Manovra 2019, Pensione Quota 100 ci sarà: ma conviene?

Per contenere i costi potrebbe avere penalizzazioni che la rendono sconveniente: ecco quali

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Con l’intento dichiarato del nuovo governo di “smontare” pezzo dopo pezzo la riforma delle pensioni contenuta nella c.d. “Manovra Salva-Italia”, targata Monti-Fornero, i vice presidenti del consiglio dei ministri, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, puntano forte sulla revisione del sistema previdenziale, mediante l’introduzione della tanto chiacchierata “Quota 100”.  Nel Def approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri, questa manovra è stata inserita. Ora però il governo sta cercando di far quadrare i costi di una manovra che risulterebbe molto dispendiosa per le casse dello Stato.

Molte sono ancora le ipotesi allo studio su come attuare la nuova misura che entrerebbe direttamente nel pacchetto pensioni previsto nella Manovra 2019. Difatti, la Lega cerca di puntare al massimo e di garantire l’accesso alla pensione già a 62 anni con almeno 38 anni di contributi maturati; ma una simile ipotesi potrebbe portare all’introduzione di una penalizzazione dell’assegno pensionistico dell’1-1,5% per ogni anni di anticipo rispetto ai 67 anni. Ma andiamo per ordine e vediamo tutto quello che c’è da sapere sulla nuova “quota 100”.

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Manovra 2019, quota 100: cos’è?

Ma cosa s’intende con il termine “quota 100”? In questi giorni se n’è già iniziato a parlare, e i dubbi sono numerosi: c’è chi teme che la nuova uscita anticipata provochi una riduzione dell’assegno o chi crede che la nuova pensione non sia compatibile con le altre politiche di flessibilità in uscita. Chiariamo innanzitutto che si tratta di una nuova uscita anticipata dal lavoro (anticipata rispetto all’ordinaria pensione di vecchiaia o anticipata), raggiungibile allorquando la somma dell’età anagrafica dei lavoratori e gli anni di contributi versati è almeno pari a 100.

Quindi, se per esempio un lavoratore avesse maturato 39 anni di contributi, potrebbe andare in pensione già a 61 anni? La risposta è negativa. Per poter usufruire della nuova flessibilità in uscita, è necessario (in base alle ultime indiscrezioni governative) maturare un’età minima. Infatti, per chiedere la quota 100 bisogna aver maturato almeno 62 anni di età insieme ad almeno 38 anni di contributi. Non è dunque possibile calcolare la quota 100 a qualsiasi età, ma è necessario comunque avere almeno 62 anni.

Per attuare la manovra del sistema delle quote servono circa 8 miliardi di euro; una misura che potrebbe garantire l’accesso al pensionamento a circa 495 mila lavoratori.

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Manovra 2019, quota 100: si prenderà meno di pensione?

Oltre a tale limite, negli ultimi giorni sono trapelate notizie circa una riduzione dell’assegno pensionistico in caso di domanda di pensionamento con quota 100. Qual è il rischio di penalizzazione? Ebbene, le soluzioni per limitare il più possibile i costi sono diversi.

In primis, si pensa al ricalcolo dell’assegno previdenziale secondo il meno vantaggioso metodo contributivo per tutti i contributi effettivamente versati dopo il 1995.

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Quindi:

  • si prevede sempre il calcolo contributivo per i versamenti successivi al 1995;
  • per coloro che entro la fine del 1995 non raggiungono i 18 anni di contributi, non cambia nulla;
  • se però un lavoratore aveva già almeno 18 anni di versamenti a questa data, aspettando la pensione di vecchiaia o la pensione anticipata piena ha diritto al calcolo retributivo anche per le mensilità seguenti, fino al 31 dicembre 2011 (dal 2012, vale in ogni caso il contributivo per tutti, in base alla Riforma Fornero).

Utilizzando la Quota 100, invece, può calcolare con il retributivo solo i versamenti fino al 31 dicembre 1995, applicando invece il sistema contributivo a tutti i periodi successivi.

Altra ipotesi che potrebbe essere messa in campo per non gravare troppo sulle casse dello Stato, riguarda l’introduzione di una penalizzazione temporanea pari a 1% (forse anche 1,5%) per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età anagrafica previsti dal prossimo anno dall’attuale sistema previdenziale per il raggiungimento della pensione di vecchiaia.

Se così fosse, uscendo con 62 anni di età anagrafica, infatti, l’assegno previdenziale potrebbe subire una decurtazione che va dai 5 ai 7,5 punti percentuali.

Manovra 2019, quota 100: ma conviene?

Ma chi è vicino a maturare i 42 anni e 10 mesi di contributi, e quindi pensionarsi in via ordinaria con la pensione anticipata, potrebbe essere penalizzato dall’introduzione della quota 100? In realtà no, visto che la misura dovrebbe integrare quelle già esistenti, e dunque si pone come un’opzione in più per i lavoratori.

Dunque meno anni di lavoro e assegni pensionistici più leggeri. Si potrebbe definire così in termini molto spiccioli la nuova misura. Ma quanti anni in meno e quanti soldi in meno? Ebbene, ciò dipenderà moltissimo dalle ipotesi che il governo vorrà mettere in campo per abbattere i costi della misura.

Secondo i primi calcoli, un lavoratore con 1.500 euro di pensione (importo che riscuoterebbe all’età ordinaria di pensionamento) decide di pensionarsi a 62 anni, potrebbe subire una riduzione che oscilla dai 75 euro ai 112,50 euro. La riduzione, ovviamente, aumenta all’aumentare dell’importo pensionistico.

Se, poi, il governo deciderà di attuare anche il calcolo contributivo per tutti i versamenti successivi al 1995 l’importo della pensione si ridurrebbe, secondo i casi, anche del 10-15%.

Attendiamo ulteriori sviluppi in merito per effettuare con più precisione eventuali stime di convenienza della quota 100 rispetto al pensionamento ordinario.

Daniele Bonaddio

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