Messaggi Whatsapp: sono una prova legale, ecco come usarli in un processo

Luisa Camboni 07/01/19
Scarica PDF Stampa
Spesso capita di conversare messaggi whatsapp inviati da persone, a contenuto minaccioso e con l’uso di espressioni offensive. A questo punto sarebbe necessario agire legalmente, ma l’interrogativo è d’obbligo: “Si possono utilizzare questi messaggi, in che modo possono essere utilizzati come prova in un processo?”.

Cercherò, con un linguaggio semplice, comprensivo anche alla persona non addetta ai lavori e cioè non esperta di diritto, di indicare l’iter da seguire per difendersi nel caso di ricezione – tramite whatsapp – di messaggi offensivi.

Messaggi Whatsapp: sono una prova

Il messaggio ricevuto o spedito da whatsapp è considerato una prova e, quindi, idoneo a far ingresso in un processo sia civile, che penale.

Messaggi Whatsapp: come dimostrare la genuinità 

Il vero problema è quello di dimostrare che il messaggio esibito al giudice sia effettivamente quello che tramite il cellulare è stato ricevuto o spedito. In che modo è possibile dimostrarlo?

Esistono diverse modalità per dimostrare la genuinità dei messaggi. Vediamo quali:

1.Lo screenshot dei messaggi whatsapp

Per poter far entrare il messaggio offensivo come prova nel processo occorre procedere ad uno o più screenshot del display del cellulare. Una volta realizzato lo screenshot, il relativo file può essere stampato, oppure allegato con una pennetta usb al fascicolo.

Chi scrive ritiene precisare che per il nostro Legislatore la copia cartacea o digitale di un documento informatico costituisce una “riproduzione meccanica” al pari di una fotocopia. In questo caso può essere considerata prova solo se non viene contestata dalla controparte, cosa che, invece, quasi certamente, farà se non vuole perdere la causa. In caso di contestazione, il materiale non può essere utilizzato e cioè quel messaggio incriminato non può essere considerato prova.

Al riguardo la Cassazione precisa che non basta la semplice contestazione, ma questa deve essere accompagnata da motivazioni che la giustifichino (si pensi ad esempio alla mancata indicazione della data).

  1. La testimonianza dei messaggi whatsapp

Un altro modo, ritenuto più sicuro, è quello di far leggere il contenuto dei messaggi whatsapp ad una persona che, poi, sia disposta a testimoniare davanti al giudice e a dichiarare ciò che ha letto. In questo modo il messaggio incriminato farà il suo ingresso nel processo attraverso prova testimoniale. Il teste non dovrà essere teste de relato, ovvero teste indiretto perché venuto a conoscenza del contenuto da altre persone, ma dovrà essere teste diretto, ovvero teste oculare perché conosce il contenuto in quanto da lui letto direttamente.

Anche questo modo di acquisire il messaggio Whatsapp come prova non è efficace in quanto in sede di controinterrogatorio, l’avvocato di controparte potrebbe far cadere il testimone, sottoponendogli delle domande a tranello.

3.La trascrizione dei messaggi whatsapp

Con una sentenza il Tribunale Meneghino ha ammesso la trascrizione dei messaggi. In caso di contestazione sull’autenticità del messaggio, la parte può chiedere al giudice di disporre una consulenza tecnica d’ufficio. Il giudice provvederà, quindi, a nominare un perito al quale andrà consegnato lo smartphone. Dopo un esame del supporto e della chat, questi provvederà a riportarne il testo su un “documento ufficiale” (cartaceo) che diventa una prova vera e propria nel processo.

4.L’acquisizione dello smartphone al processo

Un’altra modalità con cui il messaggio incriminato può fare il suo ingresso nel processo e, quindi, assumere valore di prova è stata fornita dalla Cassazione: l’acquisizione dello smartphone al processo. La rappresentazione fotografica, infatti, non ha alcun valore senza il supporto materiale che contiene l’originale. È solo con quest’ultimo che si può avere la certezza della effettiva genuinità della stampa.

Attenzione, quindi, a quello che si scrive su whatsapp: i messaggi possono costituire un’utile fonte di prova in giudizio!

Potrebbe interessarti anche questo volume:

Le tutele legali nelle crisi di famiglia

L’opera si struttura in tre volumi tra loro coordinati, affrontando in modo pragmatico le tematiche relative alla crisi dei rapporti familiari. Nel primo tomo viene esposta con commento dettagliato la disciplina sostanziale.Nel secondo tomo si espone, con risvolti operativi, la disciplina processuale. Nel terzo tomo si propone un pratico formulario editabile e stampabile. Il trattato vuole supportare il lavoro di magistrati, avvocati e altri professionisti coinvolti a vario titolo nelle controversie familiari.Il PRIMO TOMO si compone di tredici capitoli che affrontano la disciplina sostanziale relativa alla crisi familiare: l’istituto della separazione e quello del divorzio, con trattazione dei relativi presupposti nonché delle conseguenze patrimoniali e non patrimoniali del dissolvimento del rapporto coniugale.Analoga trattazione viene riservata per le ipotesi di crisi delle unioni civili.L’analisi dei rapporti familiari non si limita al legame tra genitori, ma si estende alla relazione tra genitori e figli, nonché tra nonni e nipoti.Il SECONDO TOMO si compone di diciassette capitoli e affronta la disciplina processualistica.Vengono trattate tematiche quali la giurisdizione e la competenza, la mediazione, i procedimenti in materia di respon¬sabilità genitoriale e gli aspetti internazionalprivatistici più rilevanti in materia.Nell’articolazione del volume sono compresi i procedimenti di esecuzione dei provvedimenti e, fra gli altri, viene dedicato un intero capitolo all’istituto della sottrazione internazionale di minori.Il TERZO TOMO si propone come strumento pratico per l’operatore del diritto al quale si forniscono tutte le formule direttamente compilabili e stampabili, accedendo alla pagina dedicata sul sito www.approfondimentimaggioli.it, tramite il codice inserito all’interno del cofanetto.

Michele Angelo Lupoi | 2018 Maggioli Editore

110.00 €  104.50 €

Luisa Camboni

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento