hanno rafforzato la loro specializzazione nei settori a medio-alta tecnologia, con un maggiore contributo alla R&S nel settore automobilistico, e minore nelle industrie TIC. Le società cinesi hanno aumentato la loro quota di R&S nei settori delle TIC e delle tecnologie low-tech, mentre quella delle società giapponesi concentrate principalmente nel settore automobilistico e delle TIC risulta diminuita (consulta per approfondimenti).

Economia 4.0: European Innovation Scoreboard

Il quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2019 pubblicato a metà giugno dalla Commissione Europea mostra che i risultati dell’UE in materia di innovazione sono migliorati per quattro anni consecutivi. A livello mondiale per la prima volta in assoluto, l’UE ha superato gli Stati Uniti in fatto di innovazione. Il vantaggio dell’UE rispetto a Brasile, India, Russia e Sud Africa rimane considerevole. Tuttavia, l’UE continua a perdere terreno rispetto al Giappone e alla Corea del Sud, mentre la Cina sta recuperando rapidamente.

Secondo i principali risultati del quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2019, si osserva che sulla base dei loro punteggi, i paesi dell’UE si suddividono in quattro gruppi di prestazioni:

  • sono leader dell’innovazione, la Svezia, seguita da Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi.
  • gli innovatori forti, Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito e Lussemburgo, e l’Estonia che entra in questo gruppo per la prima volta, hanno rese innovative superiori o vicine alla media UE
  • gli innovatori moderati, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Spagna con prestazioni inferiori alla media UE
  • gli innovatori modesti, Bulgaria e Romania che hanno una resa innovativa ben inferiore alla media

In media il rendimento innovativo dell’UE è aumentato dell’8,8% dal 2011. Dal 2011 i risultati dell’innovazione sono migliorati in 25 paesi dell’UE. I risultati sono migliorati in misura più marcata per la Lituania, la Grecia, la Lettonia, Malta, il Regno Unito, l’Estonia e i Paesi Bassi, mentre sono peggiorati in modo più drastico in Romania e in Slovenia.

I leader dell’UE per settore specifico di innovazione sono: Danimarca: risorse umane e ambiente favorevole all’innovazione; Lussemburgo: sistemi di ricerca attrattivi; Francia: finanziamenti e sostegno; Germania: investimenti delle imprese; Portogallo: innovatori per le PMI; Austria: collegamenti; Malta: attività intellettuali; Irlanda: effetti sull’occupazione ed effetti sulle vendite.

Per quanto riguarda l’Italia emerge il seguente profilo nei vari settori d’innovazione, con i punteggi più alti in: innovatori per le PMI, seguito da attività intellettuali, sistemi di ricerca attrattivi, effetti sulle vendite e sull’occupazione. Di seguito i valori per il tema “Innovatori per le PMI”, in cui l’Italia si colloca al 9° posto.

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Mentre secondo l’indice complessivo d’innovazione emerge il seguente quadro europeo di valutazione, con l’Italia che occupa la 18 esima posizione, tra i paesi innovatori moderati:

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Fonte: Commissione Europea (consulta i dati per approfondimenti)

Economia 4.0: Digital Economy and Society Index (DESI)

Il DESI (Digital Economy and Society Index – indice dell’economia e della società digitali) è un indice composito elaborato dalla Commissione europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitali. L’Indice comprende le diverse aree di intervento delle politiche del digitale, con indicatori a livello europeo della connettività a banda larga, delle competenze digitali, dell’utilizzo di Internet, della digitalizzazione delle imprese, dei servizi pubblici digitali, del settore TIC e delle relative spese in R&S.

Secondo il DESI 2019 pubblicato dalla Commissione a metà di giugno, l’Italia si posiziona 24 esima fra i 28 Stati membri dell’UE. A livello di singole aree l’Italia, sebbene ancora al di sotto della media UE, è in buona posizione in materia di connettività in cui risulta 19 esima (mentre nel 2018 era 26 esima) e servizi pubblici digitali in cui si posiziona 18 esima (nel 2018 era 19 esima).

In termini di connettività, in modo particolare l’Italia è in buona posizione per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro 5G, la copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest’ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora lenti i progressi nella copertura banda larga ultraveloce, con una percentuale pari ad appena il 24% in confronto a una media UE del 60%.

Nello specifico dei servizi pubblici digitali, risulta in ottima posizione per gli open data e per la diffusione dei servizi medici digitali, oltre alla completezza dei servizi online.

Dal lato del capitale umano emerge che più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base e le percentuali di specialisti TIC e laureati nel settore TIC sono molto basse. Tale carenza nelle competenze digitali si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi internet (tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente), dove si registrano ben pochi progressi e l’utilizzo di servizi bancari si attesta al 46%, per lo shopping al 47% e per le notizie al 56%.

Per le PMI italiane rispetto a quelle europee si registra una bassa attività di vendita online. Le imprese italiane in termini di integrazione delle tecnologie digitali presentano tuttavia un punteggio migliore per quanto riguarda l’utilizzo di software per lo scambio di informazioni elettroniche che raggiunge il 37% e social media con il 17%.

In particolare nelle cinque aree di indagine:

  1. Connettività, l’Italia si posiziona al 19° posto fra gli Stati membri dell’UE, risalendo di ben sette posizioni rispetto al 2018, con un ulteriore significativo incremento della copertura della banda larga veloce (NGA), raggiungendo il 90% delle famiglie e superando dunque la media UE (83%);
  2. Capitale Umano, l’Italia si posiziona al 26° posto. Il livello delle competenze digitali di base e avanzate è al di sotto della media UE. Solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57% nell’UE).;
  3. Uso di Internet, l’Italia si posiziona al 25° posto, con il 19% degli individui residenti in Italia, quasi il doppio della media UE, non ha mai usato Internet;
  4. Integrazione delle tecnologie digitali, l’Italia si posiziona al 23° posto, con alcuni progressi nell’uso di servizi cloud ed e-commerce, ma le imprese Italiane non riescono ancora a sfruttare appieno le opportunità offerte dal commercio online;
  5. Servizi Pubblici Digitali, l’Italia si posiziona al 18° posto, con buoni risultati per quanto riguarda gli open data e i servizi di sanità digitale.

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Fonte: Commissione Europea (dati disponibili anche su BlogDataOfficer).

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