Olanda al voto: Wilders, il “piccolo Trump” e il futuro dell’UE

Redazione 15/03/17
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Il 2017 sarà denso di appuntamenti politici per l’Europa. Se verrà confermato il trend dello scorso anno, con la vittoria del fronte populista al referendum sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump, all’alba del 2018 potremmo ritrovarci di fronte a un tessuto politico completamente rivoluzionato. La partita si gioca anche, e verrebbe da dire soprattutto visti i rischi per l’economia europea, sulle elezioni olandesi.

Paesi Bassi al voto: gli scenari possibili

Gli olandesi, chiamati alle urne dalla mattinata di oggi mercoledì 15 marzo, sono posti di fronte ad una scelta fra due candidati: Geert Wilders da una parte, leader del Partito della Libertà (PVV), islamofobo, fortemente contrario all’unione europea e, in buona sostanza, piccolo clone di Donald Trump; Mark Rutte dall’altra, premier uscente e a capo del Partito liberal-democratico (VVD).

I sondaggi danno Rutte in testa di pochi punti percentuali. Pare, in ogni caso, che una grossa fetta di elettori sia ancora indecisa (oltre il 50% del totale) e che il vantaggio sia talmente risicato da non permettere alcuna previsione.

Chi è Geert Wilders

Greet Wilders
Greet Wilders (e il suo strano colore di capelli), leader del Partito della Libertà.

Geert Wilders, l’outsider populista che (non) ti aspetti, ha molto in comune con Donald Trump. Chiusura delle frontiere e daspo alle moschee (templi nazisti, secondo il politico olandese) sono solo due dei molti punti intolleranti e xenofobi sul programma del PVV. La sua agenda ruota intorno allo slogan “prima gli olandesi” (“make the Netherlands ours again”) e prevede misure simili al bando all’immigrazione già varato negli USA.

Che altro? Attacchi alla giurisprudenza, uso assiduo di twitter e gestione di un blog personale attraverso il quale lancia attacchi agli altri partiti e alle forze di polizia (a suo dire filo-islamiche). Vi sembra un format già visto? Non vi sbagliate (sotto un tweet di Wilders, lo slogan recita “L’Olanda è la nostra terra“).

Il primo ministro uscente, Mark Rutte

Corre, con Wilders e contro Wilders, Mark Rutte. Premier uscente, alleato con l’Alleanza Democratica Cristiana (CDA) da una parte e con i progressisti ed europeisti della D66 dalla parte opposta. Alcuni temi? Favorevole ai matrimoni gay, libero accesso all’eutanasia e legalizzazione della prostituzione. La coalizione fra questi tre gruppi si formerebbe al fine, comune, di aumentare i posti di lavoro a disposizione dei cittadini olandesi.

La legge elettorale olandese

La vera partita politica si giocherà solo dopo la fine dello spoglio, chiunque si trovi in testa. Gli olandesi votano infatti secondo un sistema proporzionale puro e non decidono il nome del primo ministro. Per strappare un seggio bastano una manciata di voti (lo 0,67% per essere esatti) e le alleanze post election day influiscono pesantemente sulla conformazione del governo.

I partiti di Wilders e Rutte sono gli unici che possono aspirare ad aggiudicarsi più di 20 poltrone sulle 150 a disposizione. È evidente che nessuno possa sperare di governare in autonomia, e questo mette i populisti in una posizione difficile, anche a seguito di una eventuale vittoria. Tutti i partiti minori si sono infatti già detti contrari a una eventuale coalizione con il fronte islamofobo e iper-nazionalista guidate da Wilders.

Le possibili conseguenze di una vittoria populista

Una vittoria populista in Olanda, così come in uno degli altri paesi leader dell’economia UE (Italia, Francia e Germania in particolare) avrebbe grosse conseguenze per l’Unione. I paesi più a rischio sono quelli che già oggi stanno attraversando le maggiori difficoltà: Francia e Italia.

Ottimismo verso UE
Il grafico sintetizza l’ottimismo dei quattro paesi nei confronti dell’Unione Europea. (fonte in immagine)

Se il Fronte Nazionale di Marine Le Pen arrivasse al governo, le conseguenze per i nostri cugini d’oltralpe potrebbero essere disastrose, dato il proposito di uscire dalla zona Euro e di convertire l’intero debito pubblico in Franchi. Discorso simile si potrebbe fare per la nostra Italia, almeno stando a quanto riportato dalla CNBC.

Orecchie tese verso i Paesi Bassi insomma, in attesa di segnali e indicazioni riguardo al clima politico europeo.  I paesi UE sono parte di un organismo simbiotico e l’election day olandese darà forti indicazioni anche per la politica interna italiana. Oltre a influenzare, non c’è dubbio, il nostro prossimo futuro economico.

Redazione

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