La legge anti terrorismo alla Camera. Cosa fa l’Italia contro il jihad

Programmi, (pochi) fondi e Comitati: ma contro il terrorismo difficilmente basterà

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islamL’attentato alla Manchester Arena ha riportato all’improvviso il terrorismo su tutte le prime pagine del mondo. L’atrocità di un gesto orribile, rivolto verso bambini e adolescenti accorsi al palazzetto per il concerto della popstar Ariana Grande, è già nella storia sanguinosa degli attentati più efferati mai compiuti in Europa da un affiliato al sedicente Stato islamico e alla sua ideologia di sterminio.

E l’Italia? Di fronte alla minaccia sempre più persistente del fondamentalismo, ormai insito in alcune sacche della società europea, il premier Gentiloni ha cercato di rassicurare, ricordando il dispiegamento di forze che viene previsto nelle ore della visita di Trump in Vaticano e per i prossimi giorni, al G7 di Taormina. Ormai, insomma, si vive in un perenne stato di allerta.

Sul fronte legislativo, poi, si cerca di combattere questi fenomeni con alcune novità. In particolare, a Montecitorio è in discussione un disegno di legge che dovrebbe apportare alcune modifiche sostanziali alla lotta contro il fanatismo religioso. Il titolo di questo ddl è “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento di matrice jihadista”.

I contenuti della proposta di legge anti jihadismo

Questo testo, in discussione tra aula e commissioni dalla fine del 2016, in seguito alla scia di terrore che da Parigi si era propagata al Belgio e – come abbiamo visto negli ultimi mesi – ora anche in Gran Bretagna, introduce alcune novità sul fronte amministrativo, ma non sembra avere la forza necessaria per attuare, nel breve periodo, azioni concrete di prevenzione al radicalismo.

In particolare, vengono sanciti i seguenti punti:

Istituzione presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno del “Centro nazionale sulla radicalizzazione (CRAD). Questo ente avrà il compito di predisporre annualmente il Piano strategico nazionale di prevenzione dei processi di radicalizzazione, cercando di individuare cause e contesti in cui può alimentarsi il fondamentalismo. Naturalmente, scopo finale sarà quello di recuperare eventuali soggetti permeabili a questa dottrina violenta, definendo progetti, azioni e iniziative da realizzare in contrasto, come la creazione di un numero verde dedicato e il ricorso ai fondi europei del Radicalisation Awareness Network.

Formazione presso le prefetture dei Centri di coordinamento regionali sulla radicalizzazione (CRR). Questo organo sarà presieduto dal prefetto e verrà composto da rappresentanti delle amministrazioni statali e locali, assieme a qualificate personalità istituzionali operanti nel campo religioso, assistenziale e dell’integrazione.

Istituzione del Comitato parlamentare per il monitoraggio dei fenomeni di radicalizzazione e dell’estremismo violento di matrice jihadista. Sarà formato da cinque deputati e cinque senatori e avrà funzioni particolari nei riguardi di donne e minori esposti al rischio di estremismo religioso. Così, dovrà svolgere attività specifica all’interno delle scuole e nelle università, ma anche negli ospedali e nelle carceri, esaminando tutti i casi registrati di possibile coinvolgimento a fenomeni di radicalizzazione. In aggiunta, il Comitato avrà il compito di redarre un apposito rapporto sulle diffusione telematica di idee o espressioni ineggianti al fanatismo, anche in virtù della collaborazione con istituti specializzati.

Vengono affidati 10 milioni alle scuole per i prossimi due anni al fine di assicurare il potenziamento delle infrastrutture di rete, per contrastare l’odio in rete e attraverso i social network. A sovrintendere questo processo dovrà essere l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura.

La Rai dovrà realizzare una specifica piattaforma multimediale per la messa in onda di prodotti e programmi informativi e formativi in lingua araba, nell’ottica di una strategia di campagne volte a contrastare l’insorgenza di intolleranze e posizioni di matrice fondamentalista.

Si prevedono specifici programmi di rieducazione per i detenuti contigui ad ambienti jihadisti e per il loro reinserimento.

Francesco Maltoni

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