Bonus mamma a tutte le donne straniere: l’Inps corregge il tiro

L’Ente si adegua all’ordinanza del Tribunale di Milano

Redazione 19/12/17
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Bonus mamma anche per le donne straniere senza un permesso di soggiorno di lungo periodo. Dopo l’ordinanza del Tribunale di Milano dei giorni scorsi, che ha accolto il ricorso di APN, ASGI e Fondazione Giulio Piccini, l’Inps cambia la procedura di accesso al bonus.

Cos’è il bonus mamma?

Ricordiamo che il bonus mamma è un assegno alla nascita di 800 euro corrisposto dall’Inps alle donne in gravidanza, almeno al settimo mese, tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017. Non ci sono requisiti economici, quindi viene riconosciute a tutte le future madri:

  • al compimento del 7° mese di gravidanza;
  • al parto, anche se antecedente all’inizio dell’8° mese di gravidanza;
  •  per l’adozione del minore, nazionale o internazionale, disposta con sentenza divenuta definitiva ai sensi della legge n. 184/1983;
  •  per l’affidamento preadottivo nazionale o internazionale.

Secondo il Tribunale di Milano l’Inps con la propria circolare avrebbe escluso dall’accesso al beneficio le donne straniere senza permesso di soggiorno di lungo periodo.

“Si precisa che – si legge in una nota dell’Ente previdenziale – le circolari Inps, secondo cui per accedere al premio per la nascita di 800 euro è necessario essere in possesso dei requisiti presi in considerazione per l’assegno di natalità di cui alla Legge di stabilità n. 190 del 2014 e quindi sarebbe escluso l’accesso alle straniere senza Carta di soggiorno, sono state redatte seguendo le indicazioni scritte della Presidenza del Consiglio dei ministri. L’Istituto aveva fatto presenti queste restrizioni e da alcuni mesi aveva chiesto ai Ministeri di valutare la possibilità di cambiare orientamento e fornire indicazioni per estendere la copertura”.

Nei giorni scorsi anche il Tribunale di Bergamo si era occupato della stessa vicenda, affermando che tale esclusione va in contrasto con la direttiva dell’Unione Europea (direttiva 2011/98) che garantisce la parità di trattamento nell’accesso alle prestazioni di maternità a tutti i migranti titolari di un permesso per famiglia o per lavoro.

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