Assegno di mantenimento: come richiedere la modifica dell’importo

Redazione 04/09/18
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La Cassazione ha di recente segnato uno spartiacque sulla questione dell’assegno di mantenimento.

Ricordiamo che, dopo circa trent’anni di giurisprudenza consolidata, il 10 maggio 2017, con una sentenza (numero 11504 del 10 maggio 2017), aveva ribaltato i criteri per l’assegnazione dell’assegno, puntando tutto sul criterio dell’indipendenza o autosufficienza economica dell’ex coniuge che lo richiedeva, e che oggi la stessa Cassazione sembra invece rimescolare nuovamente le carte.

Con sentenza n. 18287 depositata l’11 luglio 2018, ha stabilito un nuovo criterio che possa guidare i giudici nella determinazione dell’assegno di mantenimento: un parametro composito che si basa su diversi fattori e che “si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo“.

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Vediamo cosa intendono i giudici e come si può chiedere una modifica dell’assegno di mantenimento.

Assegno di mantenimento: i nuovi parametri della Cassazione

L’ultima svolta della Cassazione si è appunto avuta con la sentenza di luglio 2018, secondo cui il contributo fornito da entrambi i coniugi alla conduzione della vita familiare “costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell’unione matrimoniale” e per questo va inevitabilmente considerato nello stabilire l’assegno di divorzio. Questo è quanto è stato chiarito dalle Sezioni Unite civili della Cassazione.

La suprema Corte afferma poi che: “All’assegno di divorzio – spiega la Corte in una nota – deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa. Il parametro così indicato si fonda sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l’unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo“.

Il nuovo orientamento mette invece in primo piano il contributo dato dalla donna alla vita familiare.

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I giudici valuteranno caso per caso, analizzando il contributo apportato dall’ex coniuge alla costruzione della vita matrimoniale e familiare.

Con l’ultimo intervento della Suprema Corte, si dà atto di cosa è cambiato e quali siano oggi i parametri di riferimento per la determinazione dell’assegno.

Assegno di mantenimento: come chiedere la modifica dell’importo

Una volta ottenuto comunque, in ogni momento, nel caso in cui dovessero sopraggiungere “fatti nuovi sopravvenuti” è sempre possibile chiedere e ottenere dal giudice la sospensione o riduzione dell’importo dell’assegno di mantenimento in favore dell’ex coniuge.

Per farlo, come specificato da Manuela Rinaldi, autrice di “Assegno divorzile: i parametri dopo le Sezioni unite n. 18287 dell’11 luglio 2018” (Soluzioni di Diritti, Maggioli Editore), occorre che ci sino giustificati motivi oppure in presenza di fatti nuovi sopravvenuti.

Si può chiedere quindi una revisione dell’assegno, per aggiornare l’importo a seconda di un cambiamento nelle condizioni socio-economiche di entrambe le parti.

Per farlo occorre innanzitutto ottenere un provvedimento del giudice, che possa dare il suo benestare alla modifica: in brave autorizzarla.

Si può chiedere la modifica in due modi:

  • Tramite procedura davanti a un giudice quando ricorrono giustificati motivi sopravvenuti rispetto al precedente provvedimento (se i coniugi sono in disaccordo);
  • Tramite un accordo tra i coniugi, con il procedimento di negoziazione assistita.

Modifica assegno di mantenimento: le possibili cause

Possono costituire cause di modifica dell’importo dell’assegno ad esempio:

  • Motivi di salute;
  • Cambiamento condizioni economiche di un ex coniuge (peggiorative);
  • Nuova famiglia o convivenza stabile.

Ovviamente una richiesta di modifica importo può anche non essere accolta dal giudice, se ritiene che i motivi non siano giustificati.

Per maggiori approfondimenti consigliamo:

Assegno divorzile: i parametri dopo le Sezioni Unite n. 18287 dell’11 luglio 2018

Corredata delle più utili formule di riferimento, l’opera esamina, con taglio pratico e forma accessibile, le questioni maggiormente dibattute relative all’assegno divorzile, fino all’analisi della recente sentenza della Cassazione civile a Sezioni Unite n. 18287 dell’11 luglio 2018.Attraverso un’originale struttura, il testo risponde ai quesiti che più frequentemente ci si pone, tra cui: in cosa consiste il tenore di vita ed è ancora valido quale parametro? Come si può ottenere la modifica dell’importo dell’assegno? Quali azioni sono esperibili per il recupero dell’assegno?Con l’ultimo intervento della Suprema Corte, si dà atto di cosa è cambiato e quali siano oggi i parametri di riferimento per la determinazione dell’assegno.Per garantire uno strumento immediatamente operativo le risposte ai quesiti sono accompagnate dalle principali formule di riferimento.Manuela Rinaldi Avvocato in Avezzano; Dottore di ricerca in Diritto dell’Economia e dell’Impresa, Diritto Internazionale e Diritto Processuale Civile, Diritto del Lavoro. Incaricata (a.a. 2016/2017) dell’insegnamento Diritto del Lavoro (IUS 07) presso l’Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Giurisprudenza. Dal 2011 Docente Tutor Diritto del Lavoro c/o Università Telematica Internazionale Uninettuno; relatore in vari convegni, master e corsi di formazione. Autore di numerose pubblicazioni, monografiche e collettanee.

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